14. Otherside

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Un forte colpo di accetta e la grande serratura si spaccò con un rombo sinistro. Se non fosse stato per la ruggine, non si sarebbe mai rotta al primo tentativo.
Toby aveva scoperto che la porta verde era in realtà un blocco ossidato alla fine del corridoio, una porticina insignificante ed alquanto fatiscente che dava su un altro corridoio.
Lui e Jennifer avanzarono in fila indiana, tenendosi le mani per darsi forza, mentre delle voci soffuse e sussurri rimbalzavano per le mura del corridoio. Alla fine, sembrava esserci una luce, rossastra come le altre luci del circuito d'emergenza. Mentre camminavano, Jennifer rischiò di inciampare su un paio di tronchesi lasciate per terra, e le raccolse portandole con sé. Erano grosse e smussate, ma sarebbero potute tornare utili...

Quello che videro una volta entrati nella sala illuminata fu sconcertante: cinque letti, ognuno dei quali privo di lenzuola, contenevano sei ragazze visibilmente minorenni, legate alle strutture di metallo con delle manette. Due ragazze erano poggiate sullo stesso letto, e furono le prime a rendersi conto della presenza di Toby. Una delle due aveva i capelli decolorati e le labbra spaccate, secche, mentre l'altra era senza maglietta e con il corpo pieno di graffi e lividi. Entrambe lo guardarono con occhi vitrei, con la bocca schiusa e senza emettere suono.
Alla fine della sala, un uomo stava picchiando una ragazza con una cintura, costringendola contro il materasso sporco di olio e ruggine. Toby lo riconobbe di spalle: era l'energumeno del Daisy Dream, quello che l'aveva lasciato livido e dolorante sul ciglio della strada.
A quel punto, una rabbia cieca prese possesso di Toby, e lui si scaraventò sull'uomo trafiggendogli la schiena con l'accetta, in preda ad un'ira incontrollabile. Gridarono entrambi, Toby spinto dall'adrenalina e la vittima dal dolore. In quel momento, un concerto di voci e sussurri esplose dentro la testa di Toby, e lui non si accorse che la ragazzina pressata contro il materasso era in realtà Annie, e che adesso lo stava guardando. Lo stavano guardando tutte, tutte stavano assistendo alla sua vendetta.
-Tu sei...- provò a dire l'uomo, ormai inginocchiato su una pozza di sangue. Il suo sguardo era triste e disperato, e Toby si sentì grande nel leggere il terrore nei suoi occhi. Era come quella volta in cui aveva ucciso suo padre...
-Io sono Ticci Toby.-, sentenziò lui, prima che l'accetta si calasse nuovamente sull'uomo, decapitandolo.
Quello che venne dopo fu una sequenza di suoni soffusi ed immagini sfocate. Toby vedeva soltanto le sue mani gocciolanti di sangue e sentiva soltanto le voci accavallate che gli vagavano in testa. Tutto sembrava reale, tutto sembrava solo frutto della sua immaginazione. Vedeva le figure delle ragazze muoversi ai bordi del suo campo visivo, mentre le forme liquide del sangue si allargavano per il pavimento. Fra tutte le voci, una lo cullava e lo faceva sentire sereno, ma non era nella sua testa: era la voce di Jennifer, alle sue spalle.
-Scappate, fate evacuare le altre donne, siete libere!-, diceva, e nel frattempo spezzava con le tronchesi i vincoli che legavano le ragazze ai letti. Presto, rimasero solo loro tre nella stanza.
Solo allora Toby alzò lo sguardo, e si rese conto degli occhi di Annie puntati su di lui. Non lo stavano criticando, anzi lo guardavano in modo tenero, empatico. Toby provò una vergogna schiacciante, ma non capì subito perché.
-Tu non sei questo, Toby...- sussurrò Annie, lasciandosi andare in un tenero sorriso. Era in pigiama, aveva le guance calde di schiaffi e su di lei erano impressi i segni del maltrattamento. Ma nonostante questo, lei non lo odiava.
Quando Toby tornò a guardarsi la mani, vide il sangue gocciolante come una cosa orribile ed estranea, e non il dolce nettare che amava tanto. Annie aveva ragione: lui era più di questo.
-Bene, bene... Jennifer, sono entusiasta di te...-
Un ragazzo con addosso una ventina d'anni stava appoggiato all'entrata, con le braccia incrociate e lo sguardo compiaciuto. Toby non lo conosceva, ma qualcosa gli diceva di fare attenzione, come se qualcosa di terribile fosse in procinto di accadere.
-Charlie, tu cosa ci fai qui...?-, domandò Jennifer, con lo sguardo perso.
-Oh, povera Jenny... io ho sempre saputo che tu eri diversa da queste sgualdrine, ma non ti credevo capace di tanto, sai? Allearti con uno psicopatico per metterti contro di me... mi sorprendi, ma adesso è finita...-
Charlie allungò la mano nel buio, e tirò fuori dall'ombra un bidone traboccante di benzina. A quella visione Toby raccolse l'accetta da terra, ma Charlie tirò fuori dalla cintura una pistola.
-Fallo ed io le farò saltare la testa!-, urlò, puntando l'arma da fuoco contro Jennifer. Era fuori di sé...
-Io sono innamorato di te dalle elementari, Jennifer! Ti sono sempre stato fedele, ho fatto di tutto per te! Ma quando ho capito che non potevo averti, mi sono unito a questa organizzazione, e gli ho parlato di te. Loro mi hanno accolto, ed è stato allora che ho capito che se non potevo avere il tuo amore, allora lo avrei comprato!-
-Sei un pazzo...-, commentò Toby in un sussurro, impotente dinanzi alla pistola stretta fra le dita di Charlie.
-Ma poi è arrivato lui... quell'handicappato che si diverte a cantare i Green Day nei bar, quello strambo con la faccia da cane... ma che cosa ha lui che io non ho, Jenny? Cosa ti ha dato lui che io non ti ho dato?-
Il gocciolio della benzina ferì le loro orecchie come lame, e appena la prima goccia ebbe toccato il pavimento, Jennifer scoppiò in lacrime.
-Ti prego, ti darò tutto quello che vuoi... ti prego, Charlie, non farlo...- bisbigliò lei fra i singhiozzi, coprendosi la bocca con la mano.
-Ah, adesso sei disposta a tutto per me? Adesso che stiamo tutti per morire, sei una bambolina docile e dolce? Mi dispiace, Jenny, questa è la fine...-
Fu un attimo: Charlie abbassò la pistola per prendere l'accendino, e in quel momento Toby lancio l'accetta in sua direzione, colpendolo alla spalla.
La clavicola di Charlie si spaccò a metà, e le sue grida si confusero quando premette il grilletto, e la prima pallottola colpì Toby all'addome. Lui non si scompose nemmeno quando sentì il sangue scorrergli fino all'inguine, e si scagliò su Charlie pressandogli le mani alla gola. Un altro colpo di pistola, ma Toby non sentiva dolore, e non mollò la presa.
-Scappate, scappate!-, gridò Toby, e le gambe di Jennifer si mossero con uno scatto: afferrò il polso di Annie, e corsero insieme verso l'uscita della fabbrica. Quando si voltò, le fiamme avevano già avvolto il corridoio, ed il fumo la stava confondendo. Corse più che poté, rischiando di scivolare lungo le scale, ma il fuoco avanzava rapidamente e lei non sapeva dove andare, la sua mente era in preda all'oblio e non riusciva a ricordare la strada. Fu in quel momento che Sam l'afferrò e la guidò verso l'uscita.
-Non ti fermare! Resisti!- gridò la donna, mentre il suono delle sirene si faceva più vicino, e le luci rosse e blu della polizia tagliavano la notte.
Era fuori, con le ginocchia premute sull'asfalto della sua amata Suburbia. Era salva, con Annie e Sam al suo seguito.
Un agente di polizia si avvicinò a lei, l'aiuto ad alzarsi, e la fece arrivare al punto dove si erano raccolte tutte le altre ragazze del bordello. Mancava solo una persona...
-Toby!!-
L'urlo di Jennifer squarciò la notte, e lei si voltò verso la fabbrica. Il calore e la furia del fuoco si rifletté nei suoi occhi, e lei non poté far altro che guardare impotente mentre l'incendio protendeva le proprie fiamme verso l'alto. Era questa la fine?

L'immagine del fuoco venne sfocata dalle lacrime che le inondarono il volto. Fissò la notte con quella disperazione glaciale di chi ha perso tutto, e pianse. Non poteva credere che non avrebbe più rivisto il suo sorriso, non poteva credere che avrebbe dovuto vivere senza i suoi baci. Non poteva credere che quella sarebbe stata la fine di Ticci Toby: l'assassino con il cuore da umano.

"Scappa scappa, angioletto..."

What lies Beneath {Ticci Toby}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora