Capitolo 7.

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Ultimamente le ore di educazione fisica si fanno sempre più stressanti. Fatico a sopportare i comportamenti di Cassie ed il suo gruppetto di aspiranti snob.

La professoressa propone un allenamento di pallavolo e per riscaldarci ci fa fare una corsetta nel campetto all'aperto per qualche minuto. Prendo fiato ed inizio a correre.

La mia testa viene sopraffatta da milioni di pensieri, così prendo il mio iPod e infilo le cuffie nelle orecchie per isolarmi nel mio mondo. La musica mi da la carica per finire in bellezza il riscaldamento. Ora svolgeremo degli esercizi di stretching per distendere i muscoli e per prepararci alla partita. Ci mettiamo tutti in cerchio e il mio sguardo si incrocia con quello di Kayla che in men che non si dica, lo distoglie per fissare Cassie. Ora il suo gruppo mi tira delle brutte occhiatacce, ma io cerco di non pensarci e mi focalizzo sui miei esercizi. Sento i muscoli tendersi e distendersi. Il mio battito si regolarizza dopo quella corsa estenuante e la prof decide di comporre le squadre. Ci alziamo tutti in piedi e Cassie si propone come capitano della sua squadra. Cercava sempre di esser al centro dell'attenzione e ci riusciva. Ogni volta otteneva proprio quello che desiderava. L'altra caposquadra invece ero proprio io. Ero stata nominata dalla mia professoressa perché pensava di darmi una spronata vista la mia grande timidezza.

Cassie mi guardò diritta negli occhi e come prima scelta chiamò Kayla. Si era appena appropriata della mia amica che, in quattro e quattr'otto, si ritrovò contro di me.

La squadra di Cassie comprendeva le sue scagnozze insieme a Kayla. Nella mia testa balenò il pensiero che fosse diventata una di loro. Non potevo crederci, non avrei mai voluto una cosa simile.

La partita iniziò. Io ero alzatrice.

Mi stavo divertendo, quando la professoressa fischiò la fine della partita e ad un certo punto Cassie ricevette la palla e, con grande forza, la tiro verso di me. Il pallone mi finì diritto sulla mia testa. Cascai a terra e quasi persi i sensi. Riuscivo solo a sentire le risate del suo gruppetto che si burlava di me.

La prof accorse subito in mio aiuto rimproverando la ragazza che subito cercò di scansarsi da dosso ogni colpa.

-Cassie! Ti sembra il modo di comportarti?- esclamò la professoressa furiosa

-Prof non è stata colpa mia, non ho sentito il fischio.-

-Fila a cambiarti, per te la lezione finisce qua.-

Cassie alzò le spalle e ben presto tornò negli spogliatoi per cambiarsi.

Io mi stavo riprendendo, ero confusa. Quella botta mi costò un gran mal di testa e decisi di chiamare mia mamma.

-Mamma per favore puoi venire a prendermi a scuola?-

-Ania che succede?-

-non mi sento bene- dissi con le lacrime agli occhi.

Dopo una ventina di minuti mia madre corse verso la palestra e mi trovò distesa su un tappetino da fitness.

La guardai dritta negli occhi e con le lacrime le dissi:

-Mamma non voglio più stare qui!-

-Ora c'è ne torniamo a casa ok?-

Io annuii ed andai a cambiarmi e mia madre si fece spiegare l'accaduto dalla bidella che in un angolino aveva osservato tutta la scena.

Entrai in spogliatoio e in un angolino mi spogliai. Cassie iniziò a ridere e a darmi della "sfigata". Cercai di ignorarla e, nonappena fui pronta, tornai a casa con mia madre.

Entrammo in macchina e con uno sguardo preoccupato mi disse:

-Ania quella ragazza la pagherà. Guarda cosa ha fatto alla mia bambina.-

-mamma non sono più una bambina-

-lo so Ania, ma non posso sopportare che ti facciano ciò.-

-passerà- dissi abbassando lo sguardo e aspettando che mamma avviasse la macchina per tornare a casa. Avevo solo voglia di stendermi sul mio grande letto e passare li la giornata. Non volevo saperne di Cassie e delle altre, ci avrei pensato il giorno seguente.

Salvami. Adolescenza, bullismo e amore.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora