Capitolo 41~

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Manuel uscì dalle terme con un'espressione soddisfatta sul volto. La breve pausa che si era concesso era stato un vero toccasana e lui non poteva essere più grato di così ai Signori di Nardasia.

In più ho trovato anche un bel ragazzo a farmi compagnia, pensò, sbuffando divertito a quei pensieri.

Le mani nelle tasche e il passo cadenzato, la sacca con i panni sporchi che penzolava al suo fianco e il volto rivolto verso il cielo: così il giovane uomo si muoveva tra vie del tutto a lui familiari.

Totalmente soddisfatto, ecco come sto.

Si sentiva come in un brodo di giuggiole, espressione che aveva bellamente rubato a uno dei tanti poemi che i pochi Accademici di sesso femminile si passavano in gran segreto. Se solo Rocher ne fosse venuto a conoscenza... Manuel non poteva far altro che ridere al solo pensiero.

Non era facile ottenere la sua attenzione, ma una volta che metteva gli occhi su qualcosa allora era fatta; e quel qualcosa prendeva il nome dello straniero norreno. Xerxes lo aveva subito stregato con quel suo comportamento infantile, il modo in cui muoveva il peso da un piede all'altro davanti alle terme. In quel momento aveva pensato fosse uno dei tanti ragazzini che aveva deciso di mettersi in viaggio, e che sarebbe stato una distrazione decente alla sua tesi. Invece, era stato totalmente ingannato.

Nello spogliatoio lo aveva svestito quasi per gioco, solo per godersi il rossore che gli avrebbe tinto le guance. Era rimasto basito dal corpo allenato che nascondeva sotto le vesti, ma, quello che più aveva attirato i suoi occhi, erano le cicatrici che lo solcavano come piccole e sottili linee bianche. In particolare, ve ne era una più grande delle altre, proprio vicino al cuore. Il ragazzo aveva distolto lo sguardo, una smorfia sul volto, quando il silenzio aveva preso il posto delle allegre voci di soli pochi minuti prima.

Manuel non poté che rimanere ancora più amareggiato di quanto non fosse già. Il loro sistema non funzionava, non andava, e chi ne doveva sopportare le conseguenze erano i bambini, i giovani come Xerxes... tutti pagavano per qualcosa che non avevano mai domandato.

Questo era uno dei motivi che lo aveva reso ossessionato dallo studio.

-    Non fare quella faccia – Xerxes lo aveva guardato fisso negli occhi, i suoi di un blu limpido. – Molte mi ricordano cose orribili, ma questa – disse, appoggiando la mano destra proprio sulla cicatrice vicino al cuore, nella voce un leggero velo di emozione – questa è la cicatrice di cui vado più fiero.

Manuel era stato colto alla sprovvista. Non si aspettava di certo una determinazione simile da quello che aveva etichettato al primo sguardo come il solito ingenuotto.

Mai giudicare un libro dalla copertina, e con questo detto che suo padre gli aveva sempre ripetuto fino alla nausea, Manuel si era diretto alle vasche, raggiungendo lo straniero norreno che era scappato alle sue grinfie. Si sentiva euforico, forse fin troppo. L'ultima volta che si era sentito così lo aveva portato a cambiare totalmente i propri interessi e a concentrarsi del tutto sulla figura mitologica delle Allevatrici, l'argomento principale della sua tesi.

Aveva deciso di tenere tutti all'oscuro a riguardo di quel cambiamento, ma in molti si erano accorti di quanto tempo passasse nella sezione più antica della Biblioteca. E il professor Willmston era stato il più acuto di tutti.

Manuel tirò un calcio all'aria, la fronte corrucciata. Lo riempiva di rabbia sapere che il suo capolavoro era stato sciupato in pochi secondi da quello studioso dall'età indefinita. C'era anche chi reputava fosse vecchio quando la Biblioteca stessa, ma ciò andava contro a ogni logica. Quale umano viveva per più di mille anni? Le creature magiche avevano sicuramente una durata vitale maggiore, ma raramente riuscivano a superare i duecento o i trecento anni.

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