EXTRA 1: Hurts

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Extra 1: Hurts

Stiles

Parole, parole e parole.

Mi avevano detto così tante parole in quei giorni: parole insulse, parole giuste, parole fuori luogo, ma nessuna di queste era davvero utile.

Tranquillo, passerà.

Anche io ho perso mio nonno, fa male, ma datti tempo.

Prima o poi le ferite si rimargineranno.

Erano passati cinque mesi e no, il mio cuore ancora sanguinava.

Mi avevano salvato dalle fiamme, ma non dalla sofferenza.

Io non piangevo più, e per molte persone questo sembrava un passo avanti, ma in realtà avevo smesso sol perché dentro non mi era rimasto nient altro se non il vuoto.

Le mie giornate erano lente, e non facevo nient altro che svegliarmi, andare a scuola e tornare a letto.

Non andavo più al cimitero, anche se l'unico modo che avevo per rivederla era proprio la foto sulla sua lapide.

Mi ero maledetto così tanto, perché non le avevo mai scattato una foto?

Almeno per poter portare sempre con me quel bellissimo sorriso.

Ma non l'avevo fatto, e ora mi rimaneva solo il nulla.

"Stiles, è pronto da mangiare." Mio padre era sulla soglia della porta e mi fissava, probabilmente non avevo un bel aspetto dato che stavo steso sul letto come una salma.

Come si esce dal labirinto del dolore?

Mi alzai lentamente, seguendo mio padre verso la cucina e iniziando a giocare con il cibo.

Non mangiavo più molto, ed il mio corpo, da tonico e sportivo, era diventato magro e fragile.

Ovviamente, ora non potevo più correre dietro agli assassini o indagare, ma non ne sentivo la mancanza, perché se non c'era lei al mio fianco, nulla aveva più senso.

"Scott mi ha chiamato prima." Mi disse mio padre, mentre continuava a studiare i miei gesti "Dice che non rispondi mai al telefono."

"È spento." Ammisi, tanto lei non mi chiamerà mai.

Lo sceriffo non disse nulla, e io tornai semplicemente in camera, chiudendomi dentro.

Mi inginocchiai a terra davanti alla finestra e mi misi ad osservare le stelle.

Lei era la sopra da qualche parte, dovevo solo trovarla.

Chiusi gli occhi, e dopo qualche minuto mi addormentai, ancora sul pavimento e con la luce della luna che mi colpiva la pelle come una carezza fredda.

Riaprii gli occhi, di scatto, verso le quattro del mattino.

Ero tutto sudato e in preda agli spasmi.

Mi passai una mano tra i capelli sudati, e pensai era solo un incubo.

Era un incubo perché c'era Robert Argent insieme a lei, e si baciavano, prima che lui le piantasse un coltello nella schiena.

Diedi uno sguardo alle stelle, e loro erano ancora li a guardarmi, come una triste consolazione.

Mi stesi a letto, cercando di respirare lentamente, e dopo qualche secondo richiusi gli occhi, e questa volta sognai lei, lei che mi chiamava e correva felice tenendomi per mano.

Finalmente stavo bene, ero felice, ma come ogni sogno, ebbe fine, e di tutta quella felicità mi restò solo il ricordo.

Sospirai, iniziando la solita routine mattutina.

Alzarsi, doccia, far finta di mangiare, andare a scuola.

In ogni più piccolo gesto avvertivo la sua mancanza, e questa sensazione stava diventando sempre più soffocante, come se vivessi con un coltello piantato nel cuore, e in ogni secondo oltre al sangue, perdevo un poco della mia anima.

Quel giorno avrei dovuto morire, ma mi avevano fermato e rinchiuso in casa per un mese, facendo guardia alle mie mosse anche di notte.

Poi c'era stata la strizza cervelli, che probabilmente non era così brava nel suo lavoro perché ero riuscita a farla commuovere al primo incontro.

O, forse, semplicemente la sofferenza non era per tutti.

Avevo anche iniziato a fumare, perché quello era l'unico mezzo concesso che mi era rimasto per morire.

Per l'appunto arrivai a scuola con la sigaretta accesa ancora tra le labbra, mentre professori e studenti mi fissavano come un animale dello zoo.

Ora non ero più Stiles - il ragazzo intelligente che prende A senza studiare, ero solo Stiles, un ragazzo vuoto.

Gettai la sigaretta fumata fino al limite concepibile e mi sedetti al mio posto, e dopo qualche minuto Scott aveva preso posto al mio fianco.

Mi guardava preoccupato, ma nemmeno i suoi poteri sovrannaturali potevano alleviare il mio dolore, o riportarmela.

"Hai bisogno di qualcosa, Stiles?"

Lo guardai, ma non dissi nulla, perché tanto già aveva capito.

Io avevo bisogno di lei, del suo tocco sulla mia pelle, e dei suoi baci.

Delle sue labbra, avevo solo un vago ricordo.

Se solo quel giorno non mi fossi fermato, se l'avessi baciata con tutto l'amore che potevo, se fossi stato più convincente, forse lei non sarebbe mai andata via con Robert, e ora ci sarebbe lei al posto di Scott, a sorridermi.

Tornai a guardare il mio libro, chiuso da mesi, mentre il professore spiegava qualcosa che non ascoltai.

Ormai nulla aveva più senso, nemmeno vivere.

Perché da tutto quel dolore non ci si poteva uscire.

Angolo autrice

Che sofferenza, davvero

Giuro che non saranno così i prossimi capitoli

Domani devo tornare a scuola ma non ho sonno, perciò ho provato a scrivere questo, beh, schifo

Teoricamente gli extra dovrebbero essere o 3 o 4, devo ancora decidere

In ogni caso, ditemi che ne pensate!! Perché davvero mi mette un po' in ansia questo "sequel" hahaha

In ogni caso, a presto, e buon ri entro a scuola/lavoro :)

Giulia

She wolf {s.s.} Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora