Non mi sarei mai abituata al ritmo della vita. Le cose cambiano troppo velocemente, non abbiamo nemmeno il tempo di realizzare ciò che succede che ovviamente accade qualcos'altro.
In quel momento avrei voluto fermare il tempo.
Travis stava beatamente dormendo nonostante fuori stesse diluviando il mondo. Si era addormentato nemmeno a un quarto d'ora del film. Dopo la doccia era esausto e meno molesto.
Ormai era diventata un'abitudine dormire nel suo letto e dovevo comunque ammettere che da quando dormivo con lui facevo qualche ora di sonno in più e la cosa non mi dispiaceva affatto. C'era qualcosa in Travis che da sempre aveva il potere di calmarmi. Ogni tanto non riuscivo a non pensare a come sarebbero andate le cose se lui non se ne fosse andato. Avere qualcuno su cui contare, come lui, avrebbe reso le cose molto più facili.
Magari anche lui aveva sentito il bisogno di avermi accanto, chissà cos'aveva passato in questi anni. E se non gli ero mancata? Se lui non aveva bisogno di me nella sua vita? Forse era per quello che se n'era andato.
Lo guardai cercando di reprimere la voglia che avevo di toccargli i capelli e di tracciarli i lineamenti. Ogni tanto avevo una voglia pazzesca di avere un contatto fisco con lui, anche solo sfiorarlo.
Mi lasciai cadere sul cuscino affianco al suo, sospirando pesantemente.
Sobbalzai quando un tuono rimbombò in tutta la casa. La televisione si spense, così come tutta l'elettricità della casa e del quartiere. Era tutto normale, succedeva spesso anche quando eravamo piccoli. Di solito se succedeva prima che andassimo a dormire ci riunivamo in camera mia, muniti di candele e ci raccontavamo delle storie, preferibilmente spaventose. L'unica che riusciva a dormire era Cassandra, non la spaventavano affatto quelle storie, anzi era lei quella che ne sapeva di più. L'affascinavano le storie horror. A me terrorizzavano alla grande. In ogni caso la luce ripartiva giusto dopo una storia, avevano un generatore di riserva, alla fine era uno dei quartieri più belli quello in cui vivevamo.
«Emily» sobbalzai girando la testa verso Travis. Aveva un occhio aperto e l'altro chiuso e la testa leggermente alzata dal cuscino.
«E' saltata la luce» dichiarai mantenendo lo sguardo su di lui.
«Piove?» domandò mettendosi supino. Guardò il soffitto e subito dopo la finestra.
«Temporale» specificai guardando lo schermo della Tv completamente nero. Travis si passò le mani sul viso e sbuffò frustratamente. «Mal di testa?» doveva comunque aver bevuto un bel po' se si era comportato in quel modo poche ore prima.
«Mi sta scoppiando» dichiarò in un sussurro. Lo guardai sorridendo debolmente prima di mettermi seduta sul letto.
«Vado a prenderti qualcosa che te lo faccia passare» lo informai prima di aprire la porta della sua camera. Lo sentii dire qualcosa, ma non ci feci più di tanto caso, anche perché non ero riuscita a sentire nulla.
Raggiunsi la cucina canticchiando una canzone di cui non ricordavo minimamente il nome e tutte le parole, accompagnata dalla torcia del telefono per non vagare nell'oscurità. Dovevo ammettere che la casa così buia mi inquieteva un po' di paura, ma prima che potessi elaborare di essere scesa e risalita, ero già in camera di Travis con in una mano un bicchiere di acqua, nell'altra il telefono con la torcia e fra i denti una bustina che gli avrebbe fatto passare il mal di testa.
Nel vedermi in quelle condizioni Travis rise mettendosi poi seduto. Gli puntai la luce in faccia, sapevo gli desse particolarmente fastidio, anche perché aveva già mal di testa.
Gli rivolsi un sorriso falso facendoli capire che non c'era nulla da ridere.
«Grazie» affermò sorridendomi dolcemente. Lasciai la torcia del telefono accesa e lo posai sul letto così che potesse illuminare tutta la stanza senza dare fastidio.
«Dovrebbe farti passare subito il mal di testa, Connor dice che quelle bustine fanno miracoli» sospirai interrompendo il silenzio che si era creato nella stanza. Non che mi desse fastidio, i silenzi con Travis erano quasi sempre gradevoli. Era una di quelle persone che ti bastava avere accanto, senza il bisogno che dicesse nulla, perché il fatto che si trovasse lì con te era oltre delle semplici parole.
«Siete molto legati tu e Connor?» più che una domanda sembrava un'affermazione. Beh era una riposta più che ovvia, era come un secondo fratello per me, insomma praticamente lo vedevo ogni giorno e ci vivevo insieme. Era un persona molto solare e in un modo o nell'altro riusciva sempre a strapparmi un sorriso.
«E' tanto stupido, molto intelligente ed è il migliore amico e coinquilino di mio fratello. Ho passato molto tempo a casa di mio fratello e di conseguenza ho legato parecchio anche con Connor. Somiglia un po' a Brayan come carattere.» spiegai mentre lui fissava la polvere sciogliersi nell'acqua.
«Mi spiace essermene andato così Emily» dichiarò dopo qualche istante di silenzio che mi sembrò un'eternità.
Fissai il piumino come se potesse suggerirmi la risposta giusta da dargli. Non sapevo cosa dirgli o cosa fare. Ero così curiosa di sapere perché mi aveva lasciata così senza preavviso e allo stesso tempo volevo andare avanti senza più pensare al passato.
Ma era ancora intrappolata in quel maledetto passato che sembrava non lasciarmi andare.
Sospirai pesantemente giocando con l'orlo della maglietta che indossavo.
«Che hai fatto in questi anni Travis?» chiesi prendendo il coraggio di guardarlo. Sembrava sorpreso da quella mia domanda, tant'è che esitò un po' prima di rispondere.
Si rimise supino dopo aver posato il bicchiere vuoto sul comodino e mise le mani dietro la testa, fissando il soffitto.
«Ho finito la scuola e lavorato per aiutare mia madre con i soldi» spiegò e io sorrisi amaramente. Probabilmente non voleva aprirsi. Conoscevo Travis e potevo giurarci che in quei mesi si era cacciato in tanti guai, ma evidentemente non voleva parlarne. «Tu?»
«Scuola, azienda di papà e qualche lavoretto in giro per guadagnare un po' di soldi e ho fatto la donna di casa nell'appartamento di Brandon» ironizzai e fui sorpresa dall'attenzione che mi stava dando Travis. «Davvero, quei due messi insieme sono un casino vero e proprio, sembrano una coppia sposata che si urla contro, ma non sanno che sono uno più casinista dell'altro» ridacchiai mettendomi comoda sul letto.
Travis allungò un braccio e mi intimò di avvicinarmi a lui. Poggiai la testa sul suo petto mentre lui giocava con i miei capelli.
Cominciai a tracciare cerchi concentrici sul suo petto imbattendomi ogni tanto nella medaglietta che gli avevo regalato.
Respirai profondamente sentendo il mio corpo rilassarsi sotto il tocco di Travis. Era incredibile come riusciva a farmi stare bene con così poco.
«Avrei voluto che tu ci fossi stato» ammisi. Trattenne il respiro e si fermò dal coccolarmi per qualche secondo. «Avrei voluto esserci stata anche io per te» aggiunsi tenendo fra le dita la medaglietta.
Non riuscivo a fare a meno di pensare a come sarebbero andate le cose se Travis fosse stato al mio fianco. Aveva sempre avuto quella strana mania di controllarmi emotivamente, era capace di farmi stare bene con poco ed ero sicura che se lui fosse stato con me sarebbe riuscito a farmi stare meglio. Il fatto che la notte dormivo di più era solo un banale esempio.
Travis era da sempre stato l'unica persona in grado di salvarmi da qualsiasi cosa e non negavo che speravo sarebbe riuscito a salvarmi di nuovo.
«Avrei voluto averti anche io Emily, non immagini nemmeno quanto» sospirò stringendomi più forte a lui. «Ma ora non ti lascerò per nessuna ragione al mondo»
Poggiai i gomiti sul materasso sostenendo il mio peso così da poterlo guardare. Lui si girò su un fianco e incastro i suoi occhi ai miei.
«Perché tu hai bisogno di me tanto quanto io ho bisogno di te. Perché non potrei più sopportare di saperti stare mal e di non poter fare niente» ammise spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Mi accarezzò lentamente il viso facendomi venire i brividi e si avvicinò lentamente, fino a fare combaciare le nostre labbra.
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The sky's our point of view
RomanceUn presente prigioniero del passato ed un futuro apparentemente inesistente.