17.

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Gli occhi che la fissavano lucidi erano di un colore simile agli abeti in inverno, verde scuro con piccole pagliuzze dorate.
I capelli scuri macchiati di bianco, corti e tirati indietro davano all'uomo un aria giovanile, che traspariva anche dai vestiti casual che indossava. Ma dal viso si capiva che aveva combattuto una lunga battaglia con il tempo; piccole rughe segnavano gli occhi stanchi, il viso e la bocca semi aperta in una smorfia di pure stupore.  A piccoli passi si era avvicinato a Belle, con l'aria di chi non vorrebbe spaventare una farfalla con il suo rude aspetto.
-Isabelle... - l'uomo alzó una mano per  sfiorarle piano uno zigomo. Il suo corpo si era mosso di riflesso. Appena l'aveva vista. Dopo tutti quegli anni, dopo tutte le sue preghiere, finalmente...
Si mosse davanti alla ragazza, muovendosi piano per non spaventarla. D'altronde lo stava fissando pallida, con due vessilli rossi sulle guance, seria ma incredibilmente bella. Aveva mantenuto il verde dei suoi occhi e i capelli biondi che aveva da bambina si erano allungati in ciocche castano chiaro.
-Isabelle! Sei proprio tu! - la strinse in un forte abbraccio, mentre la ragazza singhiozzava sul suo petto.
Tremava come un piccolo coniglio in trappola.
-Sono... Sono il tuo papà.-sussurró Arther, carezzandole le guance umide di lacrime. - Oh mio tesoro! Ti ho cercato così tanto! Ero così disperato. Ma si qui. Finalmente sei qui fra le braccia del tuo papà. -
La strinse con vigore sotto lo sguardo attento di 3 paia d'occhi.
-Lasciamoli soli. - sussurró Xavier al figlio, stringendogli una spalla. Il ragazzo di voltò per pochi istanti. E anche se non avrebbe voluto abbandonare quella stanza, seguì il padre e la madre fuori in giardino. Belle era al sicuro, si convinse. Non c'era bisogno di allarmarsi, in fin dei conti era con suo padre e non le avrebbe fatto del male. E allora perché provava quella dolorosa e bruciante fitta allo stomaco?

Arther strinse la figlia fra le braccia. Gli anni passati l'avevano resa donna. Alta e slanciata come la madre, con lo stesso viso delicato, ma con gli occhi simili ai suoi.
Le carezzó il viso, come se non riuscisse a farne a meno.
La sua bambina finalmente fra le sue braccia.
-Ricordo così poco. Come è possibile che ricordi soltanto ora?! -
Arther scosse la testa.
-Eri solo una bambina quando ti hanno portato via. Eri così piccola... Avrei dovuto proteggerti meglio... Avrei.. - scoppiò in singhiozzi. Un uomo turbato, un marito e un padre che per anni non aveva sfogato a quelle grandi preoccupazioni ma aveva lavorato sempre sodo nelle sue ricerche, adesso scoppiava in singhiozzi come un bambino.
-Devi perdonarmi figlia mia. È solo colpa mia. Avrei dovuto proteggerti. Avrei dovuto proteggervi meglio. Perdonami, bambina mia.-
-Papà. Va tutto bene. Sono qui ora. Va tutto bene. -
-Isabelle.- una voce dal corridoio, la chiamò sospirando.
La ragazza si voltò.
"Piano. Non spaventarla."continuava a mormorare la donna con occhi grandi e grigi. Aveva un fisico asciutto, che si intravedeva dai vestiti larghi e sciatti.
Arther si avvicinó cingendola per le spalle.
-Arther, lei... -
-Si è lei Marie. È la nostra Isabelle. -

Alpha's HEART.SOSPESA. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora