I suoi passi si fecero veloci e grossi, Gabriel e gli altri amici non riuscivano a stare al suo passo, mentre Brian tentava di respirare regolarmente per la sua asma, tenendo stretto al petto il suo ''Salva vita'' dal coperchio color giallo evidenziatore. I ringhi di lei si udivano per tutta la strada deserta, Clara si guardò attorno pensando al fatto del perché nessuno stava in strada a girare con le proprie biciclette, o ad invadere lo spazio della strada asfaltata con le loro macchine piene di benzina o dei loro motorini taroccati. Per un attimo fece una piccola risata, le stava venendo in mente che tutti avessero paura della castana in prima fila, che brandiva i suoi denti come se fossero piccole lame taglienti e roventi. Arrivati davanti alla scuola ricoperta ai angoli dall'edera verde scuro, lei aprì la porta con forza, facendo attenzione al fatto che era meglio che non rompesse nulla, almeno che appena liberata Angelica lo avrebbe detto al preside, da buona piccola studentessa modello di quindici anni già compiuti. Tutte le aule chiuse, ingannavano il gruppo dei ragazzi, alcuni armadietti aperti dove cadevano fogli a terra piegati e rovinata per via del tempo fermi li. A terra stava il mio cellulare con la schermata rotta e brillante per via del mal funzionamento, aprì ogni porta di quel piano, tutte aule insignificanti, dall'aula delle prime a quelle delle terze, nessuna traccia mia trovarono. Guardando fuori dalla finestra, vedevo solo la luce del giorno illuminarmi come un piccolo specchio infranto, le mie lacrime scintillavano come il mio corpo, lente e calde cadevano sulle mie mani poggiate sul vetro lucido della finestra senza tende. La rossa mi fissava come se fossi una preda facile, come una gazzella impaurita, si alzò dalla poltrona facendo ruotare la sedia girevole, mettendosi seduta sulla scrivania ridendomi addosso. - Pensi davvero che verranno qui a prenderti? Sono così stupidi che ancora non hanno capito che sei qui in presidenza. - Disse lei facendo un gesto con la mano, per indicare la porta dal cornicione arancione. Feci un piccolo sorriso asciugandomi le lacrime che mi bagnavano il viso, guardandola poi con un disprezzo nei miei occhi colorati. - Non sono stupidi, e poi mi salveranno. - L'aula di musica era completamente in disordine, gli strumenti sparsi per la stanza, alcuni rotti, come un violoncello e un clarinetto spezzato. Leonard, come uno dei pochi iniziava a rovistare stra i tanti spartiti a terra e calpestati da orme femminili, forse vi era passata Shally. Brian guardò le ragazze e poi guardò a terra un po' arrossito per l'imbarazzo e la timidezza, - Non dovremmo andare in presidenza? Angelica era diretta li per incontrare il Preside...-
I ragazzi si guardarono con un espressione incredula, sbattendo le palpebre più e più volte e Juliette disse: - Come abbiamo fatto a non ricordarci di quello...Stupida! - si diede uno schiaffo sulla fronte e strinse i pugni e indicò le scale. - Muoviamoci. - disse lei stringendo i denti scoloriti mentre prendeva la corsa verso il quarto piano dell'edificio.
Leonard si fermò e guardò tutti, dicendo: - Aspetta Juliette. Devo andare? - Lei si voltò, facendo un piccolo sorriso e annui. Indicando il suo cellulare e quello di Leon, poi risali le scale con alle calcagne i suoi amici fidati.
Il secondo piano era pieno di sporcizia, e gli armadietti erano tutti stati aperti e derubati del proprio contenuto forse caro, dovettero percorrerlo tutto per arrivare alle scalinate per il terzo piano.
Quest'ultimo era pulito, solo che le porte delle stanze erano state buttate giù con forza.
- Dobbiamo sbrigarci! - disse Juliette iniziando a correre verso le scale per il quarto piano, del tutto buio, sentivano delle cose intorno a loro, probabilmente banchi e sedie rovesciate.
Alla fine del corridoio si ritrovarono davanti alla presidenza ed aprirono di scatto, con lo spettacolo più orribile per la castana.
I presenti tutti a bocca aperta, tranne la ragazza dai occhi verde smeraldo, che ardevano di rabbia alla scena che stava guardando con i pugni serrati.
Io mi stavo dimenando sotto al corpo dell'arpia dai capelli rosso fuoco, che aveva le labbra attaccate sulle mie, non volevo, non volevo tradire chi amavo.
La gettai a terra urlandogli contro - Vattene via Shally! - lei mi rise, accorgendosi della presenza dei suoi amici.
Juliette strinse più forte che poteva la presa sui suoi pugni, avvicinandosi a Shally e la prese per il colletto della camicia.
- Tu...come ti sei permessa? - gli ringhio in faccia, dopo di che le diede un forte pugno in faccia, facendole uscire il sangue dal naso. Shally si asciugo il sangue e ricambio l'attacco con un inutile tirata dei capelli, la castana la fece cadere a terra, dandogli calci e pestate sulla testa e sullo stomaco.
Incominciò a trascinarla verso il primo piano, mentre io e i nostri amici la seguivamo, avendo paura di cosa volesse fare.
Aprì la porta e le urlò in faccia, - Non farti più vedere, puttana! - la buttò giù, mentre la mano sua si diresse verso di me.
Una macchina passò a tutta birra...e Shally...
Il suo urlo mi fece venire i brividi, a terra su una pozza di sangue giaceva il suo corpo senza più vita. Clara e Eliza piagevano dalla paura, il povero Brian si stringeva a Gabriel...Juliette mi abbracciò, avendo paura che io piangessi.
- Angelica...io ti amo più di qualsiasi cosa. E nessuno al mondo ci dividerà mai, resteremmo insieme per vita, per sempre.
Finche Dio non vorrà...Angelica ti amo. -
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