Note: Trigger Warning: violence.
Questo capitolo contiene un paio di scene violente e crude, dal punto di vista del perpetratore, che potrebbero risultare fastidiose a seconda del vostro livello di sensibilità. Non sono particolarmente centrali e la descrizione non è dettagliata, giusto il minimo necessario per rendere chiara la psicologia del personaggio in questi bruschi momenti.
Niente di che, ma volevo avvertirvi prima di proseguire.
Detto ciò,
Buona lettura!
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Tornò alla realtà col cuore pesante.
«L'hai salvato, alla fine?» chiese alla sirena.
La giovane spostò lo sguardo su di lui: «Non ricordo nulla» mormorò affranta.
«Nulla?» replicò confuso l'uomo. Era strano per lui udire quelle parole: tutti coloro incontrati precedentemente ricordavano esattamente cosa fosse successo e quale fosse stato il loro fato. Ligea, invece, ne era inconsapevole.
Nel suo mondo, alcune persone sostenevano che non sapere fosse meglio della certezza di un risvolto negativo ma, nella sua personale esperienza, il Narratore Errante pensava che il limbo del non sapere fosse peggio dell'amara consapevolezza che, per quanto tragica potesse essere, dava modo di accettare il passato, destreggiarsi con il presente e guardare con occhi nuovi il futuro. Almeno, si aveva la certezza della conclusione di un atto e dell'inizio di un altro.
Ligea, aveva compreso, non aveva avuto quella grazia. Osservando lo sguardo inquieto ed il tormento nei suoi occhi, era evidente che quello stato di incertezza fosse una tortura cucita appositamente per lei, sulla sua pelle.
Ella scosse la testa: «No. Non so se è vivo o se gli umani hanno avuto la meglio» sussurrò, e l'uomo la sentì solo grazie alla loro vicinanza. La sirena si voltò supina nell'acqua: guardò il cielo azzurro. La chioma di un verde innaturale fluttuava con le onde, creando un alone mistico intorno alle sue forme. «È mia la colpa se è perito. E non so neanche se sono riuscita a salvarlo. Ma se anche così fosse stato, che vita sarebbe stata? Segnata da un amore corrotto, dalla morte e dalla colpa. Mi distrugge, pensare alle conseguenze delle mie azioni e inazioni, e non avere la certezza di cosa mi sono lasciata alle spalle».
Il Narratore ascoltò con attenzione le parole della creatura; non poteva dire di sapere esattamente come ci si sentisse a vivere una situazione del genere. Ma la colpa, l'inconsapevolezza delle proprie azioni e il tormento? Quelle erano emozioni con le quali aveva già avuto modo di far fronte, non sempre con successo, ma, nondimeno, aveva conosciuto intimamente.
«Non ti preoccupare, lo incontrerai nuovamente» disse risoluto lui. Ora che sapeva che le sue parole avevano un effetto concreto sul Regno delle Fiabe e sui suoi abitanti, non solo era ispirato a terminare il suo romanzo, ma, più di tutto, era determinato a donare a tutti i residenti di quelle lande il lieto fine che meritavano. Forse andava contro natura e forse nessuno avrebbe mai dovuto giocare con il fato degli altri, di qualcosa che già era stato scritto e il cui destino era già impresso nella memoria collettiva; tuttavia, sapeva di avere in mano il potere di cambiare in meglio qualcosa che tutti pensavano di dover accettare o soccombere in diniego.
Lasciarono Ligea sulla riva del mare cristallino e si inoltrarono nella Foresta, diretti verso la Radura Innevata.
Maribella aveva tenuto gli occhi chiusi per tutta la durata del racconto, ma, dopotutto, non doveva essere la prima volta che l'udiva. Ora, tuttavia, ogni suo muscolo era rigido; si era posizionata sulla sua spalla, eretta sulle zampette posteriori. La coda svettava a destra e a sinistra con nervosismo. Poi, finalmente, parlò: «Sai, non dovresti abusare della magia delle parole» disse.
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Where Hearts Collide (and Love Unfolds)
Teen Fiction«Pensò a cosa lo aspettava dietro quella porta: due occhi verdi come la speranza, capelli chiari come una calda coperta in una fredda notte d'inverno, un'anima brillante come le stelle nella notte più buia. E lui, come un marinaio sperduto alla volt...