Capitolo 16~

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Merda.

Questa fu la prima cosa che Elvia pensò quando vide la porta aprirsi di scatto, rivelando l'uomo troppo attento a cercare di togliersi il mantello cremisi dalle spalle.

Con uno scatto che non era minimamente proporzionato alle sue enormi dimensioni, Arianwen la prese all'improvviso, impedendole di proferire alcun suono, e nascondendosi dall'altra parte della stanza, dietro al letto, per non farsi scoprire.

L'uomo non sembrò accorgersi di niente.

Elvia trattenne comunque il fiato. Il cuore le batteva così velocemente che temeva le sarebbe uscito dal petto. Ora era sveglia del tutto, conscia di quello che la circondava. Come aveva fatto quella specie di fermaglio ad ammaliarla così tanto?

- Non è quello il problema, imbecille – le ringhiò Arianwen nella mente. - Avrai tempo più tardi di pensare a questo genere di cose... se mai riuscirai ad uscire viva da qua. Tienilo bene a mente.

Elvia decise di non risponderle.

- Finalmente! - quella parola, detta con sollievo misto ad un pizzico d'irritazione, la fece sobbalzare, ricordandole ancora più chiaramente il pericolo a soli pochi metri da lei.

Sentì qualcosa cadere abbastanza pesantemente sull'enorme letto e qualcuno sospirare con stanchezza.

- Che disastro... proprio dopo la bella serata appena trascorsa... - era una voce roca, stravolta dalla fatica e dal sonno mancato a causa di quella notte di festeggiamenti. Una voce molto familiare a cui Elvia non riusciva ad associare il volto.

- Ahhh...! Non c'è un attimo di tregua in questo posto! - continuò, lamentandosi con tono piagnucoloso.

Elvia provò ad alzare leggermente la testa per osservare chi fosse l'uomo appena entrato nella camera. Riuscì solo a scorgere qualche ciuffo biondo a una trentina di centimentri da dove si trovavano che Arianwen la rimise giù a forza. Stavolta, però, un mugolio di sorpresa riuscì a scappare dalle labbra dell'Allevatrice.

Il giovane uomo si tirò su a sedere, osservando attentamente la stanza.

- Chi è là? - domandò con voce autoritaria.

Il materasso del letto cigolava alle mosse lente che compiva quello che era il figlio di Malcom de Sar.

La stanza si riempì di tensione, che non faceva altro che alimentare il battito sempre più svelto di Elvia, mentre quello dell'Asfer rimase calmo e lento come il ticchettio del piccolo orologio appoggiato sul comodino in legno accanto al letto.

Un altro cigolio da parte del materasso fece capire ad Elvia che il giovane si era alzato del tutto. I suoi passi risuonavano leggeri per la stanza, avvertendola del fatto che si stava avvicinando sempre di più, raggirando l'enorme letto, a dove erano malamente nascoste.

Lentamente, tirò fuori il pugnale nascosto nella manica del vestito.

Se si fosse avvicinato ancora di un passo, Elvia sarebbe stata costretta a colpirlo per impedirgli di mettere in allarme le persone del maniero.

Arianwen osservava le mosse di entrambi gli umani, sia della ragazza che si preparava al peggio armandosi, sia del giovane che si avvicinava disarmato.

Il figlio di Malcom de Sar si avvicinò ancora di un passo. Elvia si preparò a scattare, per cogliere il suo avversario di sorpresa ed impedirgli di ingaggiare inutilmente battaglia.

Un bussare concitato fece sussultare entrambi i giovani, mentre Arianwen assisteva impassibile.

- Signorino! - il cosiddetto signorino non rispose al richiamo, facendo aumentare il bussare alla porta. - Signorino! Signorino Ian! Si sbrighi! Suo padre la vuole a capo delle ricerche! Signorino Ian! - richiamò ancora, quando il chiamato in appello non rispose nuovamente.

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