Eighteen

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O D I A T E M I

A una settimana dalla dichiarazione di Robert le cose sembravano essere cambiate radicalmente.

Nessuno sorrideva, rideva o si azzardava a fare un qualsiasi tipo di battuta per alleggerire la situazione.

Derek e Scott insieme a Deaton avevano pensato ad un piano per distruggere l'organizzazione degli Argent, impedendo così che altri poveri orfani venissero trasformati.

Robert veniva spesso a casa Stilinski, cercando naturalmente di non farsi troppo notare, ma non accadde nemmeno una volta che i nostri sguardi si incrociarono, per quanto lui tentasse di avvicinarsi a me.

Ma non era l'unico problema, anzi, il pensiero di Robert non occupava che l'anticamera del mio cervello, al contrario di Stiles, che sembrava aver preso posto fisso nella mia mente.

Da qualche giorno era come se si fosse creata una barriera tra noi: non ci parlavamo, non ci guardavamo, stavamo nella stessa stanza per almeno cinque minuti e poi lui se ne andava.

Non capivo che avesse contro di me, ma ero decisa a scoprirlo, anche se mi mancava il coraggio di andargli a parlare.

In più, lui era cambiato: non parlava con nessuno, mangiava a stento, e mi mancava vedere il suo solito sorriso illuminargli il volto.

Ormai lo vedevo solo in rari momenti, molti dei quali passati a sentire Malia urlargli dietro quanto fosse diventato assente.

Lui nemmeno controbatteva, come se ormai non avesse le forze di farlo, e non disse nulla nemmeno quando Derek ci illustrò il suo piano definitivo, che era una sorta di incitamento alla mia morte.

"Robert farà finta di aver catturato Madison durante un combattimento, e mentre lei entrerà trasmetterà in forma telepatica tutte le informazioni a Jakob così da permetterci di conoscere meglio l'ambiente a casa Argent. La notte stessa entreremo anche noi, e libereremo Madison e gli altri ragazzi e daremo una bella lezione ai cacciatori."

Il piano sembrava sicuro e tranquillo spiegato dalla voce atona di Derek, ma dentro di me sembrava che una bomba stesse per esplodere.

"Perché non posso andare io?" Chiese Jakob, prendendo la mia mano nella sua, sembrava davvero preoccupato.

"Tu sei troppo debole, non appena ti vedranno ti uccideranno perché non sopporteresti altri esperimenti." Spiegò sempre Derek "Madison invece è perfetta."

Annuii, non sarebbe servito ribattere, e spostai lo sguardo su Stiles, che se ne stava a sguardo basso seduto sul divano, quasi aspettandomi che da un momento all'altro si alzasse per prendere le mie difese come al solito.

Ma non lo fece, e sentii un pezzo del mio cuore disintegrarsi.

"Il piano inizierà domani mattina, quindi meglio se ci andiamo a riposare." Annunciò Scott, seguito subito dal consenso di tutti, che presto lasciarono la stanza in silenzio.

"Ci penserò io a te, non ti succederà nulla." Mi sussurrò Robert prima di uscire, e come risposta mi limitai a sorridergli.

Jakob mi diede un bacio sulla guancia, segno che se ne stava andando a dormire anche lui, e lasciò la stanza.

Pensavo di essere rimasta sola, ma quando alzai lo sguardo mi accorsi che Stiles era ancora immobile sul divano.

"Stiles" lo chiamai "Tutto bene?"

Non disse nulla, e mi avvicinai appena "Stiles?"

Alzò lo sguardo di colpo, come se lo avessi preso di sorpresa "Eh? Ah, sei tu."

Lo guardai perplessa, ma che gli stava succedendo?

"Stai bene?"

Annuì "Si, sono solo stanco."

"Vuoi che ti lasci solo?"

Scosse il volto, sorprendendomi, e mi fece cenno di sedermi al suo fianco.

"Sei preoccupato per il piano?"

Annuì, ancora non era di molte parole.

"Andrà tutto bene, tranquillo."

