"La noia è una brutta bestia"
Questo era uno dei detti che Toby aveva sempre saputo. Era impossibile ricordarsi da chi l'aveva imparato, ma proprio adesso ci stava facendo i conti, ed era vero. Era tremendamente vero.
Non aveva un lavoro, non studiava, non aveva un hobby. Nulla da fare durante il giorno, e anche dormire l'aveva stancato.
Uscì di casa, arrampicandosi giù dalla botola fino alla scala di legno. Come gli aveva insegnato Anna Frank, le soffitte polverose erano i migliori nascondigli.
Si diresse verso il parco, con l'intenzione di fare una passeggiata. Sapeva che il parco si apriva su un piccolo bosco, e magari avrebbe potuto farci un salto. Aveva sempre amato i boschi, lui.Giornata noiosa, strade noiose, persone noiose... Toby accolse tutto quello che vedeva con uno sbadiglio, mentre si dirigeva verso il parco. I ragazzini delle medie erano appena usciti di scuola, e lì attorno c'era una massa informe di auto parcheggiate e genitori in attesa. Toby tutto questo non lo aveva mai vissuto, ma lo trovava estremamente noioso.
Entrò nel parco, e si precipitò in direzione degli alberi, lì dove non c'era nessuno. Era uscito di casa per non annoiarsi e si stava annoiando ancora di più. Inoltre, settembre stava diventando freddo, ma almeno non avrebbe sofferto la depressione, sperava.
Gli uccellini facevano su e giù dai rami saltando e frullando le ali, e riempivano l'ambiente circostante con i loro cinguettii. Toby era sdraiato per terra, con la testa sul una radice di un albero, quando sentì un suono provenire lì vicino.
Qualcosa in lui fremette: conosceva quel suono. Erano suppliche.
Non che conoscesse la ragazzina bionda che, a poche decine di metri da lui, due sue coetanee stavano riempendo di calci, ma si sentì frastornato dalla scena. In parte, se la stava godendo, ma quel piccolo frammento di sanità mentale che combatteva per preservare non era d'accordo. Sapeva di dover fare qualcosa, proprio perché le voci non avrebbero approvato.
-Vediamo di darti una lezione che ricorderai, sgualdrina!-
Una delle due ragazze aveva preso un coltello svizzero, e si era calata verso la biondina, chiusa per terra in posizione fetale, con le mani al volto. Fu allora che Toby si convinse ad intervenire.
Si alzò il cappuccio per coprirsi la faccia, e andò in direzione delle tre ragazze tenendo il volto basso. Non voleva aggredirle, solo spaventarle e farle fuggire via.
Le due ragazze avevano preso delle ciocche di capelli biondi fra le mani, e adesso si preparavano a reciderle. Prima che potessero farlo, un rumore di passi le costrinse a voltarsi. Scoprirono un uomo incappucciato che, camminando ricurvo, si avvicinava a loro. Si stava cacciando qualcosa fuori dalle tasche, e subito gli puntarono contro i coltelli.
Lui non si fermò, e loro erano al centro della vegetazione, lì dove nessuno le avrebbe sentite urlare...
Con un ultimo calcio, mandarono al diavolo la loro coetanea, e scapparono in direzione opposta a quella di Toby, correndo. Toby accelerò il passo e le inseguì, sino a quando non fu sicuro che non sarebbero più tornate indietro. Poi, si voltò verso la ragazza.
Se ne stava sul terreno chiusa su se stessa, col corpo scosso dai singhiozzi e le guance rigate di lacrime. Il pianto era diventato così forte da causarle spasmi, ed ogni tanto lanciava qualche segno di dolore. Toby si calò verso di lei e le accarezzò una spalla:
-Stai bene?-
Lei provò a calmarsi per rispondere, ma ci vollero alcuni secondi prima che potesse pronunciare un flebile:
-No...-
Toby la costrinse ad alzare il busto e, non sapendo fare nient'altro, si sedette vicino a lei e le portò la testa al petto, abbracciandola per farla calmare. Dovette restare parecchio tempo in quella posizione, prima che la ragazza si calmasse. Nel frattempo, fu felice di costatare che i suoi capelli erano rimasti intoccati.
-Tu... tu chi sei?- chiese lei, quando i singhiozzi si furono fatti meno intensi.
-Qualcuno che passava di qui per caso. Vieni, ti accompagno a casa...-
Lei scosse forte la testa, e si alzò dal suo petto.
-Posso fare da sola...-
-Riesci ad alzarti?- domandò lui. Lei ci provò, ma Toby dovette afferrarla prima che cadesse.
-Mi gira tutto...-
Ebbe appena il tempo di poggiarsi ad un albero, che vomitò. Quello doveva essere il risultato di ripetuti calci allo stomaco.
Toby le tenne i capelli, mentre lei stava piegata in due. Sembrava dolorante e presto avrebbe avuto lividi sul tutto il corpo. Era una fortuna che non avesse fratture...
-Forse è il caso che ti riaccompagni a casa, che ne dici?- ripropose Toby, una volta che lei fu in grado di alzarsi. Non potendo fare altro e avendo evidente bisogno di aiuto, dovette accettare.
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What lies Beneath {Ticci Toby}
FanfictionToby non ha mai avuto un assaggio di vita vera. Non ha mai frequentato nessuno al di fuori della sua famiglia, e non conosce quella belva famelica della società. Che può saperne lui di quella classe fredda e povera, che si vende per guadagnare l'omb...