Capitolo 5.

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La sveglia suonò puntuale alle 7.

Avevamo dormito solo quattro ore e dovevamo sbrigarci altrimenti avremmo perso il bus.

Kayla era ancora nel mondo dei sogni quando io di colpo mi svegliai.

-Sveglia pigrona! Dobbiamo andare a scuola, non possiamo permetterci un ritardo oggi!- le dissi scuotendo il lenzuolo vigorosamente.

-bus? Quale bus?- borbottò.

Dopo diversi tentativi riuscii a svegliarla con successo. Dovevamo ancora falsificare le firme dei nostri genitori.

-Kayla mi serve il tuo magico aiuto per la firma di mia madre.-

-non preoccuparti, ci penso io.-

Le porsi il libretto delle giustificazioni e lei, con un fare da esperta, in brevissimo tempo replicò la grafia di mia madre.

-wow! Dovresti trasferirti al liceo artistico!- esclamai.

In fretta e furia ci truccammo e ci preparammo. Eravamo finalmente pronte anche se qualche minuto in ritardo.

Schizzammo fuori da casa sua e ci affrettammo per arrivare alla fermata. Per fortuna l'autobus non era ancora passato.

Dopo un paio di minuti eravamo già sedute nei nostri soliti posti in fondo e, quando arrivammo a destinazione, spaccammo il minuto. Entrambe presentammo il libretto all'insegnante della prima ora che sembrò non dubitare nulla. Firmò la giustificazione e ci spedì al posto.

Prime tre ore di greco. La lezione era estenuante come al solito. Io e Kayla ci lanciammo diverse occhiate e sorrisi, non riuscivamo proprio a stare attente. Poco dopo l'insegnante ci colse in flagrante e ci chiamò per ripetere l'argomento della lezione del giorno.

Scena muta.

Un quattro sul registro.

Ero in panico. Cosa avrei detto ai miei genitori? Che scusa avrei inventato? Forse era meglio tacere.

La campanella suonò e tornammo nelle nostre rispettive case. Mia madre, che era come al solito a casa per l'orario di pranzo, non mi degnò nemmeno di uno sguardo così decisi di chiederle il perché.

-mamma, che succede? Ti vedo strana oggi.-

-che succede?! Ania, tu non hai niente da dirmi?-

Cuore a mille.

-no mamma.- dissi col cuore in gola.

-no mamma?! Dov'eri ieri? Oggi mi ha chiamata l'insegnante di greco per accertarsi che tu fossi stata a casa il giorno prima e mi ha anche avvisata del voto che hai preso.-

-mamma posso spiegarti...-

-no Ania! Ora fila in camera tua. Niente internet nè cellulare per una settimana siamo intesi?-

Abbassai lo sguardo e corsi in lacrime in camera mia. Avevo capito di aver commesso un grave errore e mi sentivo in colpa verso i miei genitori che avevano dato anima e corpo per farmi frequentare quel liceo.

Dovevo parlarne con Kayla, ma mi era impossibile.

Volevo parlarne con Alison e Brenda, ma non mi era permesso nemmeno di collegarmi alla nostra chat room.

Rimasi ore ed ore sul letto a fissare il vuoto e a piangermi addosso. In quel momento non trovavo nessuna alternativa, ma al più presto avrei dovuto parlare con mamma per sistemare le cose.

All'ora di cena anche mio padre varcò la soglia di casa. Scesi al piano di sotto per consumare il pasto e non volò una mosca a tavola. Sicuramente anche lui era al corrente della situazione. Mia madre gli lanciò un'occhiata e lui iniziò a parlare.

-Siamo molto delusi da te Ania, sappilo-

-Papà, posso spiegarti.- ripetei di nuovo.

-no che non puoi! Non dovevi fare quello che hai fatto. Mai ce lo saremmo aspettati da te. Ricevere quella telefonata ci ha presi alla sprovvista. Pensavamo quasi che avessero sbagliato persona, eppure avevano ragione. Poteva andare peggio sai? Sei fortunata che non abbiano messo in mezzo la preside. Avresti rischiato molto per aver falsificato la firma di tua madre, ma cosa ti è saltato in mente? E quel terribile voto?-

Ascoltavo in maniera assente quelle parole taglienti. Ero delusa anch'io di me stessa. I miei erano con l'umore a terra ed io venivo logorata dai sensi di colpa.

-giuro che non succederà un'altra volta. So che tu e mamma avete dato tutto per farmi studiare.-

-si, hai detto bene. Noi abbiamo dato tutto per te e questo è quello che riceviamo in cambio! È stato uno schiaffo per noi! Che non si ripeta mai più.-

-potrò rivedere Kayla?- chiesi con lo sguardo fisso per terra.

-solamente a scuola e dopo aver parlato coi suoi genitori.-

Il mio sangue si gelò. Avevo paura di perdere l'unica amica che mi ero fatta. Nessuno in quella classe mi avrebbe accettata eccetto lei.

Salvami. Adolescenza, bullismo e amore.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora