Capitolo 10: Juliet Wilson

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Prima di leggere vi dico che questo capitolo è scritto nel passato, ovvero scrivo degli avvenimenti accaduti prima del capitolo 9.
Detto ciò, buona lettura💙

Juliet

Se dovessi descrivere questa giornata con una sola parola sarebbe proprio noiosa. Come al solito, d'altronde.

Stanotte ho fatto tardi dalla discoteca, sono tornata verso le tre del mattino, quando ho aperto la porta mi sono ritrovata mia madre più accigliata che mai.
Inutile star qui a dirvi la ramanzina che mi sono beccata.

La mia punizione? Star in camera per tutto il giorno come una carcerata a cui le cameriere portano solo pane e acqua.

Ma cavolo, ho 17 anni!
Mia madre non può darmi punizioni per bambini di tre anni! Anche se per lei sono sempre la sua bambina, o meglio, la sua "scimmietta".

Arrossisco quando penso al mio nomignolo, è imbarazzante ma... carino.

Ritorno alla realtà riflettendo al fatto che oggi non posso uscire da questa fottuta Villa.

Ma ehi, io sono Juliet Wilson e non mi faccio mettere i piedi in testa!

Perciò corro in bagno per prepararmi alla mia fuga. Mi guardo allo specchio. Devo togliere la lente, mi dà fastidio, molto fastidio. La tolgo anche perché voglio farmi vedere dalle persone per quella che sono ora, anche se è dura anche per me.

Mia madre mi obbliga a metterla, non è decoroso che la figlia dei Wilson abbia un "difetto".

Ma cazzo, siamo nel 2024, non nel Medioevo!
Devo cercare su YouTube "come convincere tua madre che i tempi ormai sono cambiati".

Per non parlare di mio padre...
Con lui non ho mai avuto un vero e proprio rapporto. Per lui conta soltanto l'eredità e il suo titolo da Wilson preso dalla moglie.
Lui odia la mia imperfezione, se non porto la lente non può neanche guardarmi in viso.

Dopo averla tolta mi sciacquo il viso, mi pettino i capelli e metto il profumo.
E osservo per qualche minuto il mio fottuto occhio bianco.

Quando esco mi reco subito nella mia enorme cabina armadio, indosso dei cargo verdi e una maglietta nera.
Se cambio look e tolgo la lente, boom!
La magia, nessuno mi riconosce!
Ma cos'hanno le persone? Due fette di prosciutto sopra agli occhi?
Si capisce perfettamente che sono io lo stesso!

Ma meglio per me.. così sono "sotto copertura".

Apro la finestra, sono abituata a scappare, quindi ormai non ho paura di fuggire.

La mia stanza è al quarto piano della Villa, ma fortunatamente non è esposta al giardino, perché se no sarebbe diventato tutto difficile, perciò lanciò un fischio al giardiniere Nate che in un batter d'occhio, mi avvicina la scala.

Scendo velocemente, prima di uscire di nascosto dal cancelletto, faccio il segno del silenzio a Nate che in risposta mi fa l'occhiolino.

Nate è un brav'uomo sulla sessantina e con dei baffi enormi paragonabili a una scopa.

Dopo una quindicina di minuti a piedi, arrivo in città.

Inizio a gironsolare per la piazza.
È così strano che una cittadina piccola vicino a Washington, sia così ricca di attrazioni e locali.
Io amo la mia città.

Peccato che non ho nessuno con cui passare un po' di tempo qui, tutte le mie amiche sono dell'alta società e non possono venire in discoteca con me.
Infatti quando vengo cerco la compagnia di qualche amico della città, a cui non ho detto nulla del mio titolo.

Mi appoggio su un palo, prendo il cellulare e apro Wathsapp.

Scorro tra le chat e poi mi compare la sua.

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