Cercando di muovermi il meno possibile, attraverso in maniera ragionevolmente veloce la scala, e raggiungo il secondo ascensore bloccato.
Qui mi metto ad usare una scala per la manutenzione, salendo su un altro ascensore bloccato.
Qui trema tutto, io compresa.
Piccole scosse, non so se causate dalla strizza di attraversare il burrone o dalla stessa stazione che va a pezzi, mi percorrono ogni osso, muscolo o nervo, invadendomi e pervadendomi da capo a piedi.
Le nervose gocce di sudore generate dalla mia fronte pulsante macchiano il mio colletto, infradiciandolo a causa della mia paura.
Mi appresto ad attraversare anche questo baratro, quando un'altra scossa di assestamento si scatena.
Stavolta la scossa è forte.
Decisamente forte.
Fin troppo forte.
Non per me, ormai ci sono abituata.
Ma la scala non regge bene i colpo.
Crolla nel buco.
Terrorizzata, e spinta solo dalla voglia di sopravvivere e dalle quintalate di adrenalina in circolo nel mio sangue ribollente dal nervoso, spicco un balzo sino alla porta dell'ascensore di fronte a me, aperta.
Mi aggrappo, e mi giro in tempo per vedere - oltre ai miei piedi penzolanti nel vuoto - i freni d'emergenza dell'ascensore su cui sostavo fino a poco prima cedere, e far precipitare lo stesso nella profonda cavità artificiale.
Spaventata dalla possibilità che la stessa cosa possa succedere anche all'ascensore su cui sono precariamente aggrappata, in fretta mi tiro su, facendo appello ad ogni singolo granello di forza rimasta nel mio corpo.(Debole)
Intanto, un lampo arancione illumina i miei avambracci tesi per lo sforzo, seguito poco dopo da una calda ventata profumata di benzina e dal suono di uno schianto e di uno scoppio.
Non ci faccio neanche caso, sono troppo occupata a pensare di salvarmi.
Penso anche a questa stazione del cazzo, l'ammasso di ferraglia ambulante sembra avercela con me.
Mi tiro su, e vedo una botola di sicurezza.
Mi arrampico su di essa, e fortunatamente c'è un condotto pronto ad accogliere il mio corpo esausto.
Sbuco fuori in uno strano ambiente innaturale, molto... non saprei come descriverlo, direi "robotico".
Subito, mi accolgono androidi distesi a terra, ed altri con crani sfondati, appoggiati contro i muri, e altri ancora in preda a convulsioni, distesi su lettini.
"Ricardo? Sono qui. Sembra il posto in cui i sintetici vanno a morire."
Uno pseudo-cimitero, pieno di carcasse di metallo.
Mentre continuo a cercare Samuels, trovo un paio di androidi che non sembrano del tutto morti.
Nessun problema.
Ho il mio amico fucile a pompa.
E il mio amico lanciafiamme.
E il mio amico revolver.
E il mio amico tonfa.
E il mio amico Tubo Bomba.
E la mia amica Molotov.
E la mia amica Granata EMP.
Sono in buona compagnia, insomma.
Proseguo, ed utilizzo un condotto.
Attraverso una grata, vedo e sento Samuels dialogare con un androide.
"Devo accedere ad APOLLO, attiva subito una navetta per la torre."
"Navetta per APOLLO riservata ai dirigenti ed ai sintetici della Seegson."
"Bene. Stabilirò una connessione diretta con APOLLO."
"Livello di rischio di biocontenimento Omega. Tutti i permessi annullati."
"Non ho tempo per questo."
Samuels fa per andarsene, quando l'androide lo afferra ad un braccio.
Un breve e marmoreo contatto visivo, e Samuels reagisce.
Afferra l'androide per la testa e la sbatte ripetutamente e con violenza su una cassa.
Quindi, lancia l'androide contro il muro.
Esso prova a regire, ma Samuels con un paio di pugni lo atterra definitivamente.
Gli schizzi del liquido grigio interno dell'androide, a causa della violenza dei ganci di Samuels, mi sporcano la faccia.
Sento la voce robotica del Seegsoniano spegnersi, come soffocata.
Ora vedo Samuels sotto un aria diversa.
Conosco la sua straordinaria potenza, decisamente superiore a quella degli androidi Seegson.
Spero solo che non si ribelli come quelli della Seegson hanno fatto con me.
Senza fare una piega, Samuels esce dalla stanza.(-RIPLEY! ZITTA! NON PEGGIORARE LA TUA SITUAZIONE!
-Ma Samuels...
-Non. Parlare.)Esco dal condotto, e mi ritrovo in una specie di showroom, con la grande scritta "SEEGSON" macchiata dal sangue della dipendente uccisa lì davanti.
In fronte a me, si apre la visuale di otto androidi da esposizione, ognuno in differenti posizioni: chi tende la mano, chi si inchina, chi saluta, chi fa finta di recitare... nessuno di questi sembra attivo.
Per disattivare l'isolamento della zona ed aprire la porta che mi condurrà da Samuels, inizio a cercare il bottone apposito.
Lo trovo, e lo attivo.
Mi dirigo verso al porta, quando accade una catastrofe.
Uno dopo l'altro, gli androidi si attivano.
Cazzo.
Scappo in un lampo, e subito dopo accade un miracolo: la porta dietro di me si chiude e si blocca.
Però, catastrofe e miracolo uno dopo l'altro in pochi secondi.
Sento colpi cadenzati sulla porta: la stanno provando a sfondare, e non ci metteranno molto.
Mi metto all'opera per cercare qualcosa con cui difendermi: ho le mie armi, ma quelli sono comunque in otto.
Esploro l'aerea, e - fortunatamente -trovo: un cadavere, munizioni a volontà, molotov e granate, ricariche per il fucile.
Bene.
Con il sistema di ricablaggio, mi viene l'illuminazione: attivo il sistema di deviazione gas, che lo fa uscire proprio davanti alla porta.
Una scintilla, e il piano è compiuto.
Una fiammata uniforme sgorga dal tubo.
Ottimo, dovrebbe rallentarli.
Mi preparo con una granata EMP.
Un frastuono mi avverte che la porta è stata divelta.
Lancio la prima granata.
L'impulso elettromagnetico crea piccoli fulmini azzurrognoli, che si propagano in tutta la stanza, fino a raggiungere il primo temerario androide ed aggredirlo.
Qualche spasmo, ed è a terra.
La stessa sorte tocca al secondo androide.
Con il terzo opto per una molotov.
La lancio, e, quasi al rallentatore, vedo la fiammella rossa dello straccio che si sta consumando spinta indietro dal mio tiro aggressivo.
Quindi la stessa atterra, vedo il vetro fracassarsi e la benzina prendere fuoco e quindi esplodere in tutti le direzioni, appiccando il fuoco a tappezzeria ed androidi.
Ne mancano quattro.
Qualche colpo di fucile alla testa, ed altri tre androidi crollano a terra esanimi.
Per l'ultimo decido di tenere in attività il lanciafiamme.
L'ammasso di fuoco e ferro mi segue fino a quando non crolla in ginocchio, non più in grado di sopportare il calore estremo.(Sei forte Ripley, sei forte.)
Mi faccio spazio tra gli androidi ancora fumanti, ed accedo all'area in cui si trovava Samuels.
Entro nella stanza in cui il sintetico è stato steso da Samuels.
È ancora li, con i suoi occhi bianchi accesi.
Pronuncia le sue ultime parole: "Sintetico Weyland - Yutani registrato. Tentativo di accesso non autorizzato."
Quindi si spegne definitivamente.
Devio l'accesso alla corrente, ed attivo l'ascensore per la Sala Programmazione Androidi.
Entro nell'ascensore, e lo utilizzo.
Torniamo, spero per l'ultima volta, dagli androidi Seegson...
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Alien Isolation
Science FictionMi chiamo Amanda Ripley. Ho deciso di salire sulla Stazione Spaziale Sevastopol per prendere la scatola nera dell'astronave Nostromo, e scoprire la verità su mia madre. Ma troverò ben più di una semplice scatola nera...