Capitolo 4~

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Krir e Akemi era accoccolati accanto al fuoco acceso, troppo stanchi per gli avvenimenti di qualche ora prima anche solo per tenere gli occhi aperti. Elvia li controllava ogni tanto, accertandosi delle loro condizioni, mentre teneva d'occhio l'ambiente che la circondava e, soprattutto, l'ostaggio che aveva finito per catturare nella confusione del momento.

Il ragazzo, Xerxes, aveva le mani legate dietro alla schiena e non aveva pronunciato una parola da quando Elvia l'aveva battuto. Semplicemente se ne stava a fissarla ostile, come un bambino a cui non si era comprato le caramelle e aveva messo il broncio.

Sospirò, tenendosi la testa tra le mani. Aveva fatto un casino, un casino tremendo. Ora Vinch aveva un motivo in più per inseguirli e il ragazzo avrebbe sicuramente rallentato il loro viaggio. E non poteva nemmeno abbandonarlo in quel posto: i rischi di essere attaccato erano troppo alti. Sospirò di nuovo, non sapendo che altro fare. Aveva anche una strana voglia di mettersi a piangere.

Alzò il viso verso il cielo, sperando in qualche idea. La luna non era ancora sorta, nascosta dalle montagne ad ovest, ma le stelle brillavano luminose, schiarendo quel velo blu scuro che la dominava dall'alto. Dovevano raggiungere Mystrangel, scoprire che cosa stava succedendo e poi tornare nella loro casa. Tutto questo fidandosi di Myral.

Non le andava davvero giù.

Però era sempre meglio che stare là, tesi per un pericolo che avrebbe potuto coglierli in qualsiasi momento. Al contrario, in quel viaggio, Akemi, Krir e la stessa Elvia avrebbero potuto imparare ciò che, altrimenti, non avrebbero potuto standosene al sicuro nella foresta.

Viaggiare è il miglior modo per insegnare, ma anche per imparare ed arricchire noi stesse. Tienilo bene a mente, Elvia.

Con un nuovo sorriso sul volto, abbassò lo sguardo e guardò il fuoco, che si elevava sempre più alto, come a cercare di raggiungere il cielo. Sarebbe andato tutto bene.

Ora che si sentiva più serena, il suo stomaco cominciò a brontolare, ricordandole che non mangiava da quella mattina, quando aveva ceduto e preso una di quelle splendide mele.

Prese alcune cose dalla sacca: delle erbe, della carne essiccata e qualcuno dei frutti che Myral le aveva regalato prima di andarsene. Per quella sera, avrebbero mangiato qualcosa di semplice. Lasciò da parte le erbe per Akemi, un po' di carne per Krir e prese due mele. Guardò il ragazzo e, con gesti esperti, estrasse il pugnale e si diresse verso di lui.

Xerxes spalancò gli occhi, terrorizzato per quello che avrebbe potuto fargli la ragazza che continuava ad avvicinarsi, minacciosa. Cercò di alzarsi in fretta, ma inciampò sui suoi stessi piedi, cadendo sdraiato in avanti. Prima che potesse anche solo provare a rialzarsi, la ragazza si sedette sopra di lui, impedendogli di scappare.

- Stai fermo - il ragazzo chiuse gli occhi, con il cuore che gli martellava dolorosamente nel petto. Poi un rumore, come di corde che venivano tagliate. - Okay, fatto. Ora alzati e prendi questa. Devi mangiare qualcosa, se domani vuoi essere in forze.

Elvia gli mise in mano una mela, per poi voltarsi e sedersi accanto ai cuccioli, dalla parte opposta del fuoco. Prese la propria mela e la morse, gustandone ogni boccone. Poi si sdraiò, chiudendo gli occhi.

- Non cercare di fare qualcosa di azzardato, ragazzo. Ora che sei solo, mi basta poco per fermarti. Quindi sta buono, mangia e mettiti a dormire. Altrimenti sarò costretta a legarti di nuovo - aprì un'occhio, scrutandolo. - Noi Allevatrici siamo addestrate a tutto, ricordatelo.

E chiuse di nuovo l'occhio, cadendo finalmente addormentata.

Xerxes la guardò, incredulo. L'aveva liberato, dato del cibo e ora gli dava anche l'occasione di poterla attaccare nel sonno? Fece per alzarsi, ma qualcosa, forse le ultime parole della ragazza e il tono che aveva usato, lo fermarono. Non aveva comunque senso cercare di scappare o di attaccarla: sarebbe morto in entrambi i casi.

L'AllevatriceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora