EXTRA: 2 - Revenge

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Quel giorno era iniziato nello stesso modo in cui erano soliti iniziare tutti gli altri.

Stavo fumando la mia sigaretta mattutina, muovendo leggermente i miei piedi contro il muretto su cui ero seduto e guardando gli altri studenti nel cortile.

Era la stessa storia ogni giorno, e in quel cortile avevo visto cuori infranti, anime ricongiunte, amicizie che non smettevano di procurare sorrisi.

E poi, in un angolo, c'ero io, che provavo a non rovinare quel piccolo angolo di anime che stavano vivendo al massimo, in un modo così forte che pensavo che un po' della loro vitalità si potesse trasmettere anche un poco sulla mia pelle.

Ma questo non avvenne mai.

"Stiles, Stiles!"

Una voce conosciuta arrivò alle mie orecchie, mentre una chioma riccia e scura mi correva incontro.

Era Jakob, una delle persone che facevo più fatica a vedere in quei giorni, perché lui era strettamente legato a lei, più di quanto lo fossi mai stato io.

"Stiles!" Urlò, ancora, correndomi incontro.

"Che c'è?" Sbottai, aspirando un po' di fumo così da avere abbastanza nicotina in circolo da sostenere una conversazione.

"Abbiamo una pista." Disse, recuperando il fiato "Sono riuscito a rintracciare Luke."

Luke Argent, il superstite degli assassini che me l'avevano portata via.

Avevo ucciso Robert con le mie stesse mani, picchiandolo a morte, ma non mi sentivo la coscienza sporca.

Luke, invece, si era come volatilizzato, e pensavo che la mia sete di vendetta sarebbe rimasta sempre intoccata.

"Dov'è?" Chiesi, gettando la sigaretta a terra e scendendo dal muretto.

"Sono riuscito a ricevere delle informazioni relative a dei ragazzi orfani scomparsi ad Adelaide, in Australia, e indagando ancora su questi rapimenti sono arrivato ad un nome."

"Argent." Dissi, sospirando.

Era andato fino in Australia, ma anche lui sapeva che lo avrei raggiunto, prima o poi.

"Gli altri lo sanno?" Chiesi, e Jakob annuì.

"Bene, partiamo domani." Annunciai, camminando verso l'entrata della scuola.

Jakob sgranò i suoi occhi, seguendomi "Non possiamo partire, non abbiamo ancora un piano!"

Scossi le spalle, cosa poteva fregarmene?

"Abbiamo già fatto fuori una volta i suoi seguaci, ce la faremo ancora."

Pensai per un istante a tutti quegli orfani rapiti, anche loro avevano qualcuno che li stava cercando? Che sperava nel loro ritorno?

"Non possiamo perdere tempo." Dissi, e Jakob sospirò, avvicinandosi "Manca anche a me, sai? Madison era mia sorella."

Rabbrividii a sentire quel nome, non lo pronunciavo da mesi.

Lo guardai male, ma lui sostenne il mio sguardo "Andrò a parlare con Scott, proverò a convincerlo."

Era molto serio, e non disse più nient altro, andandosene via, probabilmente per riferire a Scott della mia insanità mentale.

Ma a me non interessava, perché io sarei partito in un modo o nell'altro.

E, per l'appunto, il giorno dopo eravamo tutti in partenza per l'Australia.

Lydia sbuffava di continuo, perché secondo lei stavamo facendo qualcosa di insensato, ma avevo smesso di ascoltarla quasi subito.

Perciò, dopo un po', si arrese anche lei e si lasciò coccolare da Aiden, mentre io cercavo di ricordare che cosa si provasse ad avere qualcuno di cui doversi prendere cura.

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