Capitolo 11.

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Sono sola in camera mia davanti alla scrivania. Devo studiare per quel difficilissimo compito di latino. Ripeto a memoria le declinazioni dei nomi e le coniugazioni dei verbi, ma nella mia mente penso sempre e solo a lui.

Mi ha chiamata "occhi color mare", ancora non posso crederci, nessuno me l'aveva mai detto. Non pensavo che i miei occhi fossero speciali e non capivo cosa lui ci vedesse di tanto particolare. Prendo il mio diario che tengo custodito nel cassetto della mia scrivania ed inizio a scrivere di lui. Nikolas è bello, dolce e davvero così tenero nei miei confronti.

Mia madre bussa alla porta di camera mia ed io in fretta e furia nascondo il diario.

-Tesoro, come procede lo studio?-

-bene mamma- dico mostrando un piccolo sorriso.

-ne sono contenta, il compito andrà bene non preoccuparti. Conosco le tue potenzialità-

Ebbene si, conosce le mie potenzialità eppure io non so nemmeno chi sono e cosa voglio davvero dalla vita, ma questo lei non deve saperlo.

Non è facile soddisfare le aspettative dei miei genitori, loro vogliono il massimo ed il meglio per me e, giorno dopo giorno, mi sforzo per renderli felici e fieri di me.

Mia madre torna alle sue faccende domestiche ed io tiro fuori dalla tasca della felpa il mio cellulare per inviare un sms a Niko.

"Ciao Niko volevo solo dirti che ti pensavo e ti auguro una dolce notte. Un bacio dai tuoi occhi color mare"

Invio il messaggio, metto i libri nella cartella e mi avvolgo nelle calde coperte del mio letto per cercare di dormire. L'indomani vedrò quello splendido ragazzo a cui tanto piacciono i miei occhi.

Sono le 6:30 e la mia sveglia suona puntuale. Inizio già a sentire le farfalle nello stomaco al solo pensiero di vedere Nikolas. Scendo dal letto e corro a prepararmi. Mi metto un filo di trucco in più per far risaltare i miei occhi grandi e corro a far colazione.

La cucina è deserta, ci siamo solo io e la mia tazza di latte e cereali. Inizio a sentire la mancanza dei miei genitori e ricordo con le lacrime agli occhi tutti i bei momenti passati insieme. Ora sono consapevole che non sarà più tutto come prima. Papà è stato chiaro nel suo biglietto di addio.

Cerco di sollevarmi il morale pensando a Niko, ma al pensiero di vedere la mia famiglia andar in frantumi e a cosa potrebbe succedermi a scuola con Cassie e il suo gruppo mi mette in una sottospecie di stato di allerta.

Lavo la mia tazza con acqua calda e mi precipito alla fermata dell'autobus fumando la mia solita Marlboro rossa. Mi guardo attorno e tutti sembrano così felici. Kayla è sparita dalla circolazione, Cassie e le altre le avranno fatto il lavaggio del cervello dato che non mi degna più nemmeno di uno sguardo.

Salgo sul bus ed attendo di arrivare.

Sono le 8:00 in punto quando la prima campanella dell'inizio delle lezioni suona. Entro in classe svogliatamente e la professoressa inizia a dividere i banchi per prepararci al compito in classe.

Cassie è nella mia stessa fila e, casualmente, proprio dietro di me.

-Hey sfigata vedi di passarmi le soluzioni!- mi dice a bassa voce ed io la ignoro.

-Hai capito? Passa le soluzioni altrimenti te la vedrai con me-

-scordatelo- le dico rimanendo voltata sul mio foglio.

Sul compito ci sono una trentina di verbi e dieci nomi da declinare, sembra semplice.

Inizio a svolgere tutti gli esercizi e, quando il tempo scade, consegno per prima il mio compito ed esco per prendermi un caffè alle macchinette.

Poco dopo esce pure Cassie che dapprima finge di non vedermi e poi mi prende con forza e mi sbatte contro al muro tirandomi un pugno.

Il sangue inizia a colare dal mio labbro superiore e scoppio a piangere in un angolo mentre lei se ne torna in classe dicendo:

-te l'avevo detto che te la saresti vista con me. Ciao sfigata. Prova a dire solo una parola e prenderai sicuramente altre botte.-

Le lacrime continuano a scendere sul mio pallido volto segnato da un grosso livido.

Rientro in classe dopo essermi sistemata e i professori subito si allarmano e mi prendono da una parte.

-che ti è successo Ania?-

-niente prof, ho sbattuto contro ad uno spigolo in casa.-

Fingo che non sia successo niente e Cassie mi tira un'occhiata compiaciuta.

Io sono a pezzi e non vedo l'ora che suoni quella maledetta campanella per scappare in giardinetto a fumare insieme a Nikolas.

Ore 10:35, suona l'intervallo ed io mi precipito in giardinetto dove quello splendido ragazzo mi stava aspettando. Accendo la mia sigaretta e qualche istante dopo eccolo entrare dalla porta a vetri.

-Ciao Nikolas- dico timidamente

-ciao occhi color mare.- dice prendendo un respiro -che cosa ti è successo? Stai perdendo sangue dal labbro-

-oh, non è niente non preoccuparti.-

-no, mi preoccupo e tanto. Chi ti ha fatto questo?-

-nessuno Niko, ho preso contro ad uno spigolo in casa.-

-Ania non me la racconti giusta. Quella sembra proprio una ferita da chi si è appena preso un pugno in faccia- mi dice smascherando la verità.

-pugno?-

-si Ania, chi ti ha dato un pugno?-

Le lacrime tornano e fatico a trattenerle.

-Hey piccola vieni qua-

Mi fiondo tra le sue braccia e mi faccio stringere in un abbraccio consolatorio.

-Mi dispiace per quello che ti è successo, ma ora ci sono qua io per te.-

-Grazie- dico singhiozzando.

-Appena vorrai e se lo vorrai mi racconterai dell'accaduto okay?-

-okay-

Lo stringo sempre più forte e quando mollo la presa, finisco di fumare la mia sigaretta.

-Magari, se mi passa, oggi pomeriggio posso provare a spiegarti-

-oggi pomeriggio sarebbe perfetto però voglio che tu sappia che appena ti trovi in difficoltà io ci sono e ci sarò. Lo so, ci conosciamo da poco eppure mi sembra di conoscerti da così tanto tempo.-

Nikolas mi guarda dritto negli occhi ed io non riesco a staccarmi da quello sguardo dolce e sincero.

Quegli occhi mi avevano rapita.

Salvami. Adolescenza, bullismo e amore.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora