Prologo~

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Il passo pesante di un uomo risuonava nel corridoio dell'antica villa. Era una figura alta e slanciata, ma si notavano i muscoli dovuti a un severo addestramento. Indossava abiti eleganti, simbolo dell'appartenenza a una delle casate nobili del Regno, e la sua ricchezza era dimostrata dalla spilla d'oro a forma di drago sul colletto bianco della giacca. Il lungo mantello nero sfiorava il pavimento, pulito ogni mattina dalle domestiche, e gli stivali di cuoio pregiato correvano veloci su esso, mentre controllava l'ora al polso e accelerava il passo.

Presto sarebbero state le due di notte, il momento deciso per la riunione di tutti i Membri.

Dopo aver camminato per qualche altro minuto, la figura si fermò davanti a un enorme portone in quercia. Sul legno, era incisa una vecchia leggenda del Regno, nata al tempo della sua origine.

Si diceva che, centinaia di anni prima, uomini e creature magiche fossero nemici gli uni degli altri. Non perdevano occasione per attaccare briga e dare battaglia, e smettevano di massacrarsi solo quando tutta la parte nemica non era a terra, senza vita, in un bagno di sangue. Le creature magiche, chiamate anche Asfer, erano avvantaggiate, ma non per questo avevano sempre la meglio sul genere umano. Seppur senza un forte potere magico, una straordinaria potenza fisica e le armi migliori, gli umani riuscirono a sopravvivere e a vincere svariate volte, benché sempre con gravi perdite.

Eppure, accanto a queste avversità, si narrava anche di un gruppo che non accettava quell'inutile massacro: questi umani e questi Asfer passavano di villaggio in villaggio, di popolo in popolo, dimostrando quanto tutti i loro pregiudizi fossero fittizi e senza nessun fondo di verità. Così facendo, riuscirono a unire questi popoli in qualcosa che non si era mai visto prima di allora.

Tutto sembrava andare per il meglio, le ferite parevano essersi rimarginate, ma il Male è sempre nell'ombra, sempre pronto a irrompere nei momenti di debolezza.

Un umano del gruppo venne persuaso a bagnare quelle terre nuovamente con il sangue, e, a quel punto, tutto sembrava perduto. La pace che avevano instaurato dopo tantissimi sforzi era svanita in un solo, terrificante istante. I popoli avevano cominciato a diffidare sempre più l'uno dell'altro, a rispondere con attacchi a sorpresa, a massacrarsi di nuovo tra loro. Solo pochi erano rimasti fedeli ai loro principi, tra cui quel piccolo, ma importante gruppo da cui tutto era cominciato.

I componenti, però, erano caduti in uno stato in cui non sentivano né provavano più nulla, se non un senso di desolazione e dolore. Un loro compagno, un loro amico, li aveva traditi, ingannati e poi venduti al Male.

Le speranze, così faticosamente accese, andavano via via abbuiandosi, lasciando spazio solo alle tenebre degli animi.

Eppure, nonostante tutto quello che stava accadendo, un'umana senza poteri decise di non arrendersi, di portare ancora fiducia a quel mondo che andava lentamente sgretolandosi.

Si narrava che fosse di animo puro e nobile, bella quanto una dea, e che avesse molto a cuore il bene di tutte le creature; proprio questa sua passione alimentò la fiamma che aveva dentro di sé, una fiamma che reclamava la pace tanto desiderata.

L'umana, che portava il nome di Fawl, riuscì a sconfiggere il male e a ristabilire un fragile, ma fondamentale equilibrio. Tuttavia ogni cosa ha un prezzo, che questo sia per un tozzo di pane o per la pace tra i popoli, e Fawl pagò con la sua stessa vita.

Da allora, venivano alla luce bambine con un grande potenziale, che amavano gli esseri viventi proprio come li amava Fawl, che riuscivano a capirne anche i sentimenti più reconditi. Queste bambine, solo e unicamente umane, venivano chiamate Allevatrici.

Ma nonostante Fawl avesse dato la vita per rimediare a tale errore, il traditore, ex alleato dei fautori della pace, riuscì a scagliare una maledizione con il suo ultimo respiro.

La razza umana e le creature magiche sarebbero tornate a massacrarsi a vicenda, e questa volta niente e nessuno sarebbe rimasto in vita.


L'uomo scosse la testa. Quella vecchia favola della buonanotte era impressa nella sua memoria da quando era piccolo. Ricordava ancora la nonna, seduta accanto al camino, che gli raccontava quella stessa storia tutte le sere; ma, in quel momento, quei ricordi erano completamente inutili per lui.

Fece un cenno alle guardie ai lati del portone, mostrando la spilla a forma di drago della sua famiglia. Loro lo guardarono con sufficienza, e aprirono quei pesanti portoni, rivelando poco a poco la stanza in ombra e le persone radunate al suo interno.

L'AllevatriceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora