Lean On.

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Mi dirigo al Saint John Hospital, l'ospedale della città.
"Stanza numero 15." Mi dice l'infermiera; questo posto mi mette a disagio. Aghi, pareti bianche, odore di farmaci... Poi quella terribile e opprimente sensazione di chiusura. Mi sento in trappola.
Abbasso con cautela la maniglia, la porta si apre cigolando e il mio sguardo si posa su un anziano signore disteso in un minuscolo e asettico letto; è triste, solo, con quegli occhi vacui e instabili e la bocca ridotta ad una fessura.
"Salve." Dico.
"Buongiorno signorina."
"Ha-ha per caso visto due ragazze? Mi hanno detto che una di loro era ricoverata qui e che si trovava in questa stanza."
"Sa, io mi sono rotto un femore. Sono qui da qualche giorno e non ho visto nessuno a parte mia figlia."
"Come si chiama?"
"Io?"
"No, sua figlia."
"Perché vuole saperlo?"
"Forse la conosco..." Pessima scusa.
"Pamela Isley; la conoscono in molti."
Sorrido.
"Le dirò di venirla a trovare più spesso."

***

Cavolo, fortunatamente Ivy non ha perso tempo. Mi ha portata a casa sua e quelle benedette piante magiche mi hanno salvato la vita.
"Pam."
"Dimmi, nocciolina."
"Grazie."
Mi guarda, con affetto. Come non faceva da tanto tempo.

***

Sono le due di notte quando sento qualcuno entrare nell'appartamento dalla finestra aperta. Riesco a riconoscere i suoi passi lievi, leggeri, sul pavimento di legno; probabilmente sono una dei pochi in grado di accorgersi della sua presenza.
Accendo la luce e mi trovo davanti una scena patetica; Catwoman è ancora in punta di piedi, con le ginocchia appena piegate e i suoi enormi occhi fissi su di me. Azzarda un sorriso imbarazzato.
"Okay, ehm..." Esordisce, avvicinandosi  al letto di Harley; si siede.
"Svegliala; devo dirvi alcune cose. Cose importanti."
"Vattene."
"Pamela, sto cercando di aiutarvi. Ti fidi di me?"
No, non mi fido di lei. Ci ha voltato le spalle... Voglio che se ne vada, ora, ma Harley è sveglia. Si alza velocemente e va in cucina; rimaniamo immobili e silenziose. Dopo pochi minuti torna con tre cioccolate calde, si siede e lo dice. Dice quello che io non sono in grado di accettare.
"Io mi fido di te."

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