20- "Scusatemi"

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Ti avvicini furtivamente alla vetrina di un negozio di elettronica, gli occhi fissi sugli schermi che brillano nella notte deserta. La città è silenziosa, i lampioni illuminano le strade vuote con una luce fredda e metallica, e la tua attenzione è catturata da un telegiornale che sta andando in onda su decine di televisori. Un giornalista in giacca e cravatta appare in primo piano, il suo sguardo teso e la voce cupa, come se anche lui fosse intimorito da quello che sta per dire.

“Continua la paura in Ohio,” inizia il giornalista, e senti il cuore batterti nel petto. “Le vittime continuano a salire, che ne pensi, Sam?”

Accanto a lui compare un altro uomo, un collaboratore dall’aria preoccupata. Sam annuisce lentamente, gettando un’occhiata a uno schermo dietro di lui dove sono mostrate le immagini di una delle scene del crimine.

“Beh,” dice il collaboratore, “i modi in cui queste persone sono state uccise sono a dir poco terrificanti e… sovrumani.” Si avvicina allo schermo, puntando il dito su un oggetto che brilla sotto i riflettori della polizia. “Guardate, questa è l’arma usata per uno degli omicidi. È impossibile che un essere umano riesca a sollevare un peso del genere.”

Le parole di Sam ti raggiungono come un’eco fredda, e ti osservi per un istante nello schermo riflesso della vetrina, come se non riconoscessi più quella figura davanti a te. Senti un brivido scorrerti lungo la schiena, ma non è paura; è una scarica di adrenalina, un richiamo a qualcosa di oscuro e potente che sai essere ormai parte di te.

Dalla creepyhouse, nello stesso momento, Masky tiene in mano il telefonino rubato al ragazzo che avevano trovato in città. Il suo sguardo è cupo mentre mostra il telegiornale agli altri, i quali osservano in un silenzio teso le immagini trasmesse in diretta. Quando Slenderman vede le notizie, inclina leggermente il capo e sussurra a denti stretti, in un tono che sembra più di rabbia che di sorpresa: “Cazzo…”

Quella parola rimbomba nella tua mente come un richiamo che attraversa la distanza tra te e la creepyhouse, e in un attimo, una scarica di adrenalina ti invade. Senti la potenza e il caos delle tue azioni che si fanno sentire, come un’onda di energia pura che ti spinge a riprendere il controllo. Sai che hanno capito. Che anche loro hanno visto.

Per un attimo, l’istinto ti urla di scappare ancora più lontano, di sparire e perdere ogni traccia, ma quel pensiero svanisce altrettanto rapidamente, lasciando il posto a un impulso diverso, profondo. Sai di dover tornare, di dover affrontare quello che è successo. Non sei più la ragazza che hanno accolto mesi fa; sei diventata qualcosa di diverso, qualcosa che non può più essere ignorato.

L’adrenalina si spegne lentamente, lasciando posto a una calma gelida. Fissi ancora lo schermo, il volto del telegiornalista che annuncia la prossima pausa pubblicitaria, e poi giri, incamminandoti nell’oscurità.

Apri la porta di ingresso e, nonostante il battito del tuo cuore che risuona nelle orecchie, sai che non puoi tornare indietro. Appena varchi la soglia, tutti gli sguardi si rivolgono verso di te, e il silenzio si fa pesante. Le emozioni si mescolano nell’aria: preoccupazione, rabbia, confusione.

Senti il peso di quegli sguardi su di te, mentre attraversi la stanza. Ogni passo è carico di un’inquietudine che non riesci a scacciare. Ti rendi conto che la tua presenza è un argomento di discussione silenziosa. Ogni persona ha il suo pensiero, ma tu non puoi fermarti a raccoglierli. Hai bisogno di dire ciò che hai nel cuore.

“Inizio a scusarmi per tutto ciò che ho fatto,” dici, la tua voce tremante tradisce la tua vulnerabilità. “Non volevo… non era nelle mie intenzioni.” La frustrazione e la paura di come reagiranno ti attanagliano, ma continui a parlare. Ogni parola è un tentativo di ricucire ciò che hai spezzato.

Ma nel bel mezzo di quel silenzio teso, noti che solo Jane e Sally si avvicinano a te. Le loro espressioni non sono quelle di disprezzo che ti aspettavi, ma c'è una preoccupazione nei loro occhi. Jane ti guarda con intensità, come se volesse capire davvero, mentre Sally ti offre un abbraccio caloroso.

“Non sei sola,” dice Jane, la sua voce è un filo di conforto in mezzo al caos. Ti senti sollevata, anche se il peso della tua colpa continua a gravare su di te. Per un momento, il mondo intorno a te sembra svanire, e sei in grado di respirare.

Ma gli altri, gli altri rimangono in silenzio. Il tuo cuore si stringe, e il tuo spirito vacilla mentre ti rendi conto che il perdono non sarà così facile. Senti la distanza tra te e le altre persone nella stanza, e ti chiedi se sarai mai in grado di riparare i danni che hai causato.

“Vi prego, cercate di capire,” continui, cercando di fare appello ai loro cuori. “Non so cosa mi sia successo… ma voglio tornare indietro, voglio rimediare.” La speranza che le tue parole possano avere un effetto su di loro è fragile, ma è tutto ciò che hai in questo momento.

La tensione nella stanza è palpabile, e nonostante il calore dell’abbraccio di Sally, senti il freddo della paura e della sfiducia che circola tra gli altri. Ti chiedi se ci sarà un modo per ricostruire i legami che hai infranto, ma per ora, sei grata di avere Jane e Sally al tuo fianco.

Rimani lì, con la testa bassa, consapevole di quanto ci sia ancora da fare per guadagnarti il loro rispetto e la loro fiducia. Ma anche se il cammino davanti a te sembra impervio, c'è una parte di te che si aggrappa a quell'argine di speranza: il desiderio di essere accettata, di essere perdonata.

Sono diventata una creepypastaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora