Capitolo 6

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Il ponte d'oro

Fabio viveva a Scilla, un piccolo paese della Calabria famoso per essere nominato nell'Odissea di Omero e per essere il punto più vicino alla Sicilia. Da quando era nato aveva sempre immaginato un ponte color oro che lo portasse dalla parte opposta delle acque per fargli esplorare le vastità di quell'isola di cui sempre aveva sentito parlare. Fin da bambino quando si fermava affascinato ad osservare il tramonto i fasci di luce che si formavano riuscivano a farglielo intravedere.

Un giorno era seduto davanti a quello spettacolo e vide un giovanotto avvicinarsi a lui incuriosito. Il ragazzo si avvicinò e gli chiese se poteva fargli un favore: se poteva descrivergli quel momento perché purtroppo da qualche giorno aveva problemi alla vista e non sapeva se sarebbe riuscito più a vedere così tanta bellezza. Il piccolo Fabio fu molto felice di mostrargli ogni dettaglio e di parlargli del suo paese e del suo sogno di sempre. Quando il sole scese a riposare del ragazzo non c'era più nessuna traccia. Fabio non ci fece caso e tornò a casa.

Crescendo decise di restare e acquistò un piccolo appezzamento di terra per coltivare e aprire un agriturismo. Ogni giorno scendeva per i campi a raccogliere frutta e ortaggi per i suoi commensali. Tante erano le persone che passavano da li e quindi i suoi affari andavano più che bene.

Un giorno lo chiamarono per una prenotazione. Dicevano che sarebbe arrivata a Scilla una persona molto importante e che avrebbe alloggiato li da lui per godersi i sapori della buona terra e il panorama straordinario sul mare e sulla Sicilia. Gli chiesero di non menzionare a nessuno di questa cosa perché quest'uomo aveva bisogno di riposare e non voleva essere disturbato. Fabio però non riusciva a togliersi dalla testa una cosa. Pensava che finalmente fosse arrivata la sua occasione e che grazie a questa persona poteva realizzare il suo sogno del ponte d'oro. In effetti la zona di Scilla era la più adatta e se fossero riusciti a realizzare una struttura piccola e fiabesca, nessuno sarebbe stato contrariato e Fabio avrebbe finalmente realizzato il sogno di raggiungere l'isola.

Finalmente arrivò quel giorno. Era il presidente della repubblica italiana, accompagnato da auto di scorta e guardie del corpo. Arrivarono davanti al casale, controllarono che non ci fossero pericoli e lasciarono il presidente sul viale. Fabio con molta premura prese la sua valigia e lo accompagnò alla sua stanza. La notte non riuscì a dormire preso come era dal suo progetto e dalla possibilità di poterlo finalmente realizzare. La mattina incontrò il presidente, ma non sapeva davvero da dove cominciare. Ma fu lui a parlargli: << Ciao Fabio come stai? Non ti ricordi di me vero? >> Fabio rimase senza parole. << E' passato molto tempo ma io non ho dimenticato la tua gentilezza sai? >> << Quanto belle erano le tue storie e quanto bello fu quel tramonto! >> Fabio rimase ancora in silenzio e dopo pochi secondi scoppiò in lacrime. Tanto era stata la tensione per quell'incontro, ma ancora più forte era l'emozione che stava provando mentre gli tornava alla mente quell'episodio.

<< Mi scusi >> disse Fabio. << Per prima cosa mi perdoni per non aver ricordato, sono proprio uno stupido! Quindi non siete certo qui per caso? >> Il presidente prese la parola: << In effetti devo dirti la verità: in tutti questi anni non ho mai dimenticato quel ragazzo ed il suo grande cuore. Stavamo in auto con i miei collaboratori per raggiungere dei cari amici a Reggio Calabria, e sul cartello autostradale ho visto la scritta Scilla. Mi è tornata subito in mente quel pomeriggio di ormai 40 anni fa ed anche io sono scoppiato in lacrime >>.

