13. The sharpest lives

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Un paio di tacchi tintinnava sull'asfalto, producedo un rumore secco e ripetuto, accompagnato dallo scricchiolare di un paio di converse.
Era spaventoso come la mano di Toby rimanesse ferma, senza venire scossa dalla minima vibrazione, mentre quella di Jennifer tremava stretta nella sua. Era spaventoso quanto fosse calmo, con un'accetta nascosta nella felpa e gli occhiali calati sul viso. In quel momento, era spaventoso addirittura il suo respiro. Troppo calmo, troppo freddo. Jennifer non poteva capacitarsi che lui fosse una mera macchina per uccidere, ma più tempo passava accanto a lui, più ne aveva paura. C'era qualcosa di diverso in quei riccioli miele ed in quegli occhi scuri. Non era più lo stesso, ed era angosciante...
Ma doveva riprendersi Annie.
-È questo l'indirizzo?- chiese Toby, con voce soffusa. Davanti a loro si stagliava una vecchia fabbrica, chiusa anni prima a causa di smaltimento illegale dei rifiuti. Dalle luci soffuse che provenivano dalle finestre spaccate e ricomposte col nastro adesivo, però, pareva che la malavita avevesse trovato il modo di riutilizzare la struttura... adibendola a bordello.
-È qui.- bisbigliò lei. Toby la guardò: il volto era ancora stropicciato dopo il pianto, ed ogni tanto la sua mandobola era scossa da un brivido di freddo. Nei suoi occhi, poteva leggere l'ansia e la paura.
-Andiamo...- disse freddo, avviandosi verso la piccola porta che dava su quel lato dell'edificio. Ci vollero sette colpi d'accetta prima di rompere la catena che la serrava, ma presto sia lui che Jenny furono dentro, in una stanza di metallo e polvere dal soffitto parecchio alto.
Jennifer si fece strada col flash del cellulare fino ad un'altra porta, oltre la quale si sentivano delle voci e grida soffuse.
-Non entrare, aspetta. Dubito che tengano Annie nelle camere delle prostitute. Deve essere da qualche altra parte...- la bloccò Toby. Jenny cercò il suo viso con lo sguardo, ed annuì allontanandosi dalla porta.
-Toby...- sussurrò -Cosa credi che le stiano facendo?-
Il silenzio di Toby fu snervante, così come il suo lungo sospiro. Jennifer sapeva che avrebbe detto qualcosa di tremendo, e che il lungo silenzio serviva soltanto ad attenuare la risposta con le giuste parole.
-Sicuramente non è con i clienti. Credo che i vermi gestori di questo posto vogliano "educarla" prima di farla vendere...- rispose lui, accompagnando il tutto con un altro sospiro. Si immaginava che Jennifer si sarebbe messa a piangere, invece, lei strinse i pugni fino a farsi sbiancare le nocche.
-Uccidili.- sentenziò. Toby sentì una scossa percorrergli il corpo: tutto questo tempo passato ad ingorare le voci nella sua testa... e adesso era lei a dirgli di uccidere. Era davvero così grande la follia della vendetta?
-Vendica Annie...- continuò Jennifer. La mascella serrata ed i muscoli contratti furono tutto ciò che Toby riuscì a vedere oltre il buio, prima che un clangore metallico segnasse l'apertura di una porta. Con passo traballante, una donna scalza si stava facendo strada attraverso la stanza: camminava incrociando il passo ed emettendo rantoli di dolore, sorreggendosi la vestaglia per non restare nuda. Toby ebbe appena il tempo di acquattarsi per nascondersi, prima che la donna premesse un interruttore. Con un ronzio, le luci sopra di loro si accesero, illuminando l'ambiente di arancione. Forse il circuito principale era stato manomesso dopo la chiusura della fabbrica, e rimanevano solo le luci di emergenza a rischiarare il luogo. In ogni modo, la donna non ci mise molto ad accorgersi della loro presenza.
-Sam...- bisbigliò Jennifer, alzando un tacco da terra come se avesse voluto muovere un passo. Quando lei si accorse della ragazza, la guardò ad occhi spalancati.
-Jennifer!- rantolò lei, avanzando con andatura traballante e sconnessa. Solo allora Toby vide che non si reggeva la vestaglia: si stava massaggiando un livido sul collo.
-Cosa ci fai qui?- continuò Sam -vattene subito!-
-Cosa ti hanno fatto?- chiese Jennifer, ignorando le sue parole. Sam si strinse nelle spalle e rispose in un sussurro:
-ho rifiutato un cliente e mi hanno punita...-
-Sam, devi dirci dov'è Annie. L'hanno rapita stanotte ed io non so più che fare...-
Solo allora, Sam si accorse della presenza di Toby, e lo guardò con espressione inquieta, senza però farlo sentire a disagio. Quando lui ebbe un tic alla palpebra, gli occhi scuri di Sam si spalancarono dalla sorpresa.
-Cosa volete fare?- chiese con inquietudine.
-Riprenderci ciò che è nostro- rispose Toby, -insieme alla dignità di tutte voi ragazze.-
Allora, gli occhi di Sam vennero illuminati da una luce: la stessa luce di gratitudine che aveva illuminato gli occhi di Jenny tantissime volte da quanto Toby era entrato nella sua vita.
-Tu puoi farci uscire da qui... tu puoi liberarci!-
Sam si era aggrappata alla felpa di Toby con fare morboso, e Jennifer fu costretta ad allontanarla facendola indietreggiare.
-Alcune di noi sono tenute qui contro volontà. Loro ci danno droghe ed ansiolitici, e noi siamo costrette a venderci per loro. Ma se tu ci liberassi, riavremmo le nostre vite... la polizia è troppo corrotta per fare qualcosa, abbiamo bisogno di un eroe...- spiegò Sam, con gli occhi allargati in modo quasi innaturale. Toby rimase a fissare la smorfia sul volto della donna, e si soffermò sulla sua ultima parola: "eroe". Nessuno l'aveva mai chiamato così...
-Secondo piano, porta verde. E' lì che tengono le ragazze da punire...- disse ancora lei, indicando una rampa di scale alla sua sinistra. Jennifer gettò le braccia al collo di Sam, stando attenta a non toccarle il livido, e subito il volto di Sam venne inondato dalle lacrime.
-Jennifer...- sussurrò lei, costringendola a guardarla negli occhi. -Il sesso è amore. Non lo dimenticare...-
Toby guardò il volto della donna contrarsi di un'espressione angosciosa, di tremendo dolore. Senza pensarci prese la mano di Jennifer e la tirò un po' per convincerla a venire con lui verso le scale. Lei lo guardò con occhi prossimi al pianto, e lasciò andare Sam a malincuore.
-C'è sempre una luce in fondo al tunnel. Vi tireremo fuori da questo circolo.- promise, stringendo la mano di Toby e lasciando andare lentamente quella di Sam.
-Vi coprirò le spalle!- disse lei, guardandoli salire le scale d'acciaio. Per la prima volta, il rumore di gridolini soffusi e gemiti che si propagavano nella fabbrica le sembravano estranei, lontani e già pronti a diventare un ricordo...

In occasioni normali, Toby non si sarebbe mai permesso di fissare così insistemente il fondoschiena di Jennifer, se non fosse stato per il fatto che entrambi camminavano a tentoni nel buio e avevano bisogno di non perdersi di vista. Riusciva a distinguere veramente poco della sagoma di Jenny, ma fino a quando captava un suo muovimento nel buio, sapeva di averla ancora davanti a sé.
Giunti ad una parete, lei riprese il cellulare ed illuminò l'ambiente circostante, rivelando lamine d'acciaio e macchie di ruggine ovunque, accompagnate da un forte odore di sporco e muffa. A parte questo, nessun rumore, quindi nessun essere vivente in giro.
Senza dire nulla, Jennifer si mise alla ricerca della porta verde, illuminando il lungo corridoio. Quando la luce finì accidentalmente per illuminare un ghigno selvaggio stampato su un volto contratto e muscoloso, Jennifer lanciò un urlo e lasciò cadere il cellulare per terra.
In quell'istante Toby l'aveva riconosciuto: era uno dei bastardi che l'avevano picchiato per strada, e adesso si era scagliato su Jenny ancorandola al suolo. Sarebbe bastato un colpo d'accetta e sarebbe morto, ma Toby non poteva rischiare di colpire anche Jennifer.
Le urla della ragazza divennero ovattate e disperate, mentre Toby si scagliava sull'aggressore per liberarla.
-Lasciala stare!- gridò, abbassando l'accetta sulla testa dell'uomo. Questa venne bloccata a mezz'aria da due braccia, e per quanto Toby forzasse, lui riuscì a prendere l'accetta e scagliarla via, trascinando Toby in un corpo a corpo.
E mentre la sua testa veniva sbattuta violentemente sul pavimento d'acciaio, Toby si ricordò di quando aveva conosciuto Jenny la prima volta: si vergognava tantissimo di sé a quel tempo, eppure aveva scelto di presentarsi in webcam davanti alla ragazza più bella di tutta la Suburbia. Oh, poi c'erano state le prove di canto, le risate, la simpatia, ed i baci... e mentre la testa di Toby sbatteva, lui rivedeva tutto. Poi sentì quel suono, e finalmente fu libero: un rantolo soffocato seguito dal tipico sfaldarsi della carne ed urla di dolore.
Jennifer aveva recuperato l'accetta, e adesso il corpo dell'uomo giaceva sopra Toby, in una pozza di sangue.
Quando le mani gocciolanti di rosso di lei lo aiutarono a rimettersi seduto, Toby poggió una tempia sul suo petto, per scoprire che il battito di lei era petettamente calmo, come se a malapena sapesse di avere ucciso una persona.
In quel momento, si rese conto di non averla mai amata tanto...

What lies Beneath {Ticci Toby}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora