7. Down

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-Lei non può licenziarmi! Senza questo lavoro non posso pagare l'affitto! Dove andrò!?-
Jennifer si aggrappò al braccio del signor Walrus, reggendolo per il polso per costringerlo a guardarla. Si era accorto che quello che lei gli aveva presentato al momento di assumerla era un documento falso, e adesso sapeva la sua vera età. L'aveva sbattuta fuori, nella fredda notte di metà settembre, ed aveva preso a sbraitarle contro.
-Ci vediamo fra sei mesi, quando avrai compiuto diciotto anni, Jennifer!-
Sei mesi. No, lei doveva pagare entro questa settimana. Non poteva ritardare, conosceva gli affari di quel posto, l'avrebbero buttata fuori!
La porta di servizio del Daisy Dream si chiuse con un tonfo, e Jennifer si trovò da sola.
-Lei non può...- bisbigliò, cacciando indietro le lacrime. Che cosa avrebbe fatto, adesso? Lei ed Annie dove sarebbero andate?
Coprendosi il volto con il cappotto blu, scoppiò in un pianto silenzioso. Tutto quello che poteva fare, adesso, era tornarsene a casa. Avrebbe pianto per ore, già lo sapeva. Il mondo si stava sgretolando sotto i suoi piedi, e lei non poteva che restare a guardarsi cadere.
Un vuoto al centro del petto le impediva di respirare. Stava cercando con tutta sé stessa di mantenersi calma, mentre percorreva la via di casa, ma i singhiozzi la stavano soffocando.
Si fermò, appoggiando la testa ad un lampione rotto. Col beneficio del buio, nessuno l'avrebbe vista piangere.
Lacrime calde le caddero dal viso, seguendo le linee del collo, fino ad infrangersi a terra, sull'asfalto. Non aveva più un lavoro, non aveva più una vita.
Guardò verso la strada deserta, e si ricordò che pochi isolati più in là avrebbe potuto trovare Sam e le altre. Avrebbe potuto unirsi a loro, se solo ne avesse avuto il coraggio. Ed avrebbe perso ogni straccio della sua dignità, ogni suo orgoglio di essere donna, diventando una meretrice.
Ma lei doveva scegliere. Doveva scegliere adesso, prima di venire sfrattata.
-Jennifer!-
Una voce familiare, a distanza, la chiamava.
-Lynn...- sussurrò Jenny, vincendo per un attimo le lacrime. L'istante dopo, Lynn la stava stringendo a sé con tutta la propria forza.
-Coraggio Jenny. Abbiamo visto tutto, ma adesso ci siamo noi, qui.- la consolò la ragazza. Jenny si riscosse: Lynn e... chi?
Da dietro all spalla di Lynn, alla quale era poggiata, una figura si stava avvicinando. Un metro e sessanta, poco più alto di lei, maschio. Un ragazzo, insomma, vestito con jeans e felpa nera. Ebbe un brivido nel riconoscere il tizio della videochiamata.
-Tu!- gridò, furiosa. Allontanò Lynn spingendola dalle clavicole, e scrutò Toby con odio. Anche lui sembrava sorpreso di vederla.
-Che cosa ci fa lui, qui? Lui non è dei nostri, non deve stare con noi!-
Jenny si era rivolta all'altra ragazza, indicando Toby con un dito. Lynn l'aveva guardata ad occhi sgranati, ed aveva replicato:
-Ma cosa dici!? Ha appena fatto a botte con un tipo!-
Jennifer fissò Toby in modo dispregiativo. Era magro, molto magro, e pareva anche parecchio malaticcio.
-Lui!?- chiese, incredula.
-Sì, lui! Tob, falle vedere le ferite!-
-Ma io non ne ho...- replicò il ragazzo, guardando Lynn in modo interrogativo.
-Appunto!- gioì lei -Steso in due pugni, ed era il doppio del suo peso! Non so dove lo hai conosciuto, Jennifer, ma ti sbagli: è decisamente uno dei nostri!-
Jennifer lo guardò dall'alto in basso, con aria severa. Adesso, si aspettava che lui le chiedesse scusa per ciò che aveva detto l'altra sera.
-Stasera sei più vera.- si limitò a dire lui -Con quei lacrimoni, sei decisamente te stessa.-
Lei fu colpita da quella risposta: diamine, il tipetto sapeva parlare. Quasi non si sentiva più arrabbiata, solo incattivita.
-Dove hai conosciuto Lynn?- chiese Jennifer, tanto per cambiare discorso.
-Diciamo che mi ha abbordato in metropolitana...- rispose Toby, spingendo un sorriso di lato.
-Oh, sì, e non mi pento di averlo fatto! Andiamo, Tob, si va da me!-
Lynn gli porse la mano perché lui si facesse afferrare di nuovo la manica, ma lui si limitò a mettersi al suo fianco, pronto a seguirla per le vie della Suburbia.

A dire il vero, Lynn abitava vicino la fermata della Bocca del Diavolo, ai limiti dei sobborghi, in un appartamento niente male. Aveva ventitré anni, e si trovava lì dopo esser stata buttata fuori di casa dai suoi genitori, per via di un segreto che Toby non era riuscito a capire, ma aveva avuto la malizia di intuire.
Jennifer non aveva detto una parola, durante il tragitto. Aveva passato il tempo ad asciugarsi il volto con la manica, sporcando il tessuto blu con lacrime di trucco nero. Col naso e le gote rosse, non era poi così bella.
-Vorrei soltanto che Annie possa essere felice... felice come non lo sono stata io.-
Aveva sussurrato Jennifer, per sfogarsi e far scemare quel pianto. Forse, era una persona un pizzico più profonda di quanto Toby aveva creduto.
-Tesoro, non è ancora finita. Ci sono ancora tante cose che puoi fare, senza diventare... uhm... "come Sam." Hai tantissime doti, vedrai...-
Lynn era molto materna. Dopo essersi messi sul divano, aveva fatto poggiare Jennifer sul proprio seno quasi inesistente, ed aveva preso ad accarezzarle i capelli. Adesso, la stava confortando.
-Sì, ma non c'è un modo per ottenere centoventi dollari subito!- aveva gridato Jennifer, in risposta.
Toby venne preso da una strana pulsione, e si sentì la mente appannata da qualcosa. L'appartamento di Lynn aveva un'ottima vista sulla città, ed era un monolocale. Davanti a loro c'era il piano cucina, e Toby si sorprese di quanto fosse facile collegare la parola "cucina" a "coltello".
No. Non poteva dare retta alle voci. Non adesso. Doveva prendere possesso di sé, e subito. Prima di entrare in panico.
-Jennifer, i tipi che ti hanno affittato l'appartamento accettano preventivi?- si intromise Toby. Subito Jenny puntò gli occhi su di lui, stranita. Toby stava per fare il contrario di quello che le voci volevano che lui facesse.
-Non lo so... ma io ho solo dieci dollari. Sono al verde, non basteranno mai!-
Toby si frugò nelle tasche. Se ricordava bene, era stato un bravo bambino, un tempo...
-Sono settantacinque dollari. Ne ho altri tre ma mi servono per la metropolitana. Prendili.-
Non era una gran perdita: Toby ne aveva altri, a casa, ed aveva abbastanza cibo sino al prossimo omicidio.
-Che cosa stai facendo?- il tono di Jennifer era vacuo, e lei si stava reggendo una mano al petto. Toby sentì una strana sensazione quando vide il suo sguardo sorpreso e disperato allo stesso tempo. Le voci avevano smesso di sibilare, e lui aveva di nuovo il pieno controllo di sé.
-Tanto lo sai che li ho rubati, no? Spetterebbero a te, perché non li prendi?- non era una bugia: quel bottino veniva dalle tasche di quello che sarebbe dovuto essere il cliente di Jenny. Erano suoi.
Jennifer prese il denaro con mano tremante, e se lo mise in tasca senza dire niente. Durante gli attimi di silenzio che seguirono, Toby intravide lo sguardo senza prezzo di Lynn. Forse nemmeno lei sarebbe stata capace di un tale atto di generosità.
-Io veramente non so come ringraziarti...-
Ecco, Jennifer aveva di nuovo i lucciconi.
-Sii te stessa. Non cambiare faccia. Mi basta così.-
Toby non seppe spiegare bene come, ma d'un tratto la testa di Jennifer fu premuta sul suo petto, e lui si ritrovò le sue braccia stette attorno al corpo. Da quanto non riceveva un abbraccio? Un anno, forse? Non sapeva più nemmeno come ci si sentisse, a venire abbracciati.
Davanti a lui, fuori dal campo visivo di Jenny, Lynn stava gesticolando, portandosi le mani al petto. Gli stava dicendo di ricambiare le stretta.
Toby avvolse le braccia sul cappotto blu della ragazza, ed abbassò la testa per guardarla: era stretta a lui, col volto premuto sulla sua felpa, e le guance rigate di lacrime. Niente più voci, adesso tutto quello che gli rimbombava in testa era il battito del suo stesso cuore, che gli pulsava nelle tempie.
Si sentiva felice. Si sentiva amato.
Sollevò la testa verso Lynn e lei ammiccò, mimando con le labbra uno "stai andando alla grande". Toby non si imbarazzò più del dovuto, e si calò per posare un bacio fra i capelli blu svampito di Jennifer. A quel contatto, lei si strinse ancora di più a lui, facendogli quasi mancare il respiro. Era questo quello che si provava ad avere degli amici? Significava avere qualcuno disposto a stringerti e ad apprezzarti, nonostante la malattia? Ma era certo: loro non ne sapevano niente...
Quando si staccarono dall'abbraccio, fu solo per permettere a Jenny di dargli un bacio sulla guancia. Almeno, avrebbe voluto essere sulla guancia, ma per uno strano motivo, lei sbagliò mira e finì col schioccargli le labbra alla base del collo.

Quando il treno della metropolitana si fermò alla sua fermata, Toby si disse che sarebbe tornato nella Suburbia ancora ed ancora...

What lies Beneath {Ticci Toby}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora