XXII CAPITOLO

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-Io ancora non credo a ciò che è successo a Sky.- Jessie si portò la forchetta alle labbra. Non sapeva neanche lei dove avesse trovato la voglia di mangiare. Forse non l'aveva e si stava constringendo ad ingerire del cibo per avere un minimo di forze.

Fuori aveva iniziato a diluviare, la pioggia ticchettava sui vetri del ristorante dove si erano rifugiati e Jessie, Sam e Giuly avevano lasciato Sky sotto l'attenta supervisione della Fray che per qualsiasi problema o evento improvviso sarebbe corsa da loro per avvertirli.

-Ormai non mi stupisco più di nulla.- Sam sbuffò stringendosi nelle spalle e iniziando a giocherellare con un pezzo di mollica abbandonato sul tavolo.

Giuly teneva lo sguardo fisso nel suo piatto ancora pieno. Sembrava immersa in dei pensieri molto tristi, tanto che le si velarono gli occhi di lacrime.

Jessie, accorgendosene, le diede un colpetto sulla spalla per attirare la sua attenzione e non appena la ottenne le disse, incurvando le labbra in un timido sorriso d'incoraggiamento:-Ehi, sta' tranquilla. Andrà tutto bene, ne sono certa.-

Non era mai stata troppo brava a rassicurare le persone attorno a lei, però quando capiva che qualcuno non stava bene psicologicamente una mano provava sempre a dargliela. Non voleva che nessuna delle persone che conosceva scivolasse in un baratro da cui non avrebbe più trovato via di fuga.

Un leggero sospiro solleticò le labbra di Sam, lasciando la mollica sulla sua tovaglietta e spostando lo sguardo nel vuoto. -Non riesco a starmene qui fermo quando so che una persona a me cara è in pericolo.-

Inarcò le sopracciglia in un'espressione preoccupata mentre con la lingua si inumidiva le labbra ora serrate in una linea sottile, i muscoli tesi a sottolineare la sua inquietudine.

Jessie prese un respiro profondo, quindi tirò fuori l'aria chiudendo gli occhi. Aveva capito che l'Arcangelo si stava spudoratamente riferendo a Moroni. Anche lei odiava starsene là, seduta, al calduccio e con le mani in mano, anche se per poco tempo o per recuperare le energie che erano scemate in quelle giornate.

Ogni attimo era importantissimo e i due Angeli sapevano molto bene di star sprecando secondi essenziali per salvare il loro professore. Dovevano agire per preservare la sua esistenza, ma come? Cosa avrebbero dovuto fare?

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-Arcangelo Mananiel, che piacevole sorpresa.- le ali maestose di Samaniel si stagliavano imponenti dietro la sua figura muscolosa mentre l'Angelo Supremo pronunciava quelle parole con un velato sarcarmo, arricciando le labbra in un'espressione quasi contrariata alla visita dell'altro.

Mananiel si inchinò al cospetto dell'Angelo, anche se in quel momento, considerando il tono con cui si era rivolto a lui avrebbe di gran lunga desiderato di girare i tacchi e andarsene da quel luogo in più in fretta possibile e sorridere per la consapevolezza di avergli fatto perdere secondi essenziali che avrebbe potuto benissimo impiegare nel ricevimento di altri Angeli, ma non lo fece, anzi, prese un bel respiro e rinchiuse in una scatola nella sua mente il fastidio che aveva cominciato a punzecchiargli il cuore in maniera insistente. In quel momento non si trattava di lui, ma della sicurezza dell'unica persona che lo aveva considerato un suo pari e non un pazzo svitato. Michael si meritava il suo aiuto.

-I miei più sinceri saluti, Signore. Ho richiesto questa riunione per parlarvi di un Angelo che sta rischiando la propria vita a causa di un'entità molto potente e...-

Samaniel sbuffò, esaminandosi le unghie con sguardo annoiato, quindi lo interruppe:-Mananiel, non perderti in inutile chiacchiere. Arriva al punto, non ho tempo da perdere.-

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⏰ Ultimo aggiornamento: 6 days ago ⏰

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