Primo incontro con Alien e con i Sintetici

451 31 10
                                    

Vedo della polvere e del fumo scendere dal condotto assieme a della bava densa e appiccicosa come glassa che riempie di un tanfo inenarrabile l'aria.
Mi accovaccio vicino ad una scrivania, con gli occhi fissi sull'apertura quadrata nel soffitto.
Un urlo.
Un urlo disumano, tanto acuto quanto terrorizzante e potente.
Come base dispone di un gorgoglio informe sputato a livello delle tonalità più basse possibili, decorato dall'amplificazione fornita dalla presa d'aria dalla quale piomba un essere con un tonfo sordo.
Lo vedo rialzarsi: nulla in lui è umano.
Si presenta con un abnorme cranio allungato all'indietro, che termina in una superficie liscia e tonda; sul davanti, un ammasso di quelli che assomigliano a tendini umani costituiscono la sua faccia, un groviglio informe senza quasi nessuna traccia di pelle che attira verso la bocca digrignata in un sadico sorriso.
La apre, urlando nuovamente, e, mentre ulteriore saliva cola a terra, scorgo l'interno delle sue fauci: una seconda mandibola, più piccola della precedente, spunta dalla prima, protesa all'esterno come a bramare carni da sbranare.
I suoi denti, numerosi e squadrati, hanno il colore del buon vecchio mercurio: dei mattoncini argento, che specchiano il pavimento.
Il suo torace è una serie di ossa (sono davvero ossa quelle?) coperte da un sottilissimo strato di pelle umida, che partono ravvicinate e si allargano sempre più sporgenti.
Ai lati, delle piccole braccia che terminano con mani munite di branchie e lunghe dita affusolate campeggiano immobili.
Lunghe gambe sottili ma potenti toccano agili il pavimento, con piedi palmati leggermente rialzati da terra.
L'organismo, che ondeggia tra le tonalità del verde, marrone e nero, si trascina dietro una lunga coda coperta di pustole.
Rimanendo per un attimo paralizzata da quella visione, il mio cervello elabora una scheda: nonostante la sua stazza è agilissimo, in quanto riesce ad infilarsi e a muoversi velocemente nei condotti.
Terrorizzata da quella visione, mi nascondo sotto il tavolo, con la speranza che non mi scovi.
Dopo pochi secondi lo sento strisciare sopra di me e vedo la sua coda riversarmisi davanti.
Mi ha quasi sfiorata.
Rimango immobile mentre si ritrae e lo sento zampettare via.
Esco dal mio nascondiglio giusto in tempo per dargli un'ultima occhiata: sarà altro al minimo due metri e mezzo.
Ha una camminata rapida.
Troppo rapida per essere seminato.
E deduco dai piccoli occhi quasi sempre chiusi che i suoi sensi prevalenti sono udito e olfatto.
Cazzo.
Gli sono scampata per un soffio.
Devo assolutamente andare alla Seegson Communication, chiamare Verlaine e andarmene da qui, dopo aver trovato Taylor e Samuels.
Risalgo le scale e torno nella grande sala d'aspetto.
Ora che ho il sintetizzatore, posso aprire l'ascensore.
Sono al piano superiore della sala.
Faccio per scendere le scale, ma mi blocco.
Perché vedo uno spettacolo raccapricciante.
Quell'alieno... quell'...Alien.
In tutta la sua potenza.
Che squarta i membri dell'equipaggio.
Loro provano a difendersi, con pistole e fucili, ma è tutto inutile, sembra imbattibile.
Si avvicina ad uno di loro, gli strappa la testa con un morso e passa al successivo, piantandogli una zanna giallastra nello stomaco, che poi ritrae nel nulla.
Ripete la procedura per tutto il team, quindi si imbuca nei condotti.
Il pavimento è coperto da un lago di sangue.
Con un ansia mai provata prima, corro verso l'ascensore.
Lo attivo.
Entro.
Premo il tasto.
Mi guardo intorno, incredibilmente tesa.
In lontananza, vedo Alien uscire dai condotti.
Purtroppo, anche lui mi vede.
Inizia a correre verso di me, emettendo strani versi.
Fa venti metri di strada in pochi secondi.
Un attimo prima che entri a smembrarmi con i suoi artigli, le porte dell'ascensore si chiudono.
Salvandomi la pelle.
Stavolta ho avuto fortuna.
Ma non sarà sempre così.
L'ascensore mi porta davanti ad una reception.
Dove mi accoglie un androide di serie Z.
Li detesto.
Sono lenti, vecchi e petulanti.
Sembrano un guanto di silicone al contrario, con piccole lucine bianche al posto degli occhi.
Chiedo aiuto al tizio robotico, che mi risponde con una calma glaciale di aspettare di essere ricevuta.
Vado in cerca della Seegson Communication.
E incontro un altro androide.
"Posso aiutarla?"
"Devo raggiungere l'area comunicazioni. È urgente."
"È una zona riservata."
"È un emergenza! Non vi rendete conto di cosa succede!?!"
"APOLLO ha tutto sotto controllo. La sua registrazione è quasi completa."
"Lascia stare, troverò la strada da sola."
Faccio per andarmene, quando il robot alle mie spalle fa: "Non glielo consiglio."
Vago ancora per un po', finché trovo qualcosa di veramente utile: un rilevatore di movimento.
Questo... coso mi dirà sul suo display chi c'è nei paraggi.
Continuo a girovagare, finché trovo l'entrata per l'area comunicazioni.
Porta bloccata.
Dietro ad un vetro, si accende una luce che illumina un androide.
"La zona cui sta tentando di accedere è riservata. Se ne vada, per favore."
"Ci dev'essere un altro accesso..."
Trovo un condotto, che dovrebbe condurmi oltre alla porta chiusa.
Nel frattempo, attraverso una grata, riesco a vedere la prova della straordinaria potenza degli androidi.
Un uomo sta tentando come me di accedere all'area comunicazioni.
L'androide non è d'accordo.
E decide di chiudere la discussione sfasciando il cranio del tizio su di un muro, concludendo la macabra operazione con un serio ed impassibile "Buona giornata.".
Esco proprio davanti all'ascensore per le comunicazioni.
È sorvegliato da una telecamera.
Cerco il sistema di videosorveglianza, e lo disattivo.
Chiamo l'ascensore e riesco ad entrarci senza che nessuno mi scopra.
Arrivo all'area comunicazioni, e sento la voce di Diane che parla al registratore.
Informa la stazione dell'esplosione e di noi tre dispersi, è agitata.
Prima che possa concludere, la linea cade.
Riprendendomi, mi accorgo di essere in una zona riservata.
Gli androidi, se mi vedessero, mi ucciderebbero all'istante.
Fortunatamente raggiungo la console principale per le comunicazioni.
Provo ad attivarla, ma una voce preregistrata mi informa che APOLLO, l'intelligenza artificiale che controlla l'intera stazione, ha bloccato ogni contatto con il mondo esterno.
Cazzo!
Ma ci deve essere un altro modo... cerco un altro terminale.
Ne trovo uno, al piano inferiore.
Finalmente contatto Samuels.
"Samuels! Sei vivo... sono Ripley."
"Ripley! Taylor, è Ripley! Eravamo preoccupati, pensavamo..."
"Ce l'ho fatta... dove siete?"
"Siamo alla stazione di transito,vicino al centro medico."
"Ok. Samuels ascolta. Qui non è sicuro. La Seegson ha sigillato questo posto. E i suoi androidi vanno in giro ad uccidere gente!"
"È impossibile, è contro i protocolli di programmazione sintetici..."
"L'ho visto, Samuels. La Seegson la pensa diversamente riguardo ai sintetici. E c'è qualcos'altro qui... Una creatura grossa e letale..."

