𝙘𝙖𝙥𝙞𝙩𝙤𝙡𝙤 11

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Io, Sarah e Kiara eravamo nel Twinkie, la tensione era palpabile mentre cercavo di descrivere su un foglio come erano messi i lingotti. 

La mia calligrafia traballava un po', ma continuavo a tracciare i dettagli. 

Poi JJ arrivò, lanciandomi i lingotti ai piedi. "Clo, spero che funzioni," disse, con il suo solito tono sarcastico. "Nessuno li prenderebbe con i simboli delle spighe." 

"Funzionerà JJ" dissi con tono sicuro.

Mi alzai e andai a prendere un pentolino e un oggetto per sciogliere l'oro. Il calore riempiva il piccolo spazio mentre lavoravo per fondere tutto. 

Una volta finito, presi l'oro e salimmo sul Twinkie per andare da PAW, ovvero il banco dei pegni.

Mentre scendemmo, JJ esclamò con tono ironico: "Complimenti, dottor Frankenstein, li hai fusi bene."
"Pensi che l'avresti fatto meglio?" ribattei, lanciandogli un'occhiata secca.
"Certo, molto meglio," rispose con un ghigno. 

"Ho fatto un corso di saldatura."

"Quando, eh? Illuminami JJ," lo provocai.
Prima che potesse rispondermi, John B intervenne, alzando la voce. "Basta, silenzio!"
JJ scosse la testa e commentò: "Tanto che ti frega, mica tocca a te rifilare a qualcuno questo schifo. Come l'ho ottenuto questo lavoro?"
"Perché tu sai mentire," disse Pope.

Una volta entrati, JJ si diresse al bancone con il suo solito stile spavaldo. "Buongiorno," disse alla signora dietro il bancone.
"Buongiorno," rispose lei, con un'aria sospetta.
"Compra oro, vedo," continuò JJ.
"C'è scritto sul cartello," rispose lei, secca.
"Spero che ne compri tanto, perché fra un attimo le scoppierà la testa."
"Non c'è più niente che mi lascia a bocca aperta," disse ironica.
JJ posò i lingotti sul bancone. "Che ne dice di queste mele d'oro?"
"Non sono vere," disse la signora, tastandole. "Sembra tungsteno verniciato."
"Ah sì? Perché non controlla il grado di durezza?" sfidò JJ.
"Frena l'entusiasmo, ragazzino, dobbiamo fare il test dell'acido," rispose.
JJ mi dispiace. "Il mio preferito."
"Sembra fuso artigianalmente," disse la signora curiosa.
"Mia madre aveva un sacco di gioielli d'oro e ha deciso di fondere tutto per consolidarlo," menzionò JJ, con un tono melodrammatico.
La signora pesa l'oro. "Tre chili? Ne aveva di orecchini tua madre."
"Sì, mi devasta vedere mia mamma divorata dall'Alzheimer," disse JJ con tono triste.
"Oh mio Dio, non ci posso credere!" dissi nell'orecchio di Pope.
"Aspetta qua," gli disse per poi entrare in una porta.
"Faccia con comodo," disse JJ ridendo.
"50mila," gli disse mentre tornava al suo posto.
"Come 50mila? Pensa davvero che non conosca il prezzo di mercato? Una pepita come questa vale almeno 140mila dollari," gli disse JJ, iniziando a perdere la calma.
"Tesoro, questo è un banco dei pegni, non siamo a Zurigo. Ti sembro svizzera, forse?" gli rispose con tono ironico.
"90 o vado via," gli rispose JJ, iniziando ad alterarsi.
"Facciamo 70 e io non ti farò domande sulla sua provenienza."
JJ ci ha visto e poi disse: "Mi serve del contante in banconote di grosso taglio."
Lei lo guarda e dice: "Il problema è questo, se ti servono subito non ho tanti biglietti, almeno non qui. Se vuoi, ti posso fare un assegno."
"Assegno? No, mi servono banconote. Sul cartello è chiaro: banconote per oro. Pretendo di essere pagato in contanti!" urlò JJ.
"Allora dovete andare in magazzino, lì tengo lì i soldi. Ti va bene?"
"Dov'è il magazzino?" disse JJ.

Ti amo, mi dispiaceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora