Capitolo 17: Il mio cuore continuerà a battere solo per te

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Hellen

«come scusa?!» urla in preda al panico il ragazzo.

«hai capito benissimo, caro mio. Ora io e te dobbiamo parlare, da persone civili!» cerco di essere più decisa possibile, ma il suo ghigno mi fa intuire che non è andata così.
«ti ricordo che io non sono una persona civile, signorina Wilson. E se fossi in te, non sarei così tranquillo a chiacchierare con il mio rapitore.» dice avvolgendomi i polsi.

«provaci e ti faccio diventare sterile!» esclamo facendolo ridere.
Non lo sopporto sto cretino, assolutamente no.

«ti devo parlare di una cosa. O con le buone o con le cattive, decidi tu» dico decisa.
Lo vedo esitare, è nervoso, ci mette qualche istante per poi rispondermi. «se proprio è importante, per me va bene»

💚

Adam

Se fossi stato un'altra persona, l'avrei rapita di nuovo.
Ma sono diverso... voglio davvero ascoltare quello che ha da dire.
È il minimo che io possa fare.

«seguimi!» e così faccio.
La seguo fino ad un bar.
Certo, se sei con un criminale meglio stare in un luogo affollato.

«siediti!» ordina. Ora sto perdendo davvero la pazienza.

«dimmi cosa vuoi prima che mi scocci di stare qui. Spoiler: già lo sono» dico e lei sbuffa rumorosamente.

Ora che ci penso è carina.

«sei stato tu a dar fuoco alla villa, vero?» chiede seria e io mi blocco immediatamente.

Come cazzo ci è arrivata?

Rimango con la bocca aperta, per poco la mandibola non mi cade per terra.

Allora non è così stupida come credevo!

«cosa è successo alla villa?» chiedo facendo finta di non saperne nulla.
«lo sai benissimo, sospetto che sei stato tu e ho molte motivazioni per pensarlo» faccio una risata amara, non so neanche cosa dire.
Neanche sono stato soltanto io.

«senti, te lo dico un'ultima volta, io non ho fatto un cazzo.» dico scandendo le ultime parole.
La ragazza corruccia il naso e poi si avvicina a me.
«sento che tu infondo sei buono, ma so che tu sai chi ha dato fuoco alla villa. Quindi parla, per favore.» perdo quasi un battito.
Ha davvero detto che sa che sono buono? Sul serio?

«io non so niente!» urlo sbattendo le mani sul tavolo, questo la fa sussultare, e ammetto che mi dispiace tanto.

«ascoltami, il mondo non è rose e fiori, Hellen. Tu vivi nel tuo mondo perfetto, sei troppo ingenua. Non sai se le persone sono buone o no, quindi smettila di fare la paladina di sto cazzo.» dico serio, cerco di abbassare la voce per non farla spaventare.

«io ingenua?» chiede con gli occhi lucidi, io annuisco.
«guardati, stai parlando con il tuo rapitore. Ringrazia che oggi non mi sento tanto bene, se no a quest'ora saresti morta» dico con voce ferma, anche se mi vengono i brividi per ciò che ho detto.

Io non farei del male nemmeno ad una mosca, figuriamoci a una donna.

Io non sono questo, ma l'ambiente in cui sono cresciuto mi costringe ad essere quel che non sono.
E io odio tutto questo.

«senti, ora devo andare.» dico fermo e esco dal locale, seguito dal richiamo della ragazzina.

«stupida.» mormoro tra me e me. Non guardo la strada e vado a sbattere contro qualcuno.

Oggi. Non. È. Giornata!

«guarda dove metti i piedi, stupido!» urla la ragazza.
Ha degli occhi color mandorla, sono occhi svegli ma allo stesso tempo spenti.
Indossa un vestitino lungo fin sopra in ginocchio, ha i capelli sciolti e le sue ciocche le ricadono fin sopra le spalle.

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