Capitolo 14: Fuoco!

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Adam

«che minchia vuol dire che non sei riuscito a completare il tuo compito?!» mi urla papà.

«non è colpa mia se...» se? Non so neanche come giustificarmi!
Che coglione che sono.

«se ti sei fatto dare un calcio nelle palle dalla figlia dei Wilson? Che vergogna! Ti sei fermato per tale sciocchezza!»
Vorrei darlo a lui per vedere se gli sembra una sciocchezza! Fa male,cazzo!

«per te non conta niente la tua povera sorella...» dice amareggiato.

«avrai la tua punizione.» annuncia, mi sembra giusto.
Tanto non posso obbiettare.

«sei il disonore della famiglia! Una cosa sola ti abbiamo chiesto! Vogliamo vendicarci dei Wilson e tu...
Come mi vergogno di te!» tuona mi madre.
Assorbire i suoi insulti è la mia specialità.

«non ti importa nulla di Sylvie, del male che le hanno fatto i Wilson!»

Inizio davvero a stancarmi.
Sylvie di qua, Sylvie di là!

Comincio a tormentarmi quella poca barba che mi ritrovo.

«se Sylvie vedesse tutto questo! Io ti avrei mandato qualsiasi maledizione possibile! Peccato che lei non lo avrebbe fatto, era troppo buona!»

«non è colpa mia se con mia sorella non ho un legame! Io non l'ho neanche conosciuta!
E poi non è mica colpa mia se avete fatto sesso due anni prima della sua morte e sono nato io!» dico di getto.

Mi tappo la bocca con un dito, ho detto troppe cose.

Se in questa casa si parla di sesso, è peccato.
Come se loro non l'hanno mai fatto.
Cazzo hanno fatto due figli!

Va bene, ora la smetto.

«sei indisciplinato, cos'ho sbagliato con te?!» urla mia madre che esce dalla stanza sbattendo la porta.

«vieni con me» papà mi prende per il braccio e mi porta nella cantina di casa.

Ora capisco cosa vuol fare.

«rimarrai qui finché non capirai i tuoi errori»
Ora il mio senso di colpa aumenta sempre di più.

Mentre metto piede in quella cantina, è come se l'immagine di quella ragazza mi si pianta davanti.

Non dovevo farlo e lo sapevo.
Ma l'ho fatto comunque.

E ora sto pagando il fallimento del mio compito.

Ma in fondo, sono felice che quella povera ragazza sia riuscita a fuggire, perché anche se le cose fossero andate diversamente, io non le avrei mai fatto del male.

Entro in quella stretta cantina e quando la porta alle mie spalle si chiude a chiave, mi accascio a terra, consapevole del fatto che in fondo questa punizione la merito.

💙

Hellen

«come si è permesso! Io...io non posso crederci. Tu non ti muoverai più da qui!» annuncia miss Elizabeth.

«in realtà devo andare oggi, non ricordo quando mi verrà a prendere l'autista, ma entro oggi sicuramente» dico.

Al solo pensiero di ritornare in quella villa mi vengono i brividi.

«ti accompagno io! E se in realtà qualcuno si finge l'autista e ti rapiscono?»

Sbuffo rumorosamente facendo sussultare la gatta che stava sotto la mia sedia.

Miss Elizabeth mi ha detto che l'ha adottata ieri e che devo decidere io il suo nome.

Purtroppo io non ho molta fantasia, quindi non so che nome darle.

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