Capitolo 10 - Killer

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"Cosa ti ha portata a tornare qui?" chiese spiazzandomi.

"Non lo so" riposi continuando ad asciugare i piatti bagnati che lei stessa stava lavando.

"E' strano, siete andati a Londra per dei precisi motivi e tu, cosa che non avrei mai immaginato, sei tornata" spiegò chiudendo l'acqua. Aveva finalmente finito di lavare i piatti. Non aveva tutti i torti, chiunque avesse saputo del mio ritorno avrebbe fatto lo stesso ragionamento, ma non sarebbe giunto alla conclusione, nemmeno io ci ero arrivata. "E' strano tutto qua" concluse dandomi tutta la sua attenzione.

Tuttavia io mi girai e continuai ad asciugare gli ultimi piatti. Non volevo parlare di quello, non volevo parlare e basta, avrei solo voluto...nemmeno io sapevo cosa volevo.

Chiusi gli occhi respirando a fondo. Quella sensazione che avevo avuto quando avevo perso i sensi era la migliore che avessi potuto avere in quei giorni. Buio e nient'altro, niente ricordi, niente foto, niente di niente.

"Dovresti tornare bionda" dichiarò e io alzai gli occhi al cielo.

"Dovrei fare molto cose e questa probabilmente è l'ultima cosa di cui ho bisogno" affermai mortificata.

"Non devi far morire il suo ricordo" Magari morissero quei ricordi. "Lei fa parte di te e anche la gente sarebbe contenta di vedere lei in te" aggiunse. Sentii le lacrime agli occhi.

"Io non sono lei Karen. Io non sarò mai Cassandra, eravamo identiche per quanto riguardava l'aspetto, ma lei non era me e ricordarla con quello che io sono ora sarebbe come disonorarla" sbottai stringendo il ripiano della cucina. "Se qualcuno la vuole ricordare va al cimitero" conclusi mentre le lacrime mi rigavano il viso.

Karen si alzò dalla sedia per venire a confortarmi, ma io mi scansai. "Con permesso" sussurrai prima di raggiungere l'esterno della casa.

Respirai molteplice volte profondamente e guardi in alto cercando di evitare che le lacrime rigassero nuovamente le mie guance. Ero troppo debole, ero troppo, ma lo stesso tempo niente.

Mi passai le mani fra i capelli furiosamente, tirando la cute di essi.

"Emily" mi richiamò. "Tutto bene?" esitò qualche secondo.

"Alla grande" ironizzai asciugandomi le lacrime e dandole le spalle.

"Che sta sucedendo?" chiese raggiungendomi. "Intendo che è la seconda volta che ti vedo piangere oggi e.."

"E niente, ho solo discusso con Brandon" mentii indietreggiando prima che potesse poggiare una sua mano sulla mia spalla confortandomi. Non volevo conforto, non volevo la pietà di nessuno.

"Mi dispiace per ieri Emily" ribadì per la millesima volta. "Ma su di me puoi ancora contare" aggiunse.

"Immagino di si" sussurrai girandomi verso l'entrata, dandole così le spalle.

"Non puoi continuare a fare così dannazione" urlò e sobbalzai. Perché quel giorno sembrava durare così tanto e peggiorare sempre di più. "Non mi hai detto di essere tornata, non mi hai detto di Travis" aggiunse.

Risi amaramente. "Cosa c'era da dire? Se ti avessi avvisata tu cosa avresti fatto? Messo in atto la tua recita per farmi credere che il tuo ragazzo fosse Brayan, se ti avessi detto che io e Travis eravamo amici da piccoli me lo avresti detto o lo avresti pregato di non dirmi nulla?"

"Non mi sembra che la vostra amicizia sia finita" precisò sorridendo amaramente. "Scherzavate e ridevate come....come se foste amici da sempre"

"Non siamo amici da sempre, lo eravamo, ma le cose sono cambiate"

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