Hyunlix
"Eros si lega così tanto a una donna con la quale condivide anche la sua carnalità, la carnalità dell'amore, non solo la spiritualità. E se un Dio non riesce a metter da parte gli aspetti più infimi e sporchi di questo nobile sentimento, com...
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C'era qualcosa in quella mattina che turbava l'animo di Felix. Sicuramente una fetta di colpa apparteneva alla sua imminente partenza per le vacanze. Già si trovava nello spiazzo del college, col proprio bagaglio e lo zaino ad attendere il padre. Ma il maggior disagio era da imputare al ritardo di Hyunjin. Doveva essere lì già da diversi minuti... ed invece era da tutta la mattina che non lo vedeva.
Controllò per l'ennesima volta l'orario sul proprio orologio, prima di sbuffare frustrato. Non sapeva se essere arrabbiato o preoccupato. Ma in realtà dentro di sé aveva paura. Quelle settimane sarebbero state cruciali per lui, lo sapeva. Avrebbe mostrato il vero Felix ai propri genitori, non sapendo quale conseguenza aspettarsi. E voleva il moro al suo fianco in quel momento. Non poteva essersi tirato indietro all'ultimo, non voleva neanche contemplarla come possibilità.
Riconobbe l'auto attempata del padre mentre faceva il suo ingresso nella scuola. Ebbe un dejavù della prima e ultima volta che l'uomo era venuto lì. Tante cose erano cambiate, forse troppe.
Ma ciò che era rimasta invariata era l'espressione dell'adulto, moderatamente felice di riveder il proprio figlio; nonostante le numerose preoccupazioni per il suo futuro gli voleva bene ed un po' gli era mancato.
"Ecco il mio studente modello... tua madre mi ha detto dei tuoi esami" lo salutò con aria bonaria. Ed il cuore del biondo perse un battito: era la prima volta che lo vedeva sorridere mentre parlava dei suoi risultati scolastici... neanche quando era corso ad annunciargli della borsa di studio lo aveva fatto.
Voleva essere contento di quel cambiamento, ma come al solito era il giovane con la bandana a dettare il suo umore... e di conseguenza non riusciva a gioire perché lui non era lì accanto. Era una consapevolezza amara che ormai aveva accettato da un po'.
"Ciao papà" rispose con fare timido, mentre l'uomo lo stringeva tra le proprie braccia "E il tuo amico dove é?" "Vorrei saperlo anche io" il suo tono era agitato.
Tutta la sicurezza accumulata in quelle settimane era svanita alla concretizzazione del suo ritorno a casa. Era inevitabile, i genitori sono le uniche creature capaci di metterci totalmente a nudo... e lui era terrorizzato.
Anni impiegati a costruire, con gran fatica, una maschera. Dentro di lui sospettava da sempre che la madre lo avesse capito, in fin dei conti é il legame più profondo che si ha dalla nascita, ma non ne avendo mai parlato, di conseguenza si illudeva che non fosse realmente così. Poi era iniziato il suo percorso ad Oxford ed aveva incontrato un ragazzo capace di far crollare in pochissimo tempo la muraglia creata, facendogli comprendere quanto essa fosse fragile. E ora non era più capace di tornare indietro. Il suo vero essere aveva preso pieno controllo della propria anima.
"Vabbè arriverà... intanto ti sistemo la valigia..." gli diede una leggere pacca sulla spalla, prima di sparire dietro la vettura con la valigia pesante del giovane "... tua mamma sta cucinando da due giorni, l'idea di un'ospite a casa la agita, forse perché é la prima volta che inviti qualcuno di tua spontanea volontà. Comunque ha affittato la tua stanza per un mesetto ad un giovane in cerca di fortuna in città, poi se ne é andato e, mentre cercavano il sostituto, é arrivata la tua telefonata... non ci abbiamo fatto entrare più nessuno, solo noi ci abbiamo messo piede per pulirla" il signore sembrava quasi emozionato mentre raccontava di come lui e la moglie volessero onorare al massimo l'ospite del figlio.