Capitolo 8 - Buio

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La canzone "Drown" rimbombava ancora al massimo nelle cuffie quando giunsi a casa. Non ero sicura di averci impiegato solo un'ora, quanto più due, abbondanti. Sopirai entrando dentro casa e togliendo le cuffie per poi buttarmi a peso morto sul divano. Dire che ero esausta era dir poco, ma nonostante il dolore fisico che provavo, era impossibile paragonarlo, anche solo un minimo, con quello interiore.

Il campanello di casa suonò e lentamente mi alzai per andare a vedere chi fosse.

"Kate" borbottai uscendo di casa e richiudendo la porta dietro di me, mi accomandai sui gradini accanto a lei ancorai piedi.

"Scusa se mi sono presentata senza preavviso, è solo che volevo spiegarti" disse mentre le feci segno di sedersi sugli scalini della veranda incitandola a continuare. "Stavo realmente con Bryan, solo che le cose non hanno più funzionato, ho trovato conforto in Travis.." la guardai sbalordita, speravo che il conforto che avevo capito io fosse sbagliato "Intendo che è stato molto gentile con me e mi ha aiutata con Bryan" precisò.

"Senza offesa, ma non vedo come ti abbia aiutata, insomma state insieme" proferii, avevo ancora il respiro affannoso.

"Mi ha aiutata a dimenticarlo"

"Te l'ho già detto Kate, non ho bisogno che ti giustifichi, è la tua vita e le decisioni le predi da te"

"Non ti dà fastidio?" chiese facendomi rimanere di soppiatto. Mi dava fastidio? Perché mai avrebbe dovuto? Tra me e Travis non c'era nemmeno più amicizia, tra me e lui non c'era nulla.

"Perché dovrebbe darmi fastidio?"

"Sua mamma mi ha detto che eravate migliori amici una volta e..."

"Amici d'infanzia, siamo cresciuti insieme e le cose sono cambiate, ognuno ha preso la propria strada, quindi no, non mi da fastidio, sono contenta abbia scelto te come la sua ragazza" conclusi. Lei si alzò e scese i gradini.

"Mi dispiace averti mentito, ma Travis mi piace veramente" disse "E grazie di avermi ascoltata" concluse allontanandosi. Quando fu fuori dal vialetto di casa mia mi presi la testa fra le mani e respirai profondamente.

"Emily" una land rover nera si fermò davanti casa e da essa scese mia sorella chiamandomi. Salutò chiunque ci fosse al suo interno e si diresse verso di me. "Me lo ha chiesto Emy, mi ha chiesto di stare insieme" dichiarò correndo e venendo ad abbracciarmi.

"Non era mia intenzione dirtelo, ma te lo avevo detto" ridacchiai e lei in riposta fece una smorfia.

"E tu invece? Ho visto che Travis questa mattina girava per casa" alzò un sopracciglio indagatoria.

"Travis e io siamo solo amici Cassandra, ha sempre girato per casa, ad ogni ora del giorno" ribadii roteando gli occhi.

"Fidati che prima o poi sarà il mio turno di dire "te lo avevo detto", perché la vostra no è una semplice amicizia, pure Becca è gelosa di come lui ti dà attenzioni" affermò.

"Io e Travis siamo solo amici, non c'è nulla tra di noi se non un forte legame d'amicizia, non farmelo ripetere ancora" ripetei e lei sbuffò. Ed era vero, io e Travis avevamo un forte legame, ma non era amore, o almeno non quello che faceva mettere due persone insieme, era più un'amore fraterno.

"E tu non farmi ripetere che tra poco sarò io a dirti "te lo avevo detto" " concluse correndo dentro casa, al settimo cielo.

Non era successo, non aveva mai detto "te lo avevo detto", lei non poteva più dirlo in qualunque caso.

Scossi la testa per allontanare il ricordo. Perché i medicinali non facevano effetto?

"Emily?" non ero sicura che ci fosse realmente qualcuno, quanto più che fosse la mia stupida immaginazione. Alzai lo sguardo, ma quello davanti a me sembrava essere Travis, moltiplicato per tre. Scossi nuovamente la testa e chiusi gli occhi. Rimanevano sempre tre Travis. Non riuscivo a focalizzare.

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