(DEBOLE SEI SOLO UNA DEBOLE)

"Ripley, aspetta! Una... creatura?"
"Una forma di vita di tipo sconosciuto, un organismo alieno. È estremamente pericolosa, tu e Taylor dovete subito-"
"Ripley, Taylor è ferita. Dei rottami l'hanno colpita nell'attraversamento."
"Ferite gravi?"
"Non posso muoverla. Servono attrezzature sanitarie. Dobbiamo trattare la ferita e fasciarla."
"E la Torrents?"
"La radio si è rotta, non riesco a contattare Verlaine. Siamo soli."
"Cazzo... Ok, vengo da voi."
"Ok, ti mando una navetta."
Appena termino la videochiamata, un allarme inizia a suonare e l'intera stanza si tinge del rosso creato dalle sirene.
"Accesso non autorizzato alla Seegson Communication. Si prega di attendere l'arrivo di un membro dello Staff Seegson. La riceveremo a breve."
Vedo gli androidi arrivare a frotte.
Presumendo che non vogliano dialogare pacificamente, scappo, e mi infilo in un condotto.
Mi stanno iniziando a piacere questi grandi tubi.
Fuggo come se non ci fosse un domani, mentre sparo in testa a qualche androide: li rallento, ma non li uccido.
Riesco, con una corsa disperata, ad arrivare all'ascensore per la torre Systech.
Mi chiudo finalmente dentro.
E penso che ho centinaia di androidi lanciati al mio inseguimento.
Ah, quasi dimenticavo.
C'è anche uno Xenomorfo di tre metri.

Alien IsolationDove le storie prendono vita. Scoprilo ora