Tutto e niente in piccoli sussurri

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« Te lo chiederò un'altra volta: dove si nasconde Potter? » Bellatrix aveva la bacchetta tra le mani e ci giocherellava come si fa con una cosa di valore immenso e tanto forte da far tremare il mondo.

Draco, inginocchiato sul pavimento freddo della cella, respirava affannosamente cercando di trattenere il dolore. Greyback aveva ancora la frusta in mano, segno che la sua tortura non era ancora terminata. Avrebbe sorriso in altre circostanze, ma in quelle significava uno sforzo assurdo ed esagerato per il suo corpo scosso dai tremiti.

« Anche... se... lo sapessi, » iniziò Draco alzando piano la testa fino ad incontrare lo sguardo della zia, in piedi davanti a lui nella celletta « non... te lo direi... ».

Non avrebbe chiamato coraggio quel suo comportamento; spavalderia, forse. Ma sapeva perfettamente di essere un codardo. Se fosse stato coraggioso avrebbe detto di nuovo alla Mudblood che l'amava prima che fosse troppo tardi...

Bellatrix, infuriata, fece un segno col capo a Greyback che calò con tutta la forza che aveva, la frusta sulla schiena sanguinante di Draco. Quest'ultimo urlò di dolore.

A terra, inerme, si ritrovò a pregare qualunque entità superiore perché finisse presto. Vedeva il suo sangue sul pavimento attorno a lui, era rosso. Rosso come il suo...

La passeggiata era stata un'idea di lei. Dopo aver stilato il rapporto della ronda di quella sera, aveva proposto di fare una passeggiata nei cortili per prendere un po' d'aria fresca. Non era ancora dicembre e loro, lei e Draco, non erano altro che Caposcuola costretti a fare la ronda insieme.

L'unica differenza era che il ragazzo non aveva mai osato schernirla o insultarla. Se ne stava in silenzio per tutto il tempo quando capitava con lei. Per Hermione era estenuante: iniziava a provare tenerezza per quel ragazzo chiuso nel suo silenzio, così parlava lei - certa che lui la stesse ascoltando -; parlava di tutto e di niente, a bassa voce, in piccoli sussurri.

Quella notte era buia ma serena, la luna era splendente nel cielo e colorava tutta Hogwarts e dintorni di un bellissimo argento.

Nel percorrere una stradina in mezzo alla vegetazione, Hermione non vide una spina e si punse. Un graffietto, niente di più; ma, si sa, i taglietti più piccoli sono anche quelli più dolorosi. Draco, che aveva camminato indietro, per ultimo, vide il sangue uscire dal suo polpastrello e ne rimase sorpreso: era rosso, come il suo...

Una lacrima gli sfuggì e questa, libera da costrizioni, percorse la sua guancia e cadde a terra. Una piccola stilla argentata, pulita e pura, si trasformò in niente appena toccato il lordume del pavimento della celletta: da argentata si tinse di rosso - il rosso del suo sangue - e di marrone - la terra sul pavimento -.

Draco la osservò cadere mentre l'eco di una nuova frustata raggiungeva i suoi sensi, che gli suggerirono di essere stremati e prossimi al cedimento. Draco avrebbe voluto poter cedere, addormentarsi e svegliarsi da quell'incubo una volta per tutte. Accanto alla sua Mudblood magari, in un bel letto.

« Ancora niente nipote? » la voce di Bellatrix gli arrivava confusa alle orecchie, ovattata e disturbata. Ma era suo il problema, non della zia. La vista gli si era annebbiata e non riusciva più a mettere a fuoco i contorni di ciò che aveva davanti. Bellatrix gli sembrava solo una macchia nera indistinta e miglia lontane, le sue stesse mani avrebbe faticato a riconoscere se non avesse saputo che erano lì. Il dolore era l'unica cosa che sentiva. Lo sentiva nelle vene, nei polmoni, nei tessuti e nelle ossa. Lo sentiva persino nei capelli sporchi di sangue. Il tremore del suo corpo era un chiaro avvertimento del suo stato attuale.

Giurò di poter sentire Greyback sorridergli alle spalle mentre riavvolgeva la frusta. Yaxley era rimasto in silenzio tutto il tempo, eppure, Draco non sopportava più la sua presenza. Quanto a sua zia, era inutile chiederle venia.

Il suono dei sussurri e il candore della neveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora