Capitolo 28~

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In quel giorno di fine settembre, il sole era abbagliante come in piena estate. E tremendamente caldo.

Lorenzo cavalcava in testa al trio, la schiena dritta come se niente e nessuno, nemmeno il calore del sole stesso, potesse scalfirlo. Erika, dietro di lui, sonnecchiava sul cavallo in movimento.

Ma come diamine fanno? si domandò Xerxes, sconcertato.

Erano giorni che marciavano con quel tempo. Lorenzo aveva concesso a malincuore le soste necessarie per dormire e mangiare, e soltanto quando vedeva il ragazzo non farcela più. Spesso, dopo essersi riposati per qualche ora, lo svegliava per allenarlo, non permettendogli mai davvero di recuperare completamente.

Era stato terribile. Non gli dava pace.

Erika, al suo contrario, sembrava a suo agio, come se fosse abituata a quell'insolito ritmo di marcia forzata e non ne fosse minimamente disturbata. Insomma, riusciva a dormire sull'animale in movimento, e quella non era una cosa che si impara dall'oggi al domani.

Questo piccolo dettaglio venutogli in mente per caso, lo rese curioso. Da quanto tempo si conoscevano? E da quanto viaggiavano insieme? Come si erano conosciuti? Tutte domande senza risposta, e Xerxes sapeva solo quello che sfuggiva ogni tanto ai due e quello che aveva rivelato Vinch cinque sere prima. Si sentiva alquanto frustato da ciò.

- Ragazzo, ti decidi a muoverti? - Lorenzo lo richiamò alla realtà, facendolo sobbalzare. Si era voltato col cavallo verso di lui, e lo scrutava con un sorriso ironico sul viso.

Xerxes lo osservò, perso nei suoi pensieri. Era bello, con quei capelli castani e brizzolati che il vento muoveva con pigrizia. Il volto ben definito, gli zigomi alti e la pelle di un bel caffellate. Gli abiti che ne fasciavano i muscoli alla perfezione, sottolineandoli il bacino stretto e le lunghe gambe, lo rendevano ancor più affascinante. Gli occhi, poi, così azzurri da non sembrare veri, erano ciò che lo sorprendeva e sconcertava di più ogni volta che Lorenzo gli rivolgeva uno sguardo.

Aveva un sorriso luminoso e intrigante, spesso ironico quando si rivolgeva a lui, ma sempre dolce per Erika. Ma, allora, perché quegli occhi così belli non brillavano come quel sorriso?

Guardò Erika, che in quel momento sbadigliava sonoramente e lanciava sguardi assonnati ovunque intorno a lei. Xerxes si era accorto come la mezzelfa sorrideva al soldato quando lui non la guardava: dolcemente, ma con una nota triste negli occhi.

Ciò lo destabilizzava, e non faceva che creare una domanda dietro l'altra a quelle che già aveva. Però, tra quella moltitudine, una sola emerse per avere la sua completa attenzione.

Cosa li aveva spinti a viaggiare insieme?

XxxxX

- Ẻ sicuro di quello che dice?

Quella era la terza volta che lo domandava, ma Xerxes non riusciva davvero a crederci.

Il contadino che aveva davanti sollevò gli occhi al cielo, esasperato. Possibile che quel ragazzo non capisse? Riprese da terra gli attrezzi da lavoro, pronto a chiudere una volta per tutte quel discorso. Ne aveva piene le tasche.

- Ti dico di sì. È passata un paio di mesi fa, ormai. E no – aggiunse svelto, quando vide Xerxes pronto a ribattere. - Non ci provare. Ne ho abbastanza di te.

- Papà! - urlò un bambino, correndo verso di loro. Indossava abiti usati, forse dai fratelli o da cugini più grandi, che gli stavano enormi, non adatti a lui.

L'uomo sospirò, scocciato. - Cosa vuoi anche tu, Margus? Non hai delle cose da fare?

Il bambino lanciò un'occhiata veloce al padre, senza curarsi troppo di lui, e rivolse uno strano sorrisino al trio composto dall'ex Cacciatore, dal soldato e dalla mezzelfa.

L'AllevatriceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora