Capitolo 23.

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Silenzio.
C'era un gran silenzio tra Ania e Alice. Il silenzio più lungo che avessero mai sperimentato. Ed era stranissima quella situazione, perché le due, quando trascorrevano il loro tempo in compagnia l'una dell'altra, erano solite a ridere, scherzare e chiacchierare molto.
Ma ora era chiara la tensione nell'aria.
Le gambe di Ania, così esili e così fragili, continuavano imperterrite a tremare e i respiri corti dell'amica, estremamente preoccupata per la salute fisica e psicologica dell'unica persona che veramente si era interessata a lei, aumentavano disperatamente.

La colazione era già pronta da un pezzo, Sandra l'aveva preparata per le ragazze con estrema cura e attenzione cercando di centrare i gusti della loro giovane ospite.
Aveva disposto tutto su quel piccolo tavolino a penisola, su due deliziose tovagliette all'americana. Due cappuccini e un paio di brioches al cioccolato.

- Non mangi nemmeno oggi Ania? -
- Alice, che ti succede? -
- Sono preoccupata, lo capisci? - disse con le lacrime agli occhi.
- Ti prego, non piangere! - disse con voce tremante alzandosi dalla sedia scricchiolante e posando con noncuranza le posate sul piano di marmo della cucina.
Strinse l'amica in un abbraccio sincero e qualche lacrima scese anche dai suoi occhi spenti rigandole il viso scavato dalla sofferenza.
Si sentiva tremendamente in colpa, non avrebbe certamente voluto vedere Alice in quello stato. Le aveva promesso una permanenza serena.
Ed ora, nel vederla in un mare di lacrime, il suo cuore si sgretolava lentamente tanto che i sensi di colpa erano pronti a mangiarla viva.

- Promettimi che mangerai, che starai meglio -
- Mi sforzerò Alice, ma non è semplice - disse con gli occhi pieni di lacrime.
- Devi promettermelo però. Promettermi che ti impegnerai con tutte le forze e che la malattia non ti porterà via da me, sei tutto quello che mi rimane! - disse tra un singhiozzo e l'altro.
- Quale malattia Ali? -
- La tua Ania, non ti vedi? Sei pelle e ossa -
- Non sono malata, sono solo senza appetito -

Ania non riusciva a proprio a rendersi conto che il suo corpo si stava lentamente lasciando andare e rapire dal quel mostro chiamato "anoressia".
Era come se la sua mente fosse talmente offuscata da non farle comprendere la realtà.
E la realtà era amara.

- Le ragazze che non mangiano e che si tagliano credi siano sane? -
- Oh Alice, mi prendi per una malata di mente? -
- Non vaneggiare, non sto dicendo questo. Sto solo cercando di farti capire che stai arrivando al limite e che potrebbe essere troppo tardi. Devi fare qualcosa! -
- Starò meglio e anche tu ti riprenderai. Ci faremo forza a vicenda come abbiamo fatto fino ad ora -
- È una promessa però. -
- Si, lo è - le disse con tono rasserenante e nel mentre prese un sorso di cappuccino sorridendole.
Alice ricambiò lo sguardo e, una volta asciugate le lacrime, si scusò per i toni forti che aveva usato. Voleva solo essere d'aiuto, ma le maniere forti di certo non funzionavano con Ania.

Dopo la colazione decisero di recarsi con il piccolo cagnolino di Ania, all'aperto per far una passeggiata nei giardini della cittadina.
Si infilarono le prime cose che capitarono loro sotto mano e, dopo aver messo il guinzaglio al piccolo esserino felice come una pasqua, uscirono di casa.
Il sole quel giorno era più pallido del solito, segno che l'autunno era ormai alle porte e l'aria, una volta calda e mite, stava diventando sempre più fredda.
Ania adorava follemente l'inverno, si sentiva sicura e al riparo dagli sguardi della gente quando si infilava le sue larghe felpe dei suoi gruppi musicali preferiti. Gli abiti di due taglie più grandi coprivano quei difetti che credeva di avere e soprattutto, rendevano invisibili quelle grosse cicatrici che portava sui polsi.

Percorsero il lungo viale dei giardini ricoperto dalle tenere foglie imbrunite di inizio autunno. Le voci allegre dei bambini che giocavano a rincorrersi facevano da sfondo a quella piccola oasi di colori.
I cespugli verdeggianti, gli alberi, le foglie che lentamente scendevano e si posavano a terra cullate dal lieve venticello che soffiava.

- Alice, sono molto stanca. Possiamo tornare a casa? - disse affaticata legandosi i capelli in una lunga coda di cavallo.
- Si Ania, ci mancherebbe. Se non ti dispiace però prima faccio un salto a casa. -
- A casa tua? -
- Si, questione di minuti. Mi servono più vestiti pesanti perché inizia a far freddo -
- D'accordo - disse sorridendole.

Mentre Ania percorreva il viale per ritornare a casa, l'amica imboccó la prima via sulla sinistra. Non sarebbe tornata a casa, per lo meno non in quel momento. Pensava fosse giusto far visita a Nikolas per informarlo della gravità della situazione dell'amica. In cuor suo sapeva che solo lui l'avrebbe potuta salvare.
Cercó di ricordarsi la strada per raggiungere il complesso di case dove abitava il ragazzo e, dopo una quindicina di minuti, eccola esattamente davanti al portone di casa.
Suonó.
Qualche istante dopo il ragazzo le aprì.
- Ciao, chi sei? Sei qui per pubblicità? Non ho bisogno di niente. -
- Hey frena! Sono Alice - disse afferrando la sua mano - la migliore amica di Ania, la tua ragazza -
- Alice! Si, lei mi parla sempre di te. È un piacere averti conosciuta, ma come mai sei qui? - le chiese dubbioso.
- Sono qui perché ho bisogno del tuo aiuto. So che hai l'influenza ma Ania sta proprio male e scommetto non ti abbia detto nulla. -
- Sono giorni che la sento poco, che le sta accadendo? -
- È molto magra Nikolas, devi fare qualcosa ti prego. Sono preoccupata! - disse con gli occhi lucidi. Le lacrime stavano tentando per l'ennesima volta di sgorgare dai suoi occhi.
- Ok Alice ascoltami: ci penserò io a parlarle. Tu ora stai tranquilla e torna da lei prima che pensi che tu sia sparita. -
- Non so come ringraziarti! A presto Nikolas -
- Contaci! - le disse facendole l'occhiolino e salutandola con una bella stretta di mano.

Quando il giovane chiuse il portone, Alice diede le spalle a quella splendida dimora per tornare in fretta e furia da Ania. Non avrebbe certamente voluto farsi scoprire così, entró di soppiatto in casa sua, prese due felpe nere dall'armadio e subito sgattaioló via senza nemmeno farsi vedere dalla madre che dormiva sul divano davanti ad una di quelle deprimenti serie tv per casalinghe disperate.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 05, 2015 ⏰

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