6. American Idiot

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Toby non era mai stato nei sobborghi. C'era una parte della periferia, pochi isolati più ad est, dove lo spettacolo dei grattacieli si interrompeva di colpo, ed iniziavano palazzine spoglie e locali poco raccomandabili. C'era solo un'uscita della metropolitana, ai limiti di quella che il resto della Città chiamava "Suburbia": il quartiere più malfamato e buio di tutta la città.
Toby era salito sul trabiccolo della metropolitana spingendo e scalciando come il resto della folla, ma il suo obiettivo non era quello di uccidere: doveva tenersi occupato a fare qualcosa, prima che la depressione lo raggiungesse. I suoi problemi psicologici non erano ignorabli, e dopo l'episodio di due giorni prima, durante il quale le voci gli avevano detto di suicidarsi, non aveva intenzione di restare fermo a far niente. Sapeva già che solo nella Suburbia avrebbe trovato l'azione di cui aveva bisogno, anche se non c'era mai stato. Doveva esserci un motivo se la Città parlava così male di quel quartiere, e Toby voleva scoprirlo.
Man mano che il treno della metropolitana arrivava alle stazioni, i passeggeri scendevano a grandi fette, sino a quando nel vagone non rimasero soltanto lui ed una ragazza che, nonostante il divieto di fumare, si stava preparando una sigaretta.
Era più alta di lui, almeno un metro e settantacinque, e portava i capelli corti. Li aveva scuri, così come gli occhi, ed era vestita con abiti maschili. Dalla quasi assenza di seno, Toby capì che doveva averlo fasciato.
Accese la sigaretta e si distese per lungo sul sedile, a gambe larghe, noncurante del galateo. Se questa era la gente dei bassifondi, cominciava già a piacergli.
-Quindi tu... dove sei diretto, piccoletto?- la ragazza prese un tiro, e fece uscire il fumo in una nuvoletta. Aveva una voce molto bassa, tanto che Toby arrivò ad interrogarsi sul suo reale sesso.
-In giro...- rispose lui, non sapendo dire nulla di meglio.
-Vai a dipingere qualche graffiti?- chiede lei, inarcando un sopracciglio.
-No, no... non sono molto bravo coi lavori di grafica.- spiegò Toby.
-Come ti chiami?- procedette col chiedere lei, portandosi nuovamente la sigaretta alle labbra.
-Tobias.- rispose secco. Nessuna stretta di mano, nessun comportamento particolare. Aveva già capito con chi aveva a che fare.
-Bene, Tobias. Sei gay o hai una qualche combriccola che ti aspetta alla Bocca del Diavolo?-
Toby mantenne il sangue freddo. Non poteva avvampare davanti a quella domanda. Non quella della combriccola, la prima! In effetti, verso i quattordici anni aveva stretto una bizarra amicizia con il figlio dei vicini... fino a quando non ebbe l'impressione che il loro rapporto stesse diventando troppo confidenziale. Allora si era allontanato, spaventato dal pensiero che l'amicizia potesse sfociare in qualcosa che andasse contro la sua volontà.
-È "no" a tutte e due.- sentenziò, portandosi le mani alle tasche.
-Allora tu vieni con la sottoscritta. Andiamo in un bel posto.-
Lei ammiccò, ed uscì la lingua, mostrando un piercing nero. Appena le porte si furono aperte, lei lo afferrò per una manica, e lo trascinò al di fuori del treno. Quando Toby scorse il nome della fermata, vide che recava il nome di "Bocca del Diavolo".
-A proposito, Tob: io mi chiamo Lindsay, ma per te sono solo Lynn.-
Mentre attraversavano le vie dismesse della Suburbia, Toby scoprì che Lynn conosceva molto bene gli ambienti: lì dove lui si sarebbe perso, fra le viuzze e i lampioni mal funzionanti, lei camminava spedita, salutando ogni tanto qualche passante.
-Siccome ho capito che non sei dell'ambiente, voglio portarti nel locale più "soft" che conosco. Ci sarà lo stesso da divertirsi, tranquillo...-
Lynn lo aveva afferrato, senza alcuna grazia, per un polso, e lo costringeva a stare al suo passo. Avevano camminato parecchio, ormai, quando Lynn si fermò di scatto, esattamente dinanzi a un locale.
-Non sei uno di molte parole, vero, Tob? Stai tranquillo, qui avremo tutto il tempo per parlare...-
Detto questo, spinse la porta, e Toby venne catapultato all'interno di un locale stile vintage, con bancone di legno e palcoscenico.
Da dei grossi amplificatori provenivano le note assodanti di un'altra band che Toby conosceva bene: Green Day.
Lynn lo stava trascinando ad un tavolo, mentre lui si perdeva nelle note del vecchio successo di "American Idiot". Per la sua mente contorta e malata, quello era un vero antidepressivo.
-Ti piace la musica, Tob?- gli chiese Lynn, urlando per superare il volume degli amplificatori.
-È grandiosa, Lynn! Grazie di avermi portato qui!- rispose lui.
-Figurati! Mi serviva proprio un amico, stasera. Lo vedi quel palco?-
Toby girò la testa verso il grande sipario blu, ed annuì.
-A mezzanotte le soubrette iniziano a ballare. È la parte più divertente, dopo le risse.-
-Le risse?- ripetè Toby, non sicuro di avere capito.
-Tranquillo, qui al Daisy Dream è raro che qualcuno si faccia realmente male!-
A quel punto, attaccò il ritornello, e Lynn prese a cantare a squarcia gola, seguita da metà dei clienti del locale. Toby la guardò sbraitare divertito, e scoppiò istintivamente a ridere. Era una risata sincera, la sua, che non veniva più fuori da tantissimo tempo. Imitando un batterista, prese a battere le mani sul tavolo, a tempo. Per sua fortuna, questo mascherò una serie di tic.
-Aspetta, aspetta, ora viene l'assolo!- gridò Lynn, e si alzò in piedi, alzando i pugni verso l'alto. Ma che grande rocker!
Toby continuò a guardarla con l'addome che gli doleva per le risate, mentre le note si accavallano e ricorrevano in un assolo spietato. Appena tornò il ritornello, cantarono tutti insieme fino al battito finale.
-Woah!!- strillò Lynn, alla fine del brano. Solo allora si sedette, spaparanzandosi nella poltroncina.
-Sei un vero spasso, piccoletto! Dove sei stato in tutto questo tempo!?-
"Ad inscenare la mia morte", avrebbe voluto dire Toby, ma si limitò a fare spallucce, con il sorriso che gli tagliava ancora la guance. Adesso, doveva avere un faccia meno buia e spaesata di quando era entrato.
-Cos'è questa lagna!?- gridò una voce all'altro capo del locale. La palpebra inferiore di Lynn scattò furiosa, e Toby fu felice di vedere che anche lei aveva avuto un tic.
-Questa voi la chiamate musica!?- ripetè la stessa voce. Toby si voltò, e vide un ragazzo corpulento che sbraitava contro il bancone. Era un pesce fuor d'acqua: pantaloni a cavallo basso, cappellino della New York e catena d'oro al collo, in totale contrapposizione con le giacche di pelle e borchie che popolavano la Suburbia.
-Se questa roba non ti piace, vai a fare lo "swag" da un'altra parte!-
Era stata Lynn a parlare. Da sotto la maglietta larga era facile vedere i suoi muscoli contratti, in un impeto di rabbia. Doveva amare il rock più di se stessa, perché il tipo non sembrava un gigante buono rispettoso della regola "non picchiare le donne". Ammesso che avesse capito che Lynn era femmina, certo...
-Vuoi dei croccantini, cagnetta?- rispose il tizio. Toby scattò in piedi non appena il suo cervello ebbe decodificato l'insulto. Presto, la segreta lotta fra rock e pop si sarebbe concretizzata, e avrebbe preso loro possesso.
-Perché non te la prendi con qualcuno della tua taglia, pezzente!?- gridò Toby. Subito l'adrenalina prese a scorrergli lungo il corpo, e lui si sentì travolto dall'impeto di fare a pugni. Non si trattava di spaccare teste, voleva una vera lotta, un combattimento valido. Lynn aveva detto il vero: le risse erano la parte migliore!
-Come mi hai chiamato, marmocchio?- il tipo si era scrocchiato le nocche con fare minaccioso, ma Toby era rimasto calmo: fra loro due, solo uno avrebbe sentito dolore.
-Ho detto che sei un pezzente. Questa musica è migliore, per te?-
I secondi passarono lenti, e la distanza fra loro si accorciò. Toby sentì Lynn sussurrare il suo nome, ma rimase calmo, mantenendo quell'espressione pacata e sarcastica in volto. Anche quando l'uomo corpulento lo prese per la maglietta, lui sostenne lo sguardo.
-Senti piccolo marmocchio: io non so chi tu sia, ma stai lontano da me, o ti caccerai in guai seri.-
Toby scattò in avanti, e il suo ginocchio si scontrò con lo stomaco del tipo. Questo lo costrinse a lasciare la presa sul tessuto, ma prima che si rendesse conto di essere stato colpito, Toby gli assestò un altro pugno in viso.
-Hai visto? Il rock vince.- sentenziò il vincitore, arretrando di qualche passo. Le persone nel locale, che erano rimaste col fiato sospeso, avevano avanzato un timido applauso, fino a sbraitare per acclamare Toby. Lynn lo prese di nuovo per una manica:
-Andiamocene, sta arrivando la sicurezza.- bisbigliò, scortandolo fuori dal locale, dove iniziò a lodarlo.
-Tob, sei stato fenomenale! È stata una fortuna incontrarti in metropolitana! Hai visto com'è crollato a terra, quell'energumeno!? Oh, ti darei un bacio, se...-
-No!- la intertuppe lui. Non perché Lynn fosse una brutta ragazza, ma perché la sua somiglianza con un ragazzo era troppo impressionante, perché Toby potesse desiderarla. Lynn lo guardò ridendo sotto i baffi, e ripetè la sua ultima parola, accentuandola:
-Se...- e non disse nient'altro.
-"Se" che cosa?- chiese Toby. Proprio quando Lynn si preparava a rispondere, un urlo si alzò da un vicolo poco lontano a loro. Sulla soglia della porta di servizio del Daisy Dream, un uomo stava litigando con una ragazza vestita di tulle e scarpette da can can.

What lies Beneath {Ticci Toby}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora