12. Ti ho trovata, sorellina

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JUSTIN

Non capisco. Tutto è successo così velocemente. Prima ero arrabbiato con Nora e dopo neanche cinque minuti ero in pena per lei. Mi correggo, sono in pena.

È scappata da dieci minuti e non so minimamente dove sia.
L’ansia mi sta logorando, vorrei chiamare mia madre e tranquillizzarmi, ma sono sicuro che mi attaccherebbe dopo il primo squillo.

Non capisco se sono stato io il cieco in tutti questi anni o se mia sorella ha sofferto così in silenzio che potrebbe vincere l’Oscar come miglior attrice.

Appena noto delle gocce sul vetro della macchina, inizio a spaventarmi davvero tanto.
Non ha il telefono e questo complica molto le mie ricerche ma sono sicuro che anche se ce l'avesse non risponderebbe mai.

Appena ripenso a lei in cucina con la rabbia che scorreva nelle vene e i pugni stretti pronta ad abbattersi contro qualunque cosa avesse attorno.

Dire che non l’ho mai vista in questa situazione è un eufemismo. Mia sorella è sempre stata una ragazza tranquilla, un po’ esuberante è vero, ma mai si è lasciata trasportare dalla rabbia come oggi.
Quella visione mi ha spaventato e non poco.

Mi viene quasi da piangere quando mi guardo attorno cercando una chioma bionda camminare sotto la pioggia, ma non trovo nessuno. Spero con tutto il mio cuore che sia tornata a casa.

So per certo che questa ipotesi è infattibile, perché ogni volta che io e mia sorella abbiamo litigato lei non tornava mai da me, ma aspettava che qualcosa ci facesse trovare nella stessa stanza.
Diceva che era segno del destino che ci riappacificassimo e io ridevo sempre per le sue interpretazioni sulla vita.

Un singhiozzo mi scappa prima che lo fermassi e delle lacrime mi scorrono libere.
Non ce la faccio da solo, ho bisogno di aiuto perciò accosto la macchina e imposto le quattro frecce.

Prendo con le mani tremanti il mio telefono e apro l’elenco dei contatti.
Appena trovo il numero porto il telefono all’orecchio e cerco di calmare i battiti, invano.

“J, tutto okay?” Al suono della sua voce scoppio in lacrime. Sono sempre stato un ragazzo sensibile proprio come l’angelo che ora si trova sotto la pioggia.

“J, che succede?”

“Si tratta di N-Nora” balbetto. “Lei è… è scappata di casa. Ha litigato con mia mamma e…”

“Cosa?” urla. “Dimmi che l’hai trovata! Sta piovendo là fuori!”

“N-no, non la trovo da nessuna parte. Ti prego a- aiutami.”

“Dimmi tutte le strade che hai già percorso.”

💗💗

Non ho mai odiato così tanto la pioggia come oggi. Non bastano le lacrime ad offuscarmi la vista, ma anche la pioggia ad oscurare i vetri. Mi si ferma il battito a pensare a mia sorella sotto la pioggia in preda alle lacrime e questo mi costringe a cercare con ancora più attenzione tanto che il contachilometri raggiunge neanche il 20 km/h.

Cerco in ogni strada, perlustro nei parchi e nei vicoli, ma di lei non c’è traccia e di certo non posso confidare in Luke perché se l’avesse trovato mi avrebbe già chiamato.

Sto impazzendo. Sento il respiro farsi corto e mi impongo mentalmente di mantenere la calma sennò non risolverò nulla.

Nella mia testa si ripetono le scene di poco fa: mia madre che urla contro Nora e lei che la guarda senza emozioni come se fosse abituata ma allo stesso tempo affranta.
Mi si stringe il cuore a ripensarci. Mi prometto che, da ora in poi, farò più attenzione ai suoi comportamente specialmente se rimane per giorni nella sua camera a studiare ininterrottamente.

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