Mentre i "bip" sempre più ravvicinati si trasformano in un fischio continuo, la creatura si avvicina...
(DEBOLE RIPLEY SEI DEBOLE)
Quando accade l'inimmaginabile.
Un'esplosione.
Di proporzioni epiche.
Tutti i monitor saltano in aria, fuoco e fiamme divorano l'intero complesso.
In pochi istanti, tutto si fa sempre più sfocato e bianco...(Ripley, capisci che quello che hai fatto è al limite della legalità?
Stavi per uccidere un tuo compagno a suon di botte.
Non mi interessa cosa ti dicessero, è una reazione eccessiva che sono costretto a punire.
A malincuore ti sospendo.)Apro gli occhi di colpo, spaventata dai ricordi.
Li richiudo, disturbati dalla luce e dal calore troppo forti.
Tossisco.
Tossisco sangue.
Mi giro su un fianco.
Una fitta alla gamba mi strappa il fiato.
Il mio cervello ricomincia piano piano a funzionare, ronzando domande irrisolte e cercando di elaborare la situazione.
Non ho idea di quanto tempo sia stata svenuta.
Mi rialzo a fatica, ancora i suoni distanti dalle immagini, sembra che abbia nelle orecchie dei tappi, tutto è sfocato.
La prima cosa che vedo è un inferno di fiamme e fuoco, e noto la mancanza di una ben più differente forma di vita verdognola.
Nonostante i miei pensieri siano ancora scossi, impauriti, distratti, saltuari e nervosi, essi convergono tutti su una singola idea.
Un concetto, molto elementare, elaborato non dalla mia corteccia pre-perfrontale o dalle mie aree dedite ai pensieri più raffinati e sviluppati, quelli che, uniti alla curiosità, hanno portato la razza umana nello sterminato spazio infinito, bensì istintivamente concepito dalla mia più recondita e minuscola parte di tessuto nervoso all'interno della scatola cranica, vale a dire il cervelletto, rimasuglio della nostra evoluzione dalle scimmie, che si può tradurre in una semplice parola, o in alternativa, in un ancor più semplice movimento: SCAPPA!
I miei occhi dilatati dall'adrenalina vedono una scaletta di metallo bianca, con riflessi scarlatti e bruciature nere come la pece, rimasta miracolosamente fissata ad un condotto, trasformatosi per me in una benedizione.
Con un balzo degno di una atleta olimpionica, ignoro i recettori del dolore che mi strillano di raggomitolarmi e aspettare aiuto, mi aggrappo ed inizio la mia scalata.
In breve tempo, la scala termina lasciando spazio a tubi e pezzi di metallo, che potrebbero saltare da un momento all'altro.
Come se l'inferno di fiamme attorno a me non fosse già abbastanza, una tubatura esplode, lasciandomi il braccio destro scottato.
Ciò fa crollare a terra pannelli, rivestimenti e controsoffittature, che si trasformano in proiettili veri e propri, simili a lapilli vulcanici.
Guardando verso il basso, noto solo ora che sono salita molto in alto e molto in fretta, sarò a dieci metri da terra.
Una caduta, con le condizioni attuali mie e dell'ambiente, risulterebbe fatale all'istante.
Cerco di ignorare questo pensiero e il bruciore percepito sulla mia pelle, causato dal contatto di quest'ultima con il metallo diventato rovente in seguito all'esplosione.
Arrivo sino ad una specie di piattaforma di stallo, e vedo che davanti a me c'è il proseguimento della scala.
In mezzo, un baratro in fiamme.
Devo saltare.
Prendo coraggio e spicco un volo.
Attero con mani e piedi sulla scala.
Che, come per beffarsi di tutti i miei sforzi, slitta verso il basso, rivelando la sua vera natura infingarda di scala a pioli estensibile.
A causa del contraccolpo creato dal contrasto fra il blocco della scala e la stessa, i miei arti inferiori scivolano, e rimango precariamente appesa solo per le braccia.
In quel momento penso a tutto ciò a cui sono riuscita a sopravvivere.
Esplosioni, allarmi, androidi, cadute, saccheggiatori... e un Alien.
Mi lascerò veramente uccidere da un esplosione?
Non di certo.
Non Amanda Ripley.(Sei forte Ripley
Sei forte
Ce la farai
Sei forte
SEI FORTE RIPLEY)Questo pensiero mi dà la forza necessaria per poter entrare nel condotto, dove mi sfogo in un liberatorio pianto nervoso.
STAI LEGGENDO
Alien Isolation
Science FictionMi chiamo Amanda Ripley. Ho deciso di salire sulla Stazione Spaziale Sevastopol per prendere la scatola nera dell'astronave Nostromo, e scoprire la verità su mia madre. Ma troverò ben più di una semplice scatola nera...