Capitolo 9 - You're a problem

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Le palpebre erano troppo pesanti purché io riuscissi ad aprirle e quel buio per quanto inquietante fosse era calmo e privo di qualsiasi cosa.

"Emily, ti prego" sentii la stessa voce per la millesima volta, ma per quanto io cercassi di aprire gli occhi, i miei tentativi sembravano essere nulli e le mie energie troppo scarse.

"Andiamo, apri gli occhi, ti prego" di nuovo. Questa volta però cominciai a sentire il tocco di qualcuno sulla mia guancia, cosa che prima non riuscivo a percepire.

Perché il mio corpo sembrava un ammasso di pietre difficile da muovere? Perché non riuscivo a muovere un dito ne tantomeno ad aprire gli occhi?

"Ti prego Emily, so che mi senti, avanti" Tentai per la millesima volta di aprire gli occhi e quella volta ci riuscii. La luce dell'ambiente sembrò accecarmi a causa del cambiamento drastico tra buio e luce, ma pochi secondi dopo  riuscii a focalizzare.

"Emily" sussurrò Travis che mi guardava spaventato e preoccupato. Lentamente alzai una mano posandola sulla mia fronte per poi strofinarmi leggermente gli occhi. Ero ancora in garage e da quello potei dedurre di non aver perso coscienza per molto, anche se non avevo realmente perso coscienza. Non sapevo nemmeno io come definire quei momenti. "Che cosa ti sta succedendo?" chiese spostandomi una ciocca di capelli dal viso.

Era inginocchiato a terra, le sue braccia reggevano il mio busto e la mia testa e i suoi occhi erano incastrati nei miei.

"Mi dispiace" susurrai tremando leggermente. "Io....non è niente davvero" borbottai mettendomi seduta e passandomi nuovamente una mano sulla fronte e sugli occhi.

"Che cos'era quello e perché anche altre volte dai l'impressione di poter svenire da un momento all'altro?" insistette.

Mi alzai in piedi, reggendomi al mobile lì vicino, facendo finta di non averlo sentito. Non doveva accadere, non di nuovo e non davanti a lui.

"Credo tu sia in ritardo per qualsiasi cosa tu debba fare" proferii guardando il prato del mio vialetto.

"Lo sai che non portai continuare ad evitare questo argomento vero?" sbottò alzandosi da terra e raggiungendomi.

"Non c'è nessuna argomento da trattare" ribattei guardandolo e strizzando leggermente gli occhi. Avevo un forte mal di testa.

"Allora come mi spieghi questo?" E' troppo lungo e non penso ti importi.

"Non c'è nulla da spiegare" conclusi uscendo dal garage e raggiungendo la veranda.

"Se io non fossi stato lì tu cosa avresti fatto?" urlò raggiungendomi a passo svelto.

"Quello che ho sempre fatto fino ad ora, avrei aspettato di riprendere i sensi, da sola! Mi sarei rialzata da sola!" dissi con il suo stesso tono di voce.

"Non è la prima volta che ti succede non è così?" domandò avvicinandosi sempre di più a me.

"Non ha importanza"

"Si che importa cazzo, a me importa!"

"No Travis, non ti importa! Non puoi pretendere che le cose tornino come una volta e nemmeno io posso, non puoi tornare a far parte della mia vita come se tu non te ne fossi mai andato! Le cose sono cambiate, queste cose sono affar mio e non tuo! Questa è la mia vita e tu non ne fai parte, come io non faccio più parte della tua." dissi con le lacrime agli occhi.

"Sei stata tu ad essertene andata a Londra senza dire niente a nessuno!"

"Quindi stai insinuando che io sarei dovuta venire a casa tua, bussare alla porta e dirti "Ciao Travis, io e la mia famiglia ci trasferiamo a Londra" quando tu mi avresti deriso e insultata?! No, grazie, ho preferito andarmene e ricordarti per il bambino che mi voleva bene, che per me c'era sempre stato e non per quello che da un giorno all'altro ha cominciato ad odiarmi" urlai indietreggiando mentre lui si avvicinava sempre di più. "So che c'è stato un motivo a quel tuo allontanamento improvviso, ma per quanto io avessi voluto saperlo allora, ora non ha più importanza. Mi sono rassegnata alla tua assenza e nonostante io debba passare questa settimana a casa tua, questo non implica che ritorneremo ad avere un legame simile a quello che avevamo  da piccoli." conclusi arrivando con le spalle al muro.

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