Toby si trascinò dietro la sua fedele accetta, facendola strisciare sull'asfalto. Si era guardato attorno come sempre, si era mosso con la stessa furtività... per fare fuori quello schifoso che stava prendendo a calci un cane vicino ai bidoni della spazzatura.
Era uscito per buttare propri rifiuti, e con sé aveva portato l'accetta vecchia, della quale voleva sbarazzarsi. Sembrava che l'accetta avesse chiesto un'ultima possibilità, perché arrivato al vicolo, aveva subito sentito i guaiti disperati dell'animale.
Adesso era andato tutto giù nei bidoni: spazzatura, accetta, cadavere e testa. Toby non gli aveva nemmeno chiuso le palpebre, tanto aveva provato disprezzo, anzi avrebbe voluto staccargli gli occhi e darli a mangiare al cane. La gente così non si meritava la vita. Nemmeno lui la meritava.
Ma Toby non meritava tante cose, a dire il vero: i propri disturbi, per cominciare. Non meritava nemmeno le voci che gli galeggiavano nel cranio, e gli davano tanta compagnia.
Prese il cane con sé, stando attento a non ferirlo ulteriormente. Doveva essere stato usato per le battaglie clandestine, perché aveva morsi sanguinanti ovunque, e i calci gli avevano provocato parecchie fratture lungo il corpo. Era piccolo abbastanza da portarlo in braccio, ma non abbastanza grande da reggere un combattimento.
Doveva decidere che farsene di lui in fretta: Jennifer voleva essere videochiamata alle undici.
Voleva realmente mettersi faccia a faccia con una ragazza splendida? Voleva realmente ostentare la sua malattia? Voleva realmente che lei vedesse la sua pelle grigia e le sue occhiaie nere, così da poterlo prendere in giro con le amiche, davanti ad un cocktail offerto da qualche "gentiluomo"?
No. Ovviamente non lo voleva. Quello che voleva realmente era ribellarsi alle voci nella sua testa, che gli dicevano di trovarla ed ucciderla.
Quando posò il corpo martoriato del cane dinanzi all'ospedale veterinario, fuori dalla portata dalle telecamere, capì di stare compiendo parecchie buone azioni, ultimamente. C'erano sempre di mezzo gli omicidi, certo, ma stava aiutando qualcuno. Qualcosa sembrò inondarlo quando, girandosi verso l'ospedale, si accorse che il cane stava scodinzolando.
Era felice. I cani non mentono mai.
Aveva tutte le ossa fracassate, ma lui era felice, e non vedeva l'ora di dimostrarglielo. Se le ferite fossero state tragiche, i medici lo avrebbero abbattuto, ma questo non importava. Quel cane stava per morire, ma era felice. Toby lo aveva reso felice.
Per un attimo, nella sua testa regnò il silenzio. Niente voci, niente istinto omicida. Solo silenzio. Una cacofonia di silenzio, che lo accompagnò fino a casa.La foto di Jennifer sul display era parecchio demotivante, se accostata all'immagine che Toby aveva di sé. Non ci pensò due volte, a battere la testa contro il muro. Più che altro ci si strusciò contro, in un impeto di demoralizzazione. Si odiava. Ma se era così bravo coi tagli netti, perché non uccideva se stesso?
Sollevò di nuovo il display, e guardò la sua faccia stremata ripresa dalla telecamera. Si tolse i bendaggi dalle mani e li avvolse lì attorno. Con l'obiettivo coperto, sembrava già molto meglio.
-Voglio scomparire...- bisbigliò. Nel frattempo, il cellulare aveva iniziato a squillare, seguendo le note di Hatefuck.
Toby si prese di coraggio: va bene, si sarebbe ridicolizzato e poi si sarebbe imbottito di alcolici per dimenticare tutto. Non era un brutto piano...
Rispose alla chiamata di Jennifer, assicurandosi di avere ancora la telecamera coperta. Subito, sul display spuntò la figura di una ragazza con gli occhi verdi ed una fasciatura sul braccio, vestita con un finto completo da cameriera, arricchito da calze e scarpe col tacco. Se ne stava sdraiata su un fianco, con una guancia poggiata sul palmo, al centro di un letto sfatto. I capelli chiari erano spettinati e lasciati cadere in ricci ribelli. Era bellissima.
-Hello, there!- lo salutò lei, alzando gli zigomi in un sorriso. Toby sentì come un pugno dritto allo stomaco, ed ebbe un tic alla palpebra. Doveva rispondere, dire qualsiasi cosa...
-Hai una fasciatura sul braccio...-
Tutto qui? Solo questo!? Non aveva niente di meglio da fare se non palesare l'ovvio?
A suo malgrado, Jennifer sorrise di nuovo, e si mostrò gentile:
-È il mio nuovo tatuaggio, lo vuoi vedere?- rispose lei. Toby avrebbe voluto farsi piccolo piccolo nelle spalle ed annuire, ma Jenny non avrebbe potuto vederlo, quindi bisbigliò un'affermazione. Subito, lei iniziò a sciogliersi le bende.
-Ha fatto male, il tatuaggio?- chiese, cercando di vincere l'insicurezza.
-È stato il più doloroso, finora, ma ho sopportato...-
Quando l'ultimo lembo di garza fu via, Toby poté distinguere il disegno: una civetta ad ali spiegate, colorate di mille colori. Per un attimo, si sentì estasiato.
-Ti piace? Il disegno di base l'ho fatto io...-
-Se mi piace!? È eccezionale!- strillò Toby. Un tic alla gamba lo rimproverò di aver dimostrato un tale entusiasmo.
Jennifer si mise a ridere. Le sue labbra si alzarono, scoprendo una fila di denti drittissimi ed una risata pacata, dolce come miele. Toby non aveva la minima idea di come comportarsi: non si era mai trovato davanti una ragazza così bella e ne era terrorizzato. Era terrorizzato dal suo giudizio, e anche quel sorriso tanto dolce, lo metteva sull'attenti.
-Ma lo sai che sei proprio simpatico!? Come ti chiami?-
Domanda semplice, a questa poteva rispondere senza esitare:
-Sono Toby.-
-E quanti anni hai?- proseguì col chiedere la ragazza.
-Diciotto... quasi diciannove.- non sapeva perché, ma quello sembrava tanto un interrogatorio.
-E perché non esci e vai a trovarti una ragazza, piuttosto che badare ad una soubrette?-
Soubrette. Allora era questo che faceva Jennifer? Ballava nei bar, con i vestitini di tulle nero e scarpette da can can, mostrando le cosce fasciate dai reggicalze?
-Sei stata tu a contattarmi!- ribadì Toby, stringendo i pugni.
-Hai ragione, hai ragione! Mea culpa! Non fa niente, non ti scaldare...- un altro risolino da parte della ragazza, ma questo non suonò simpatico come gli altri. Aveva già cominciato a prenderlo in giro...
-Che fai nella vita, Toby?-
Oh, Toby occupava abusivamente un appartamento di periferia, uccideva persone a caso, soccorreva cani e aveva tic... Era proprio un bravo ragazzo, un modello da imitare!
Non sentendo alcuna risposta, Jennifer gli sussurrò abbattuta:
-Tranquillo, non rispondere per forza... anzi, fai tu le domande, così evito di farti stare zitto...-
-Come ti chiami e quanti anni hai.- disse Toby in modo piatto, senza tono interrogativo.
-Jennifer, diciannove.-
Allora era più grande di lui? Un motivo in più per chiudere subito la chiamata prima di essere preso in giro. Quel sorrisino perfetto gli aveva già smosso i nervi, e poggiata sul bracciolo della poltrona c'era la sua accetta...
-Perché non ti fai vedere? Che cosa stai nascondendo?- altre parole di miele, che abbagliarono Toby. Stava nascondendo la sua esistenza, la sua vita, dato che tutti lo credevano morto in un incendio di un anno prima.
-Perché ti interessa così tanto?-
Tono sarcastico, minaccioso. Toby davvero non sapeva fare di meglio se non fare scappare le persone. E gli piaceva.
-Perché a nessuno importa di me, quindi io mi interesso degli altri...-
Sorriso sottile, sincero. Così reale, senza il trucco nero a coprirlo... quella donna doveva essere una strega se con una sola frase era riuscito a convincere Toby a scoprire la telecamera, facendosi trovare supino sul letto, con la faccia schiacciata in basso, contro il cuscino. Lei poteva vederlo soltanto parzialmente, e non in viso. Le cose erano perfette così.
D'un tratto, Jennifer cacciò un respiro di sorpresa:
-Sono tuoi o li hai tinti!?-
Cosa? Cosa!? Era pazza, falsa o diceva sul serio!? Aveva badato alla cosa più tristemente normalissima che coronava il suo aspetto: i capelli. Dio, diceva sul serio?!
-I miei un tempo erano blu ma sono diventati tutti grigi... Se li hai tinti, che tonalità hai usato? Li voglio così.-
Jenny! Ah, vecchia volpe! Stava usando i suoi trucchetti per costringerlo ad alzare la testa dal cuscino e a scoprirsi. Ma lui non avrebbe ceduto, non così!
-Sono naturali...- rispose. La voce era ovattata a causa del cuscino, ma il suo tono innervosito era riuscito a trasparire.
-Qualcosa non va? Perché ti nascondi?-
Che rabbia! Quanto falso buonismo in una sola persona! Prima gli aveva riso in faccia, poi aveva cominciato a comportarsi da sciacquetta, poi da frivola, e adesso pretendeva di apparire dolce e premurosa!?
La testa di Toby scattò in avanti, ma non fu a causa di un tic.
-Nascondermi!? Io!? Senti, qui sei tu quella che da una sera non ha fatto altro che fare la falsa! Prima sei una strega scontrosa che ha bisogno di soldi, poi una bambina tutta sorrisi, poi un'adolescente con la fissa per la moda... scegli chi devi essere, "Jennifer", perché a forza di cambiare faccia, finirò per tagliartene una!-
Toby non aveva mai avuto un pieno controllo di sé, e gestire la rabbia era una cosa complicata. Dopo aver strillato quelle accuse, pronunciando il nome della ragazza in modo dispregiativo, prese a respirare in modo convulso. Il cuscino contro la faccia lo aveva quasi soffocato, ma adesso non più. Adesso aveva alzato la testa e Jennifer poteva vederlo.
Lei se ne stava lì, con gli occhi sgranati ed una mano sulla bocca. Le unghia erano coperte di smalto nero, in parte grattato, e portava due anelli. In alto a destra nel display, Toby poteva vedere la finestra che lo inquadrava: aveva gli occhi arrossati e sembrava un pazzo. La sua immagine esterna rifletteva alla perfezione ciò che era, infondo.
-Credevi che ti avrei riempito di complimenti sul tuo aspetto fisico, vero? Per questo mi hai chiamato.-
Infierì, sarcastico. Lei abbassò la mano, rivelando due labbra schiuse in un'espressione sbigottita.
-Va' ai corvi, Jennifer.- sussurrò Toby.
E chiuse la chiamata.
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What lies Beneath {Ticci Toby}
FanfictionToby non ha mai avuto un assaggio di vita vera. Non ha mai frequentato nessuno al di fuori della sua famiglia, e non conosce quella belva famelica della società. Che può saperne lui di quella classe fredda e povera, che si vende per guadagnare l'omb...