Capitolo 18.

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Harry's point of view.

Ci sono molte cose che Alaska non sa-

cose,
che sino a poco tempo fa non conoscevo nemmeno io-

cose che mi danno potere su di lei: un potere che mai avrei potuto desiderare, neppure nei sogni più proibiti-

e che adesso, possiedo-

stringe le gambe scoperte tra loro,

una gonna nera le sfiora le cosce,

le nocche arrossate delle mani candide strette l'una nell'altra,

gli occhi lucidi ed il labbro inferiore della sua bocca delicata torturato dai morsi del suo nervosismo-

"Dove mi stai portando?"- mormora, senza neppure voltarsi verso di me-

"A casa"- "mia"-

Aggiungo, guardandola dalla punta dei piedi ai capelli-

allungo una mano su di lei, che fa resistenza-

"Non toccarmi!"- urla, slacciandosi la cintura-

le mollo un ceffone, facendole sanguinare il muso da cerbiatto che adoro-

Si accarezza il volto liberandosi al pianto disperato-

Tenta di aprire la portiera, si dimena, pesta i piedi e cerca di strattonarmi-

mi godo i suoi capricci infantili,

quelli che tanto mi sono mancati di lei, appurando che

é ancora la mia bambina-

mi volto di scatto mentre piange, e si ammutolisce-

le infilo di prepotenza la mano fra le gambe, spingendola sulla sua intimità-

sposto immediatamente le sue mutandine su un lato, e le infilo dentro le dita pur sapendo che non é bagnata, e che le farà male-

"Ahi!"- urla piangendo e mordendosi le mani, incapace di sfogare il suo dolore in modo diverso-

"Ti prego, smettila Harry"- supplica, singhiozzando come una bambina al quale tolgono i giocattoli a Natale-

"No"-

"mi é mancato"- aggiungo, portando le dita tra le labbra e leccandone il dolcissimo succo del mio tesoro-

"A furia di toccarti, ti bagni. Non c'è bisogno che tu faccia tutte queste storie"- dico, continuando a masturbarla mentre continua a piangere, ma stavolta in silenzio-

le sue lacrime scendono fino alle labbra, sparendo più giù, sino al suo pallido collo-

imbroncia le labbra nervosamente, e stringe i lembi del sedile ai suoi fianchi-

"Vieni"- tuono- "fatti venire un orgasmo"-

impongo, e mi guarda con gli occhi pieni di rabbia e leggermente schiariti dalle sue lacrime-

"No"- scandisce-

"E invece sì, puttana"- aggiungo, spingendo le dita più in fondo-

"No!"- urla ancora, ma stavolta sento le sue gambe più morbide, ed il suo respiro accellerare-

"Vieni ti ho detto!"- urlo furibondo-

"No"- insiste, più debole, stringendo le gambe per impedire a sé stessa di avere un orgasmo-

"Non mi lasci altra scelta"- inchiodo l'auto in una strada periferica, e quando sono sicuro che non passerà nessuno, abbasso il suo sedile completamente indietro cogliendola alla sprovvista-

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⏰ Ultimo aggiornamento: 15 hours ago ⏰

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