<< Quindi >> disse Fabio, << è passato qui solo per me? Per cercarmi? >>

<< Ma certo. Come potevo perdere un'occasione del genere! Siamo scesi in piazza e abbiamo chiesto subito di te, ma non conoscendo il tuo nome ho raccontato la storia pazza del tuo ponte, e allora mi hanno subito indirizzato qui da te. >> Si fermo un attimo pensieroso e poi continuò dicendo: << Gli anni sono passati, ma tu porti nel cuore ancora questo sogno vero? Vorresti che chiunque possa avere la possibilità di scavalcare questo piccolo pezzo di mare e raggiungere quell'isola? >>

<< Si >> disse Fabio, << sarebbe veder realizzato un mio sogno. Ma il ponte adesso sarebbe anche un modo per dimostrare alle persone che i sogni anche quelli più strani possono essere realizzati e che non bastano chissà quanti litri di acqua per separarci dai nostri desideri. >>

<< Vedrò quello che posso fare, ma intanto grazie per avermi ospitato e teniamoci in contatto >>

I due si strinsero in un abbraccio fraterno come se non volessero più dimenticarsi l'uno dell'altro.

Dopo pochi mesi il presidente chiamò per sentire Fabio, ma rispose una sua zia. Gli dissero che Fabio aveva avuto un grave incidente in bicicletta e che era in coma da qualche giorno. Gli disse anche di averlo riconosciuto e che Fabio in quei mesi aveva parlato tanto di lui e di come fossero amici. La zia con voce molto abbattuta gli disse: << Fabio le vuole molto bene >>.

Si precipitò subito li e raggiunse il suo caro amico. Era sul lettino con un sorriso da bambino attaccato ai macchinari. Il presidente gli si avvicinò e comincio a sussurrargli in un orecchio:

<< Sai Fabio da quando ci siamo visti l'ultima volta sono cambiate molte cose. Ho parlato di te in parlamento e ho raccontato il tuo sogno. la maggior parte dei colleghi mi ha preso per pazzo e mi ha detto che non si potrà mai realizzare un'opera così qui a Scilla e neanche in nessun altro posto. La cosa che più mi ha colpito non è stato il rifiuto, ma più che altro il fatto che queste persone non riescono più a sognare come i bambini. Sono degli adulti spenti e lontani dalla bellezza che può dare immaginare e desiderare qualcosa per se stessi. Io come presidente pensavo di essere arrivato all'apice della mia carriera, di essere realizzato. Ma ho capito che sei stato tu a darmi molto di più in 10 minuti quel giorno, che tutta questa gente e la mia carriera in 40 anni. Tu sei un angelo e meriti di avere questo e tanto altro. >> Appena finì di pronunciare queste parole davanti ai loro occhi si accese una luce abbaiante e intensa. Il presidente di girò verso Fabio e lui era lì con gi occhi aperti che lo guardava con immensa gratitudine. In sotto fondo si sentiva una musica dolce e senza tempo. Fabio prese la parola: << Caro amico mio, ti stavo aspettando. Non avrei potuto mai partire senza averti visto l'ultima volta. Vieni con me verso la finestra e guarda. Vedi lì dove eravamo tanti anni fa? Guarda bene cosa stanno costruendo per me. Il mio ponte. Ciò che l'uomo non ha voluto realizzare, adesso c'è. C'è e mi porterà in luogo di pace e da li pregherò per te e per tutta l'umanità affinché ognuno possa avere per se il proprio "ponte". Non dimenticarmi caro fratello mio e non piangere per me, perché io sono più vivo adesso che mai. Addio >>

Fabio volò dalla finestra verso il ponte accompagnato da una schiera di angeli. Attraversò quella striscia di terra color oro sostenuta da fasci di luce e fiori di ogni colore e lucentezza. Si girò per un ultima volta sorridendo e poi scomparve nella luce.

Tutto si spense in un attimo: Fabio nel letto di quell'ospedale, i macchinari, la luce intensa. Ma nel cuore del presidente era nata un'altra vita. Una vita di speranza e di amore che mai aveva provato. Doveva essere triste per aver perso il suo amico, ma invece era pronto ad affrontare qualsiasi cosa. Aveva avuto il dono più grande di tutta la sua vita e adesso era pronto a viverla sul serio. Da presidente avrebbe dato il messaggio di speranza che tutti desideravano da tempo. Avrebbe dato ciò che l'umanità desiderava: una vita felice e realizzata. E tutto questo grazie ad un tramonto.

La musica della mia AnimaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora