Capitolo 40~

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Xerxes sollevò la testa verso il cielo e prese un respiro profondo, gli occhi chiusi per imprimersi meglio quella sensazione nell'animo, una mano sul fianco e l'altra a tenere la solita sacca di tela sulla spalla. Assaporò quell'attimo con attenzione, come se fosse la cosa più preziosa al mondo e sorrise, soddisfatto con se stesso. 

I passanti forse lo prendevano per pazzo, ridendo alle sue spalle, o lo compativano per l'aria esaurita che sembrava emanare quel giovane ragazzo; ma al soggetto in questione non poteva fregare di meno.

- Finalmente... - sussurrò, e quella parola sembrò gasarlo maggiormente.

Nardasia non era famosa solo per l'enorme Biblioteca che raccoglieva il maggior numero di volumi, manoscritti e memorie che l'intero Continente potesse contare, ma anche per essere una delle città più benestanti, tanto che era sempre in cima ai "Posti da visitare almeno una volta nella vita", sondaggio che veniva riproposto ogni tre anni sotto l'attenzione dei cittadini del Regno. Era una piccola gara che era nata come divertimento ma che, nel corso degli anni, aveva portato a una maggiore rivalità tra le varie città e a diversi dissapori.

Da vent'anni a quella parte, i Signori che la amministravano erano molto pignoli per quanto riguardava l'igiene e avevano instaurato un sistema molto efficiente a riguardo. Un sistema fognario più moderno, che aveva impedito la diffusione di epidemie che avevano invece decimato altre città più ricche; una rete di acquedotti che, insieme alle nuove teorie degli Accademici, aveva portato un maggior raccolto: queste erano solo poche delle innovazioni che era scaturite dalla rivalità che la gara aveva sollecitato. Tra di esse, però, una in particolare aveva subito spopolato tra i cittadini e che aveva attirato immediatamente l'attenzione di Xerxes.

Il loro obbiettivo era quello di dirigersi a Nord, e Nardasia si trovava proprio lungo la loro strada. Erika si era dimostrata subito entusiasta di poterne visitare la Biblioteca, e Lena aveva sospirato di sollievo quando il pensiero di un letto caldo si era insinuato nella sua mente. Lorenzo, invece, aveva sollevato le spalle, disinteressato. Non era il tipo che si faceva esaltare da una città, ma era comunque contento di passare qualche giorno a riposo. Avevano percorso davvero troppi chilometri, troppe strade, e il freddo aveva fatto il suo, rendendo il viaggio più faticoso di quello che si fosse aspettato.

Xerxes aveva esultato dentro di sé, e i giorni che avevano preceduto il loro arrivo in città erano stati pieni di allegria e spensieratezza, nonostante il candore della neve facesse loro da sfondo.

- Eheheh – ridacchiò ancora. Se solo avesse potuto, avrebbe toccato il cielo con un dito. – Finalmente posso.

Nardasia era circondata da una barriera magica, tenuta su dagli Accademici che avevano sangue di Asfer dentro di sé, e che serviva a mitigare il freddo perenne che sembrava non voler mollare la presa su tutti loro. E, al centro della città, si trovava una delle terme più grandi che un uomo potesse mai sognare. Xerxes ancora stentava a credere che, nonostante l'avesse davanti agli occhi, fosse aperta a tutti, cittadini e viaggiatori, in cambio di quelli che al ragazzo sembravano ben pochi spicci.

Abbassò lo sguardo e lo fissò sul grande edificio che faceva da ingresso alle teme. – Mi sembra un sogno... -sussurrò ancora, il fiato che sembrava mancargli per l'emozione.

- Il sogno è realtà a Nardasia, ragazzo – fece una voce alle spalle.

Xerxes si voltò, sorpreso, e si ritrovò un uomo accanto. Era più alto di lui di una buona testa, e sembrava essere sui venticinque anni, ma le occhiaie e il volto stanco – di chi non si fa una buona dormita da diversi giorni – lo facevano più vecchio. Gli sorrise debolmente, e Xerxes vide nei suoi occhi chiari un luccichio che lo fece ritrarre leggermente. Passione, ossessione... un'emozione così forte che lo fece vacillare.

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