3. Latte e miele

114 6 4
                                    


NORA

“Come hai fatto a convincerla?”

“Ti ho già detto di non preoccuparti di questo. Ecco siamo arrivati” mi dice mettendo il freno a mano.

Io, lui e Justin scendiamo dalla macchina ed entriamo in casa. A causa del buio mi aggrappo alla manica di Justin che mi accarezza dolcemente la cute.

Appena la luce si accende vedo Luke guardarci rigido e come per istinto mi stacco da mio fratello e avanzo verso il salotto.

Osservo i quadri minimal che decorano le pareti grigie del salotto e l’arredamento scarno tipico di chi usa poco la propria casa e la mette in affitto.
Con la coda dell’occhio vedo l’angolo cucina nascosto dietro a un muro, mentre sulla destra, nel buio, c’è il corridoio che porta alle camere.

“Complimenti Luke, è una bella casa.”

“Sono contento che ti piaccia. Vieni ti mostro la tua camera.”

Mi spiega che questa casa ha due bagni e tre camere, una matrimoniale e due singole che, a parer mio, sono molto piccole ma confortevoli. Il salotto è abbastanza grande con un tavolo rotondo con 4 sedie e infine c’è la cucina con un’isola centrale.

Poco dopo, mi lascia sola sulla porta del bagno per lavarmi e mettermi il pigiama.

Decido di indossare la biancheria intima con i disegni, quella che Luke ha insistito di portare.
Quando le avevo viste in esposizione mi erano piaciute fin da subito e senza pensarci troppo le avevo messe nel carrello.

Per quanto sia stupido come pensiero, quando indosso quelle mutandine, mi sento un po’ bambina, come se fossi tornata indietro nel tempo.
Sorrido al pensiero.

Una calma mi pervade nelle ossa dopo tanto tempo. Non credevo che la presenza di una persona come mamma mi facesse così tanto ammalare. Perché quando condividiamo lo stesso tetto, non mi accorgo di quanto mi fa soffrire e a lungo andare, comincio a normalizzare i suoi comportamenti.

💗

Dopo una decina di minuti raggiungo la zona giorno della casa per salutare gli altri ma mi ritrovo solo Luke che beve da una tazza.

“Dov’è mio fratello?” domando a bassa voce. Luke si volta verso di me e mi indica la sedia di fronte a lui. Mi affretto a prendere posto e ad incrociare le gambe sotto il tavolo con un modo un po’ impacciato che lo fa sorridere.

“Aveva sonno ed è andato a letto” mi risponde, mentre continuo ad osservare la sua tazza fumante con invidia.

Ci godiamo per qualche istante il silenzio mentre i nostri sguardi s’incatenano l’un con l’altro, restii a dividersi.

Appoggio il gomito destro sul tavolo e il mio viso viene sorretto dal palmo, per permettere ai miei occhi di osservarlo meglio.

Lui deglutisce a fatica e poi per primo distoglie lo sguardo, come fosse irrequieto.
Oddio, forse l’ho messo in soggezione. O magari si è sentito a disagio per causa mia.

I miei pensieri vengono interrotti dalla sua proposta che per uno strano motivo mi mette allegria e quasi… eccitazione.

“Ti va un po’ di latte?” mi domanda con una voce calda e profonda.
Quando assume questo tono non capisco neanche come mi chiamo.

Ritorno a guardarlo negli occhi e per la prima volta non mi sono mai sembrati così tanto azzurri.

“Bevo solo…”

“Latte d’avena” conclude al posto mio con un sorriso dolce che mostra i suoi denti bianchi. Mi perdo nei suoi occhi e nelle sue labbra, che quasi non mi accorgo che si è alzato dalla sedia.

You saved meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora