In viaggio verso APOLLO

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"Ricardo? Se sei lì...rispondi...."
Le lacrime iniziano a solcarmi le guance, e tristi pensieri riguardanti il sacrifcio di Samuels mi colpiscono come fucilate.

(Samuels, puoi morire?)

Qualche attimo di silenzio, e risponde.
"Sono qui. Sono qui, scusa."
Schiettamente, informo subito della tragica situazione il mio interlocutore.
"Samuels è morto."

(DEBOLE
SENZA DI LUI SEI DEBOLE)

"Cazzo..."
"Ha aperto la navetta di APOLLO per me. Vado subito lì, farò disattivare l'isolamento ad APOLLO."
Prima di sentire prediche su quanto questo sia pericoloso, chiudo la conversazione, e torno indietro, imponendomi di non guardare il corpo immobile di Christopher.
Raggiungo la catena di montaggio, costretta nuovamente a piangere in silenzio mentre passo accanto ai sintetici addormentati, e, con mio grande sollievo, ritrovo la pedana attivata e funzionante.
Intando Ricardo mi contatta.
"Ripley! Ho appena trovato qualcosa, il nastro di un interrogatorio, devi ascoltarlo."
Attivo la pedana, e mentre mi "godo il paesaggio" offerto dalle lastre fumanti, ascolto la registrazione, sperando di dimenticare almeno per un attimo Samuels.
Sento la voce di Taylor.
Che dialoga tranquillamente con Marlow.
Con Marlow.
"Sei Marlow, giusto?"
"Sì."
"Nina Taylor, dirigente di settore, Weyland - Yutani."
"Ah, i pezzi grossi ora, eh? Niente più ragazzine con sindrome da abbandono?"
A quella frase, stringo i pugni.
Brutto stronzo, che provi lui a perdere sua madre e suo... padre.
Samuels era come un padre.
"Lascia stare Ripley, vuole solo scoprire la verità. Io voglio curare gli interessi della Weyland - Yutani."
Dopo aver sentito quella frase così crudele, giungo all'interno dell'ascensore, e premo con talmente tanta violenza il pulsante che mi porterà alla navetta di APOLLO che lo sfracello in tanti piccoli pezzettini di plastica.
Lurida puttana, io rischio di morire uccisa da una creautura aliena di qualche metro di altezza al fine di cercare medicinali perché lei non muoia e mi fa un voltafaccia del genere!?
Sconcertata e disgustata da questo egoismo, proseguo nell'ascolto.
"E io voglio uscire da questa cella merdosa. Magari possiamo accordarci."
"Magari. Questa conversazione è registrata, lo sai?"
"Ho visto. La spia rossa è accesa."
"Voglio dei dati. La posizione del planetoide su cui avete trovato il relitto. Tutti i dati che possedete sull'origine di quell'organismo."
"Posso darteli. Oltre ad un modo per uscire da qui. Devi solo liberarmi."
Intanto l'ascensore mi fa uscire, e io mi dirigo a chiamare la navetta.
Mi blocco.
"Potrei accettare queste condizioni."
Davvero mi ha tradita così? Venduta per la fottuta Compagnia?
"Che cazzo?"
"Taylor, Taylor!! Fammi uscire da qui, subito!"
Sento dei rumori in sottofondo, non capisco cosa siano.
Spero qualcosa che faccia loro del male in un modo serio.
"Ripley?", chiede Ricardo.
"Ho sentito.", taglio corto io.
Intanto la navetta è arrivata, e, in breve tempo, mi trasporta dall'altro capo della stazione.
Ricardo mi aggiorna.
"Sei sul piano sopra il centro APOLLO. Quest'area contiene tutti i sistemi di supporto di APOLLO ed il centro IA stesso. APOLLO ha impedito a Samuels di disattivare l'isolamento a distanza, ma una volta dentro, dovrebbe parlarti, almeno."
Esco, e cerco di scendere al piano inferiore.
Arrivo alla porta che mi dovrebbe condurre da APOLLO, e attraverso i metal detector senza preoccuparmi, certa che saranno disattivati o malfunzionanti come tutti gli altri dispositivi della Stazione.
Invece no.
"Armi da fuoco individuate. Collocate le armi da fuoco sul nastro trasportatore."
Iniziano a lampeggiare alcune insistenti luci rosse, mentre io penso che dev'essere uno scherzo.
Rassegnata, metto le mie armi sul nastro: lanciafiamme, revolver, fucile a pompa.
Vengono in breve ingurgitate dal tapis roulant, e le sento cadere nel tritarifiuti.
Segue piccola esplosione causata dal lanciafiamme.
Attraverso nuovamente i metal detector, che stavolta illuminano la stanza di una luce verde, e aprono la porta davanti a me.
Fantastico.
Ora riparto senza alcun tipo di arma.
Mi è rimasto solo il tonfa, e le occasionali armi che posso creare sporadicamente.
Sospiro, e cerco di proseguire mantenendo alta la lucidità mentale per rendere onore a Samuels.
Mi accoglie una piccola stanzetta, con a sinistra un tavolo pieno di progetti e fascicoli vari.
Davanti a me, l'entrata per i sistemi di APOLLO.
Ovviamente bloccata.
"Ricardo, l'entrata è bloccata."
"I diagrammi che usavano per il tour dimostrativo di Sevastopol sono nei paraggi. Vedi se c'è un portello secondario."
Mi metto a guardare fra le carte, e trovo una grande mappa.
"Ok, vediamo... c'è un condotto elettrico collegato al centro APOLLO. Posso usarlo."
"Pensi di passarci?"
"Togli la corrente, fai dei respiri profondi... facile.", esclamo, cercando di ostentare falsa sicurezza nel tentativo di dimenticare almeno momentaneamente la mia claustrofobia.
"Non verrò lassù a tirarti fuori, se rimarrai incastrata."
Trovo inoltre la combinazione per la porta, la inserisco, e mi inoltro in questo nuovo ambiente, più adatto a robot che ad umani.
"Infiltrarsi in un condotto attivo farà male però, no?"
"Dovrò togliere la corrente, prima."
Mi dirigo verso i sistemi principali, mentre i corridoi che percorro man mano si illuminano autonomamente, in una sfrigolante sinfonia di scoppi e trilli.
Decisamente inquietante, penso.
Con il mio fedele sintetizzatore, blocco il condotto, ed un sottile allarme si mette a suonare allegramente.
"Ricardo? Il condotto è disattivato per ora."
"Sono riuscito a vedere i diagrammi di APOLLO. Credo che tu possa usare il condotto della turbina per entrare. C'è un interruttore di emergenza, lì vicino. Ma non dura molto. Dovrai entrare velocemente."
Appena arrivo davanti alla turbina, noto subito come APOLLO cerchi di proteggersi da coloro che vogliono raggiungerlo: il sistema di aereazione è spinto al massimo, gira vorticosamente, e rende impossibile l'ingresso a chiunque.
Utilizzando la mia scatoletta salva-vita, forzo il sistema, spengo la turbina e comunico a Ricardo i progressi.
"La turbina è spenta. Via libera, credo."
"Sbrigati, se i sistemi di APOLLO si surriscaldano, si riavvieranno."
Nel mentre, una voce istericamente calma e pacata viene sputata fuori dagli altoparlanti, e segnala lo spegnimento non programmato della turbina.
Corro, e torno davanti alla porta bloccata, miracolosamente apertasi.
Entro nella stretta fessura in cui poco fa alloggiava la turbina, e, quasi come un razzo, salgo la scaletta.
Raggiungo il condotto esattamente nel momento in cui la stessa voce di prima dichiara: "Riavviamento completato. Sistemi operativi."
Il vento caldo generato dalla turbina inonda il condotto.
Cammino accovacciata nel condotto, fino a quando raggiungo la prima  paurosamente compressa strettoia.
"Sarà dura..."
"Buona fortuna."
Respiro profondamente, e, con grande dolore da parte del mio petto prosperoso, striscio in quella terribile fenditura.

(Che sfigata.)

Appena passata attraverso quell'incubo, Ricardo mi comunica un'altra pessima notizia.
"Ripley, man mano che scendi in profondità, il tuo segnale radio diventa sempre più debole, ti perderò presto."
"Ottimo... tieni le dita incrociate per me, eh?"
"Ci saranno un sacco di Androidi Zeta laggiù, Ripley. È pericoloso."
"Samuels si è sacrificato per farmi arrivare fino a qui, devo provarci."
"Era un tipo in gamba, per essere un sintetico."
"Già..."

(Non costringermi ad usare il protocollo del solletico!
Ripley, sei così dolce)

Il condotto scende sempre più in basso, fino a quando raggiungo il piano inferiore.
Dove sono piombata non c'è nessuno.
Tutto è molto, troppo tranquillo.
So che qua sotto è pieno zeppo di sintetici, quei loschi e plastici bastardi pelati sono pronti a terminare la mia esistenza al mio minimo rumore.
Mi avvicino ad una grande porta vetrata, che mi permette di vedere abbastanza nitidamente la grande sfera bianca sede dell'intelligenza artificiale.
"Ricardo, l'entrata principale è bloccata, idee sulla prossima mossa?"
"Non ti sento, Ripley, il segnale è debole!"
"Ricardo? Maledizione... Ricardo, se mi senti, trova qualche altro modo per comunicare, qualcosa non va con il mio auricolare."
Ottimo.
Adesso sono sola.
Stavolta senza il mio verdognolo amico, ma in compenso con un'intelligenza artificiale con la potenza combinata di oltre 280 server e oltre 18'900 computer dislocati in tutta la stazione alle calcagna.
Ah, ovvio, i bastardi pelati sono ancora qui, non dimenticarlo, Amanda.

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