Ogni persona aveva la sua ora, ma per qualche motivo non riuscivo a mandare giù quella certezza. L'unica certezza che forse avevo. Ma non potevo di certo dare la colpa al destino, se ciò era successo la colpa era mia e ogni giorno ne ero sempre più convinta. Tutto quello che mi circondava mi convinceva di ciò, a parte l'acqua cristallina che si poneva difronte a me. Il silenzio che regnava era paradisiaco e il fatto di essere da sola in quel posto rendeva il tutto più tranquillo.
Avrei dovuto ringraziarlo per avermi mostrato quel nascondiglio, ma per l'ennesima volta ero scappata. Avevo provato a risolvere i problemi, ma questi erano solamente peggiorati. Ero solamente giunta alla conclusione che scappare in quel momento era giusto, mi serviva tempo per rimettere le idee al proprio posto, per ritrovare me stessa, e a quel punto avrei affrontato i problemi. Eppure ero così preoccupata del tempo che scorreva e della mia anima che vagava da qualche parte a me sconosciuta. O semplicemente la mia anima era morta insieme a mia sorella.
"Emily" sobbalzai dallo spavento rischiando di battere la testa contro uno dei rami dell'albero, mentre il cuore accelerava notevolmente nell'udire quella voce che sembrava volermi rimproverare.
"Avevo bisogno di prendere un po' d'aria" mi giustificai mantenendo lo sguardo fisso verso l'acqua del lago. Prese posto accanto a me, mantenendo più distanza del solito.
"Mi dispiace" dichiarai dopo quella che mi sembrò un'eternità passata nel silenzio. "Non sono pazza o quant'altro, è solo che avevo accumulato troppo e......non volevo capitasse, tutto qua" mi scusai torturandomi le mani e le dita, le cui unghie erano perennemente circondata da pellicine.
"Allora come lo spieghi quello?" domandò cercando di non far trapelare la sua rabbia. Era arrabbiato, era sul punto di scoppiare e io ne ero fin troppo consapevole.
"Te l'ho detto, ho accumulato e sono scoppiata in quel momento. La rabbia mi ha accecata Travis, non ti succede mai?" il coltello era puntato vero di lui e non più verso di me. "Forse tu lo sai meglio di me, mi dispiace solo che tu fossi lì in quel momento" aggiunsi portandomi un ginocchio al petto.
"E quelle pasticche?"
"Mi fanno dormire la notte, facilitano il sonno" mentii o almeno gli spiegai il minimo effetto che avrebbero dovuto fare. Quella roba era pari alla droga, faceva bene, ma faceva male, un po' come Travis.
"C'è altro che devi dirmi oppure devo scoprirlo da solo?" borbottò staccando una foglia dal ramo di un albero che toccava terra.
"No, nient'altro, questo è tutto" tagliai corto poggiando il mento sul ginocchio e incantandomi a guardare l'acqua della cascata, infrangersi con quella del lago. Gli occhi mi bruciavano per la stanchezza e per le lacrime che per qualche motivo a me ignoto minacciavano di scorrere lungo le mie guance.
Probabilmente la giustificazione a tutto sarebbe stata la forte sensazione che avevo riguardo l'autodistruzione verso me stessa. Era impossibile uscirne, non ci ero riuscita in tutti quegli anni. Non ero sicura di riuscire ad uscirne, quanto più che avrei trascorso la mia vita in quella condanna cercando di fare il possibile purché di tenere lontano le altre persone da quel oceano colmo di demoni che mi facevano affogare lentamente.
"Perché continui ad allontanarmi?" chiese cogliendomi alla sprovvista. "Prima ti sfoghi con me poi ridi come rideva la vera Emily.
Fai un passo in avanti e dieci indietro" aggiunse. Sembrava deluso, quasi mortificato.
"Perché te ne sei andato Travis?" domandai nuovamente, non ero nemmeno sicura di poter valutare una sua risposta come una vera giustificazione.
"Emily" mi rimproverò per avergli risposto con una domanda.
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The sky's our point of view
RomansUn presente prigioniero del passato ed un futuro apparentemente inesistente.