1. Il ritorno

67 5 0
                                    


NORA

Non voglio uscire dalla mia camera. Mi piace la solitudine, specialmente nel momento in cui tutti si aspettano qualcosa da me. È stata la mamma a decidere di organizzare questa festa, a me non importa di festeggiare.
Sul serio, a chi importa celebrare l’inizio dei propri studi universitari? Ecco, nessuno. Eppure mamma ci tiene molto a fare bella figura davanti al suo gruppo di amiche e chi sono io per deluderla.

Mi sta aspettando già da un po’, ma ancora non riesco a staccare gli occhi dallo specchio.
Osservo la forma del mio seno, la linea del collo, i rotolini sui fianchi e la gobbetta sulla pancia e sospiro. Non perché non mi piaccio, ma perché vorrei piacere anche agli altri.

Una persona non dovrebbe essere discriminata, neppure per il proprio aspetto fisico. In fondo ognuno dovrebbe essere interessato a te per il tuo carattere e non per i tuoi lineamenti.
Il mondo è buffo però, perché continua a farti credere queste sciocchezze e a ripeterti che l’abito non fa il monaco quando è l’esatto opposto.

“Nora!” Mamma entra in camera con uno sguardo severo e con la mandibola contratta. “Sono tutti giù che ti aspettano, mi hai già fatto fare una brutta figura. Alla porta d’ingresso si aspettavano che fossi tu ad aprirla.”

“Eppure mi ripeti sempre che la casa è tua, non nostra.” Lei s’indispettisce immediatamente.

“Non parlarmi in questo modo! E ora andiamo, non voglio far aspettare il resto degli invitati.”

Una volta scese le scale, mi affaccio sul salotto dove ci sono le amiche di mamma, vipere identiche a lei, che non smettono di squadrarmi dalla testa ai piedi.

Mamma si sente in imbarazzo quasi più di me e ha la necessità di scusarsi. “Glielo avevo detto che questo vestito non le sta bene, ma lei non mi ascolta mai” dice con sorriso freddo sul volto. La fulmino con lo sguardo, poi saluto cordialmente le donne che come fossero a casa loro, bevono l’aperitivo stravaccate sul divano.

Anche se questa casa non la sento mia, sento uno strano fastidio albergare nello stomaco.
Mi dirigo in cucina per scappare dalle vipere e mi scolo un bicchiere di succo di frutta per smorzare l’ansia, finchè sento il campanello suonare nuovamente.

“Vado io!” esclama mia madre prima di lanciarmi uno sguardo di sfido. Non la capirò mai: prima dice di dover aprire la porta essendo “la festeggiata”, poi va lei ad aprirla in ogni caso. 

Sento delle voci maschili provenire dall’ingresso, ma mi estraneo quasi subito, dando le spalle alla porta della cucina per ingurgitare un altro bicchiere di succo e riempirmi la ciotola di pop corn e patatine. Miglior duo in assoluto.

“Dovrebbe essere in cucina, non ha avuto neppure voglia di aprirvi la porta” dice ridacchiando.

“Mamma!” Appena sento la sua voce, mi irrigidisco per la sorpresa, per poi voltarmi verso di lui con ancora la ciotola in mano.
Lo trovo sull’uscio della porta con un grande sorriso dipinto sul volto. Al suo fianco, si trova il suo migliore amico Luke che mi osserva con uno sguardo tra il guardingo e il divertito.

“Justin!” esclamo correndo tra le braccia di mio fratello che mi afferra insieme alla ciotola.

“Ehi Nora come va? Com’è andato il primo mese all’università? Hai già fatto amicizia?” inizia con una serie di domande.

“A dire il vero è orribile, la sede è pessima e gli studenti mi odiano.” Entrambi mi guardano con uno sguardo buio. Cavolo, devo fare l’attrice.

“Vi stavo prendendo in giro, scemi! Voi invece come state?”

“La solita spiritosa!” esclama Luke con un sorriso strano. Fin da quando lo conosco, ho faticato a capire cosa gli passasse per la mente. La sua faccia è così indecifrabile.

You saved meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora