Capitolo 4 - Lunch

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Sospirai frustrata girando per casa. Erano le sei e mezza e non avevo chiuso occhio per le misere ore che avevo passato dentro quelle mura. Sapevo che non avrei dormito, ma la proposta di Travis era stata gentile quanto insolita.

Mi buttai sotto il getto gelido dell'acqua. Era l'unico modo per far passare quello stato di stanchezza che avevo addosso e svegliarmi dal mio ipotetico sonno.

Sapevo che quelle due settimane sarebbero trascorse nello stesso modo, notti insonni e giornate al di fuori di casa, ma essere privi di una machina rendeva le cose difficili.

Spalancai le finestre del soggiorno e della cucina e solo quando la luce trapelò all'interno della stanza mi accorsi delle molteplici foto a terra. Respirai profondamente prima di raccoglierle senza guardale, o almeno ci provai.

Se i soldi che avevo guadagnato in quei anni non gli avessi spesi tutti per l'università, sarei riuscita ad affittare un appartamento non molto lontano dal campus, tuttavia qualche anno prima non ero nemmeno sicura di arrivare viva e vegeta ai 19 anni.

Sopirai spalancando anche la porta, l'aria in quella casa sembrava mancare. Sapevo fosse una mia impressione, ma chiunque fosse stato al corrente di ciò che avevo passato avrebbe avuto i miei stessi sintomi.

L'idea di chiedere a Travis di accompagnarmi a riprendere il pick up mi sorvolò la mente, infondo non pensavo di essere in grado di ripararlo ed ero sicura che lui, a differenza mia, avrebbe potuto ripararlo, ma nonostante aver cenato a casa sua, aver conosciuto la sua ragazza, che pensavo di conoscere ancora meglio di lui, e aver avuto un passaggio da lui, non significava di certo che avessimo ripreso la nostra amicizia.

L'altra opzione era chiamare un carro attrezzi, ma avrei dovuto pagare quindi l'unica cosa da fare era cavarmela da sola.

"Emily?" la voce di Karen mi fece sobbalzare talmente tanto da farmi emettere un piccolo urlo di spavento. "Scusa non volevo spaventarti" aggiunse fermandosi sullo stipite della porta. "Ho visto che c'era la porta aperta e mi sono permessa di venire, sai ieri non ti ho trovata e ho mandato Travis a cercarti non appena Kate se ne era andata, ma è tornato tardi e non ero sicura ti avesse trovata" spiegò. Travis aveva detto di essere passato per caso da quelle parti. Possibile fosse venuto lì perché sapeva che sarei andata al lago? Che fosse venuto a cercarmi? No, non era possibile.

"Non si preoccupi, è stato gentile da parte sua, ma non c'è bisogno di preoccuparsi tanto, vivo per conto mio da più di un anno ormai, apprezzo il fatto che si preoccupi per me, ma è tutto okay, davvero" Non vivevo veramente da sola, quando più con mio fratello e Connor, c'era da preoccuparsi e nulla era okay, ma andava bene così. Non meritavo la pietà di nessuno.

"Lo so Emily, per me sei come una seconda figlia e mi è difficile non preoccuparmi" sospirò.

"Probabilmente mi considera più figlia lei che mia madre" sussurrai a me stessa "Verrò a farle visita ogni volta al giorno allora o lei verrà da me se questo la tranquillizza" proposi.

"Che ne dici di venire tutti giorni a mangiare a casa, di solito a pranzo sono sempre sola e a cena raramente c'è Travis, mi farebbe piacere" dichiarò sorridendo speranzosa.

"Verrò volentieri, non tutti i giorni, ma verrò" sorrisi. Dovevo molto a quella donna, forse di più di quanto dovessi a mia madre.

"Adesso devo andare a lavoro, ci vediamo a pranzo" concluse senza lasciarmi l'opportunità di ribattere. Le avevo detto che sarei andata a casa sua, ma non intendevo quel giorno, non che avessi qualcosa da fare.

Sopirai frustrata e guardai l'ora. Avrei voluto parlare con mio fratello oppure Connor, ma c'era il fuso orario di ben 6 ore e non ero sicura mi avrebbero riposo.

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