I suoi occhi si alzarono nei miei, e mi paralizzai nel vederli rossi e lucidi.

"Stiles, che succ-?"

Non feci in tempo a finire di parlare che le sue labbra furono sulle mie.

Fu un bacio ancora più inaspettato di quello con Robert, ma mentre con quest ultimo appena mi resi conto di che stesse succedendo, quello con Stiles attivò ogni cellula del mio corpo, che sembrava aver preso fuoco.

Quasi involontariamente, portai una mano alla sua guancia, e poi tra i suoi capelli, che erano morbidi come li avevo da sempre immaginati.

Lui mi cinse i fianchi, spingendo lentamente i nostri corpi su un fianco, facendo finire entrambi coricati petto a petto sul piccolo divano.

Non riuscivo a capire che stesse succedendo, non sapevo ne perché gli stavo dando corda e nemmeno perché non volevo farlo smettere.

Volevo solo che il tempo si fermasse in quel preciso istante: nessun pensiero, le sue mani su di me, le mie labbra sulle sue e i nostri cuori che battevano così forte che sembrava volessero uscire dal petto.

Quasi inavvertitamente i nostri denti si scontrarono, ma non me ne accorsi realmente fino a quando non sentii Stiles spalancare gli occhi e bloccarsi.

Mi fermai a mia volta, aprendo con calma gli occhi quasi con la paura di vedere la sua reazione.

"Scusa" sussurrò ad un soffio da me "E' stato solo uno sbaglio."

Gli occhi mi si annebbiarono, e il cuore, che prima sembrava volesse strapparmi il petto, ora quasi sembrava immobile.

Mi alzai di scatto, sistemandomi i capelli ricci dietro le orecchie e mordendomi un labbro che ancora sapeva di lui.

"Maddie?" Mi richiamò, facendomi venire i brividi per aver usato il mio solito soprannome.

Mi voltai verso di lui e gli feci un sorriso, il sorriso più falso che abbia mai fatto in vita mia, e gli sussurrai un semplice "Va tutto bene".

E poi me ne andai da lui, chiudendomi in camera e sperando che tutti i pensieri rimanessero chiusi fuori.

Ma naturalmente era impossibile riuscire a dormire senza problemi quando dormi nella stanza della persona a cui non vorresti pensare.

Affondai la testa nel cuscino, ma poi mi accorsi che portava il suo profumo, e lo gettai via, lasciandomi andare sul materasso piatto e cercando di affogare le mie lacrime.

Non capivo perché il rifiuto di Stiles mi stesse facendo stare così male, alla fine lui non aveva mai dato segni di interessamento a me, e io non avevo mai pensato che per lui provassi qualcosa di speciale.

Ma erano bastate cinque parole a distruggermi, un semplice "E' stato uno sbaglio" aveva frantumato il mio cuore già troppe volte scalfito.

Le lacrime presero a scendermi velocemente lungo le guance, e mi portai una mano alla bocca per evitare che Jakob riuscisse a sentire i gemiti leggeri.

Non sapevo a che pensare, non sapevo che fare: forse sarei dovuta davvero andarmene da quel posto come avevo detto a Jakob.

Alla fine era lui la mia famiglia, non quelle poche persone che conoscevo a Beacon Hill, e ora nemmeno il legame con Stiles era una buona ragione per rimanere.

Dovevo andarmene, avevo deciso, e lo avrei fatto non appena tutta quella storia con gli Argent sarebbe finita, nei migliori dei giorni da li a qualche giorno.

Me ne sarei andata e avrei dimenticato tutto, una seconda volta, e avrei iniziato una nuova vita, felice e senza problemi questa volta.

Ne ero certa, e quella notte mi addormentai con un'unica certezza: sarei stata felice solo lontana da Beacon Hills e da Stiles Silinski.

#nosense

Questo capitolo non ha nessun senso ma mi andava di scriverlo.
Mhm, che ne pensate?
Sono curiosa di sapere i vostri pareri c:
A presto,
Giulia.

She wolf {s.s.} Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora