𝘤𝘢𝘱𝘪𝘵𝘰𝘭𝘰 10

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Ero seduta su un tavolo al ristorante dei genitori di Kie.

Il vento mi sventolava i capelli e il freddo della sera mi fece venire la pelle d'oca, fissavo il piatto che il signor Carrera mi aveva offerto gentilmente e mi ritrovai a pensare a JJ, al nostro rapporto e al fatto che non ha soldi per l'attenzione.

Ero persa nei miei pensieri qjamdo un rumore di passi sul legno mi fece alzare lo sguardo, era JJ che stava arrivando. 
La sua solita camminata, rilassata e sicura, ma non potei non notare come si passava continuamente una mano sul viso, quasi a nascondere qualcosa. 

Quando si avvicinò abbastanza, vidi il taglio sul labbro, fresco e gonfio, con una sottile traccia di sangue secco.
«JJ, che ti è successo?» chiesi, alzandomi di scatto dalla sedia e avvicinandomi a lui.
JJ si fermò, alzando le spalle come se non fosse nulla. «Niente, Clo. Solo... un piccolo incidente.»
Gli lanciai uno sguardo scettico, incrociando le braccia. «Sì, certo. E quello sarebbe...?» Indicai il suo labbro spaccato.
JJ sbuffò, cercando di evitare il suo sguardo. «Non è nulla. Un tizio in prigione si è sentito in dovere di fare il duro. Gli ho solo ricordato chi comanda.»
Sollevai un sopracciglio, poco convinto. «E tu dovevi per forza rispondere, vero? Non potevi semplicemente ignorarlo?»
«E lasciare che si comportasse da stronzo? No, grazie,» rispose JJ, con il suo solito tono sprezzante, ma c'era qualcosa di diverso nei suoi occhi. Un'ombra che non riuscivo a decifrare.

Mi avvicinai di più, alzando una mano verso il suo viso.
JJ fece un passo indietro, ma lo fermai. «Stai fermo.»
Con delicatezza, gli sfiorai il labbro con le dita.
JJ trattenne il respiro per un istante, come se non fosse abituato a questa tenerezza.

«È gonfio. Dovresti disinfettarlo,» dissi con il tono più morbido adesso.
JJ alzò gli occhi al cielo, cercando di minimizzare. «Non è niente, Clo. Lo sai che ne ho passate di peggiori.»
«Non è questo il punto,» ribattei, abbassando la mano ma senza distogliere lo sguardo.
«Non devi sempre risolvere tutto con i pugni. Ci sono altre strade, lo sai?»
JJ scosse la testa, ridacchiando amaramente ma non rispose.

Lo guardai per un lungo momento, cercando di capire se mi stesse dicendo la verità.
Alla fine, sospirai «Va bene, JJ. Ma almeno, la prossima volta, cerca di non distruggerti la faccia. Mi dispiacerebbe.»
Lui sorrise, quel sorriso storto che sembrava sempre nascondere qualcosa. «Ti dispiacerebbe per la mia faccia o perché poi dovresti pulire le ferite?»

Gli tirai un'occhiataccia, ma un angolo delle mie labbra si sollevò in un mezzo sorriso.
«Entrambe le cose. Ora vieni qui. Dovrei avere una bottiglia d'acqua nello zaino. Vediamo se riusciamo a rimediare un po'.»
JJ mi seguì, borbottando qualcosa su quanto fosse inutile, ma lasciò che mi prendessi cura di lui, come lui aveva fatto con me.

Ti amo, mi dispiaceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora