Capitolo 6 - Una Stella Tra Tante

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Sapere di non poter avere niente più di ciò che si ha era una verità amara che Luca, abitante di Valletonda, doveva accettare. O perire in sua alternativa.

Cresciuto orfano di genitori e senza alcun adulto a cui poter affidare il suo futuro, aveva presto compreso la tragica verità della sua esistenza: rendersi utile agli altri cosicché questi potessero avere pietà di lui. Non era un'esistenza di cui Luca andasse fiero, ma era vita nondimeno.

Fu proprio durante un lavoro condotto per Fabrizio, il fabbro del villaggio, che Luca incappò per la prima volta in uno strumento musicale, qualcosa su cui uno della sua statura sociale non poteva neanche immaginare di posare gli occhi. Contrariamente alle sue aspettative, la sesta volta che si presentò all'officina del fabbro, quest'ultimo lo colse di sorpresa: «Luca, perchè non dai un'occhiata a questa meraviglia?» sbatté con forza le mani callose sulla superficie del pianoforte, con tanta veemenza che il ragazzo temette di non fare in tempo ad osservarne la maestosità prima della sua dipartita.

«Davvero posso?» replicò invece, incapace di trattenere l'entusiasmo.

Il fabbro si aprì a un sorriso che diede sfoggio dell'assenza di uno degli incisivi: «Ma certo! Io mica me ne faccio alcunché».

Timoroso di essere rimproverato per l'accettazione di quel dono, titubò.

Fu il colpo della mano di Fabrizio contro il raffinato strumento che, infine, lo convinse a non lasciarsi scappare quell'occasione. Meglio cogliere quel dono del fato prima di vederlo sfumare davanti ai propri occhi.

«Ti lascio con questa bellezza. C'è un sacco di lavoro da fare» lo sentì borbottare. Poi, sparì, lasciandolo solo ad affrontare il fascino del piano e delle meraviglie che, solo sfiorandolo, poteva creare.

Luca si sedette sullo sgabello e quasi le note fossero state impiantate direttamente nella sua mente, seppe immediatamente quali tasti premere e quale melodia seguire. Ne scaturì un'armonia mai sentita prima nel semplice villaggio di Valletonda.

Quella sera tornò a casa con il cuore più leggero.

Lo stato d'animo di gioiaserenitàvita, tuttavia, svanì nel nulla solo una settimana più tardi, quando il giovane Luca arrivò all'officina di Fabrizio. Non dovette neanche esplicitare la sua domanda: il bisogno nel suo sguardo tradì i suoi pensieri.

«Il pianoforte, eh» mormorò Fabrizio prima di guardarlo con pietà e un pizzico di colpevolezza. «Lo ha comprato una coppia di Collealto. Per farne della legna per l'inverno» si grattò la nuca colpevole.

«Capisco» replicò il ragazzo. E capiva, davvero. Malgrado ciò, non riuscì a trattenersi dall'incolpare il fabbro del suo stato d'animo infelice.

Così, i suoi giorni passarono segnati dalla solita routine: ogni giornata era come quella precedente, quella prima ancora e quella che sarebbe venuta dopo. Nulla poteva impedire che melodie arcane avvolgessero i suoi sogni, però.

Poi, un giorno, accadde l'impossibile.

Stava tornando a casa dopo una lunga giornata di lavoro al forno della signora Rosaria, quando la sentì: una musica delicata, mai sentita, ma affascinante come nient'altro avesse mai udito. Lo incantò. Senza rendersene conto, si lasciò guidare dal suo richiamo. Che stesse attraversando un abisso senza fondo, scalando la montagna dalla vetta più alta del mondo o inoltrandosi oltre le nuvole del cielo, Luca non ne ebbe consapevolezza. Seppe solo di essere sempre più vicino a ciò che il suo cuore reclamava.

Infine, giunse dove la melodia lo aveva condotto: Luca si guardò attorno e vide solo l'orizzonte sconfinato. E molta luce. Fu solo dopo qualche secondo, quando i suoi occhi gli permisero di mettere a fuoco ciò che lo circondava, che capì che non avrebbe dovuto parlare di luce, bensì di luci. Anzi, di stelle. Una miriade. E parlavano! Se poi la sua attenzione si fosse focalizzata con particolare intensità su di loro, Luca poteva giurare di veder formarsi davanti ai suoi occhi una versione umanizzata e traslucida di ognuna di loro.

Where Hearts Collide (and Love Unfolds)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora