𝘤𝘢𝘱𝘪𝘵𝘰𝘭𝘰 7

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Mi svegliai lentamente, il cuore ancora stretto, come se stessi cercando di allontanarmi da un incubo che continuava a rincorrermi. Ogni respiro sembrava pesante, come se avessi lottato tutta la notte contro un oceano di emozioni che non riuscivo a dominare.

Quando aprii gli occhi, per un momento dimenticai dove fossi. 

Poi, il viso di JJ, seduto accanto al letto, mi riportò alla realtà. I suoi occhi erano fissi su di me, pieni di un dolore che non riuscivo a ignorare. Il silenzio tra noi era più di una semplice pausa; era un abisso.

"JJ..." La mia voce uscì rotta, come se fosse intrappolata nella mia gola. "Cosa ci faccio qui?"

Lui sospirò, portandosi una mano fra i capelli e cercò di trovare le parole giuste. "Ieri ti ho trovato distesa su una panchina e ti ho portato qui per controllarti durante la notte." La sua voce era tesa, come se ogni parola fosse una fatica.

Non riuscivo a guardarlo. La sua preoccupazione mi faceva sentire ancora più inadeguata, come se stessi perdendo qualcosa che non sapevo nemmeno di avere. "Sto bene," dissi, ma la mia voce tradiva la menzogna.

Mi alzai lentamente dal letto, le gambe ancora tremanti, e guardai la stanza. Le pareti mi sembravano strette, come se mi stessero soffocando. JJ mi osservava e fece per dire qualcosa, ma lo interruppi.

"Non è il momento, JJ," dissi a bassa voce, cercando di mantenere la calma, anche se dentro di me c'era un tumulto di emozioni che non riuscivo a fermare. "Non possiamo continuare a fare finta che tutto vada bene. Mi hai trattato di merda senza che neanche sapere la verità."

Lui fece un passo verso di me, ma la sua presenza mi fece sentire ancora più intrappolata. "Non voglio farti sentire così, Cloe, è solo colpa mia", rispose, ma la sua voce tremava, come se fosse a pezzi. 

Le sue parole mi colpirono, ma non riuscii a rispondere. Un nodo mi stringeva la gola, e il respiro mi mancava. 

Mi sentivo come se tutto il peso del mondo mi stessi schiacciando, come se stessi cercando di nuotare in un mare tempestoso senza alcun appiglio. "Ho bisogno di andarmene," dissi, voltandomi verso la porta. "Non posso rimanere qui."

Lui non rispose subito. Il silenzio che riempiva la stanza era carico di una tristezza che sembrava avvolgerci entrambi. Poi, finalmente, con un respiro profondo, JJ si alzò dalla sedia e si avvicinò lentamente, come se ogni passo fosse un atto di coraggio. "Se è quello che vuoi," disse, ma la sua voce era frantumata. "Non voglio farti sentire intrappolata, Cloe."

Mi avvicinai alla porta, cercando di non guardarlo. Ma la sua presenza era così forte che mi faceva vacillare. "Scusami," mormorai, la voce che quasi non si sentiva. "Mi dispiace"
"Non devi scusarti," disse lui, la voce spezzata. "E' colpa mia, soltanto mia."

Ti amo, mi dispiaceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora