La Sala Riformattazione

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L'ascensore apre le sue porte bianche, facendomi sbucare al secondo piano della catena di produzione androidi.
Davanti a me si trova ciò: una passerella che dovrebbe condurmi dalla parte opposta del complesso, decine di bracci meccanici in movimento, pinze in titanio varie che trasportano lastre di metallo fumanti, grandi modelli di plastica che vengono riempiti con i circuiti e i dispositivi più disparati, crogioli pieni di mercurio-cromo e californio, riconoscibili per la loro alta e tossica fiamma viola e arancione, e condotti d'areazione che lanciano periodici sbuffi bianchi, risultato dell'intenso calore.
Il tutto è illuminato da luci rosse, arancioni e bianche, che fanno sembrare il posto un inferno terrestre.
Mi avvicino alla piattaforma per attivarla, e scopro che anche questo pulsante non funziona.
"Fuori uso...ottimo."
"Che cos'era, Ripley?"
"Niente. Altra merda su questa stazione di merda! Il solito..."
Fortunatamente il parapetto destro che dovrebbe in teoria proteggermi da cadute fatali nei metalli bollenti sottostanti è ovviamente divelto, e mi viene in mente di sfruttare il piccolo bordo a cui sono agganciate le travi su cui scorrono pinze e ganci per passare dalla parte opposta.
L'ennesimo salto nel vuoto, l'ennesimo atterraggio doloroso.
Tenendomi attaccata al muro come se fossi un ladro appena passato a svaligiare una cyberbanca, slitto verso la piattaforma opposta, fermandomi periodicamente per evitare di finire arrostita o spinta giù dai getti di aria bollente, che deformano le immagini attorno a me.
Raggiungo la trave più stabile, e mi getto su di essa.
Atterro di faccia, ma ignoro la mia ennesima ferita e proseguo, contro ogni direttiva del mio cervello.
Mi arrampico e ripeto il processo di slittamento dalla parte opposta rispetto a cui ero prima, raggiungendo, dopo un altro balzo ed un altro atterraggio non propriamente comodo, la tanto agognata piattaforma.
Esploro l'area, e raggiungo tre camerate, una dietro l'altra, letteralmente riempite di androidi a riposo: così inquietantemente preparati a svegliarsi per servire ogni tua esigenza.
Dopo tutti i casini successi, semplicemente pronti ad ucciderti.
Cercando di non farmi sentire, cammino accovacciata e riesco a superarli tutti.
Tiro un sospiro di sollievo.
Arrivo in un area totalmente al buio, illuminata solo dai bianchissimi cortocircuiti che provengono non solo da prevedibili luci, prese elettriche e cavi scoperti, ma anche da impensabili porte, pareti e persino dal pavimento, ricoperto dalla classica nebbiolina dell'azoto liquido.
In quella innaturale penombra, sento la voce di Samuels.
"Ripley, che piacere vederti viva. Il sistema di protezione di APOLLO è pensato in modo che solo i sintetici della Seegson possano interagire."
È dentro ad una stanza con tutte le porte bloccate, che lanciano scintille e lampi dappertutto, e con un sacco di generatori.
È l'unica stanza con le luci accese bianche accese, il resto somiglia ad un grande buco nero.
"Ascoltami. Dovrò fare qualcosa di drastico per sperare di connettermi con APOLLO."
Samuels, visibilmente teso, continua ad andare su e giù per la stanza, trafficando intanto con computer e monitor vari.
Inizio a cercare una porta per la sala.
Intanto, mentre attraverso corridoi neri come la pece e mi oriento tenendo come riferimento la grande sala che grazie alle sue ampie finestre lascia filtrare un po' di luce, Samuels mi spiega il perchè delle tenebre che mi avvolgono avidamente.
"Userò la Sala Riformattazione. È l'unica opzione. Ho dovuto deviare la corrente dell'area per poterci provare."
Entro nella stanza, che vissuta dall'interno fa ancora di più sembrare il posto strano: terminali, computer, enormi postazioni di controllo, cavi di ogni tipo aggrovigliati in ogni dove, sedie, prese elettriche, generatori, e, per finire, il pavimento, qua e là aperto da alcuni sporadici squarci, totalmente inondato dalla stracollaudata nebbia bianca "SD Quad Level 376", che mi fa distinguere a stento i miei piedi dal resto delle gambe.
Vedendo quello spettacolo, condito da innumerevoli lampi causati dal sovraccarico di corrente, dico immediatamente a Samuels di fermarsi.
"Samuels! È troppo pericoloso!!"
"Si, davvero troppo. Dimmi in bocca al lupo."
"Samuels! Non farlo!"

(Samuels, puoi morire?)

Ignorando ciò che gli ho appena urlato, egli entra nella stanza adiacente, che all'interno ha solamente un Interfaccia di produzione vecchia, uno di quei lunghi e freddi tubi bianchi, assomiglianti alle preistoriche cabine di Risognanza Magnetica.
La porta dietro di lui si blocca.
Preoccupata, decido di seguire la conversazione guardando attraverso il vetro.
Samuels si sdraia sul lettino, il quale viene spinto dentro la macchina.
Sembra quasi che lo deglutisca.
Pochi secondi più tardi, delle luci blu iniziano a girare vorticosamente in senso orario all'esterno della cabina, e all'interno fasci di neutroni e di laser colpiscono la superficie robotica di Samuels.
Sta andando tutto bene, Samuels inizia a parlare con APOLLO.
"APOLLO, l'infezione è stata espulsa. La creatura non è più a bordo. La stazione è al sicuro. Richiedo che le procedure di contenimento dei rischi vengano annullate."
Intanto, dietro al vetro, continue scosse elettromagnetiche bluastre si propagano in tutta la stanza, segno ancora meno confortante che deviare la corrente è stato estremamente pericoloso.
Quindi, una voce dagli altoparlanti fa precipitare tutta la situazione.
"Allarme. Connessione non autorizzata."
Cazzo.
"Ripley! APOLLO mi sta respingendo! Potremmo essere in pericolo!"
"Samuels?"

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